la Repubblica, 9 marzo 2023
Va a ruba, tra chi vuole dimagrire, il farmaco che salva la vita ai diabetici. E ora non si trova quasi più
Sembra il regalo perfetto per un’umanità pingue e sedentaria. Ora l’industria farmaceutica è riuscito a confezionarlo. Il principio attivo si chiama semaglutide. È una medicina nata nel 2017 per trattare il diabete. Poi ci si è accorti che un’iniezione a settimana permette anche di perdere peso senza sforzi. I test sui volontari con obesità senza diabete mostrano un calo del 15% dei chili in 40 settimane.Nel guardare i dati, i medici che trattano l’eccesso di peso, quello serio, hanno tirato un sospiro di sollievo. La Food and Drug Administration americana ha approvato il semaglutide anche contro l’obesità, oltre che il diabete, nel 2021. L’Agenzia Europea del Farmaco, Ema, l’ha seguita a giro di posta. Le riviste di divulgazione parlano oggi di “rivoluzione per l’obesità”.Poi però, da qualche settimana, ci si sono messi i social. Il magnate Elon Musk, dimagrito e sorridente, ha ammesso di usare il farmaco. Altre stelle di Hollywood sono fortemente sospettate, tanto che in rete si è diffusa l’espressione “ha un aspetto da semaglutide”. Per i pazienti che soffrono di diabete, quello serio, sono iniziati i problemi. Più crescono i video su TikTok di personaggi, famosi e non, che magnificano gli effetti dimagranti del semaglutide – oggi siamo a mezzo miliardo di visualizzazioni – meno i diabetici non lo trovano in farmacia.«Ho cambiato prescrizione ai primi pazienti. Altri sono preoccupati» ammette Graziano Di Cianni, presidente dell’Associazione medici diabetologi. L’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha emesso unanota in cui avverte che le carenze dureranno per tutto il 2023. La casa produttrice, la danese Novo Nordisk, promette invece che le strozzature saranno brevi. Ma il mercato americano, che già garantisce 3-4 miliardi di ricavi all’anno e ha un bacino di 40 milioni di pazienti, è troppo goloso per essere trascurato a favore di paesi più snelli. Risucchiato dal mercato dei dimagranti, il farmaco è diventato difficile da reperire anche per i diabetici negli Usa.All’origine di questo insano braccio di ferro tra chi ha il diabete e chi l’obesità c’è una molecola capace di mimare un ormone prodotto dall’intestino dopo aver mangiato. Il semaglutide aggiusta i livelli di zucchero nel sangue quando sono alti, induce un senso di sazietà e rallenta lo svuotamento dello stomaco, posticipando il desiderio del prossimo pasto. Viene somministrato una volta a settimana con una penna munita di un ago sottile. La versione usata contro il diabete ha un dosaggio basso (un milligrammo) e il nome commerciale Ozempic. Quella per dimagrire ha bisogno di più principio attivo (2,4 milligrammi), si chiama Wegovy ed è indicata per chi ha un indice di massa corporea superiore a 30 o per chi è solo sovrappeso ma ha fattori di rischio. Sul mercato americano una confezione da 4 siringhe (per 4 settimane) costa 900 dollariper Ozempic e 1.300 per Wegovy. La casa farmaceutica, Eli Lilly, dovrebbe lanciare in primavera negli Usa un farmaco dall’effetto simile. Secondo l’Economist il mercato dei medicinali contro l’obesità raggiungerà i 150 miliardi nel 2031. I vaccini contro il Covid saranno ricordati come bruscolini.Gli effetti collaterali, di fronte a malattie croniche gravi come diabete e obesità, sono considerati dai medici tollerabili: nausea, diarrea, vomito. Una rara forma di pancreatite sembra associata al dimagrimento rapido, più che al farmaco in sé. I test sugli animali hanno mostrato un aumento di rischio per il cancro della tiroide, motivo per cui il periodo di assunzione anche negli Usa è limitato a due anni.L’Italia di fronte a queste incertezze resta cauta. Nel nostro paese il sistema sanitario nazionale offre solo Ozempic ai pazienti con diabete di tipo 2. Wegovy per l’obesità è disponibile in Danimarca, Norvegia e con molte limitazioni in Francia. La Gran Bretagna ha annunciato ieri la sua intenzione di introdurlo. «Ma non sarà disponibile per tutti» ha avvertito la direttrice dell’agenzia regolatoria Nice, Helen Knight.L’obesità, d’altra parte, viene sempre meno considerata un fallimento della volontà e sempre più una malattia, frutto di una storia evolutiva interessata a farci conservare grasso e calorie, più che a spenderli. Con questa evoluzione prima o poi anche semaglutide dovrà fare i conti. Terminata la somministrazione, dopo due anni, i chili persi nei pazienti obesi sono infatti tornare tutti.