la Repubblica, 7 marzo 2023
Torna il commissario Buonvino
Walter VeltroniCosa ne pensa, commissario? Ma si rende conto di quale meraviglia racchiudano gli archivi? Quel foglietto di carta, vergato e firmato da un uomo affranto per la morte del fratello il giorno prima che gli americani entrassero a Roma, consegnato all’economato delle carceri, attraversa l’occupazione tedesca, la guerra, la liberazione, i cammbi di regime... Resiste a traslochi, usura del tempo e burocrazia e arriva, ottant’anni dopo, fino alle mie mani. E ora alle sue. Non è fantastico?» «Sì, professore, davvero un viaggio meraviglioso. L’unico viaggio nel tempo che si realizzi davvero, quello della memoria. Mi scusi se le chiedo di fare un passo indietro, come nei romanzi d’appendice, ma può spiegarmi in modo chiaro e didascalico, come fossi un suo alunno, chi diavolo era questo Alberto Coppola, e soprattutto la ragione per la quale lo fucilarono, e perché mai proprio a piazza di Siena?» «Forse la prima cosa posso provare a spiegargliela; anzi, meglio, a raccontargliela, d’altra parte ci ho scritto un libro che lei, immagino, non avrà avuto il tempo di leggere...» «In effetti non ancora, me ne hanno parlato i miei agenti, ma volevo sentire il racconto dalla sua viva voce, in modo da poterle fare anche delle domande più inerenti a un caso di cui ci stiamo occupando.» «La morte di Giorgio Caruso? Lo avete ritrovato alla Casina di Raffaello, no? Proprio a piazza di Siena: che strano, in effetti.» Buonvino si irrigidì: «E lei come fa a sapere il nome della vittima? Sui giornali non è uscito.» Areddu sorrise: «Lei mi sottovaluta, commissario. Che storico sarei? Sa che noi siamo tutti un po’ investigatori, no? In fondo ci occupiamo di cold case, proprio come voi... Appena un suo gentile agente mi ha cercato, ho contattato un mio carissimo amico che lavora in polizia, il quale mi ha riferito che il vostro commissariato era impegnato nelle indagini sul caso di Giorgio Caruso. Così ho capito perché mi stavate cercando... Elementare, Watson.» Buonvino si voltò verso Cecconi e Olivieri e disse: «Certo che siamo circondati da gente riservata, eh... Alla faccia...» «Lasci stare, commissario. È una persona d’oro, mi sta aiutando per un altro caso complicato, sempre roba di quegli anni. Da quel periodo storico non riesco a staccarmi. Mi respinge, è stato tra i più terribili della storia nazionale, ma esercita un fascino che davvero non riesco a spiegarmi. Mi sembra un gorgo, come quello diVertigo di Hitchcock: più mi avvicino e più mi attrae e m’inghiotte... Vabbè, vengo alla sua domanda: chi era Coppola? Si sieda, commissario, non potrò essere breve, ammesso che ne avessi voglia. È una storia complicata.» Areddu tolse da una sedia mezza sfondata un cumulo di libri sul fascismo del professor Emilio Gentile e, dopo una sommaria spolveratura, invitò Buonvino a sedersi. Lo stesso fece con gli altri agenti, che fece accomodare su un divano di velluto liso dal peso dei volumi che vi erano stati appoggiati. Olivieri, che stava cominciando ad appassionarsi a quella storia e al suo periodo di riferimento, esaminò un paio di copertine e appuntò il nome degli autori delle opere: Renzo De Felice, Claudio Pavone, Luigi Salvatorelli, Ruggero Zangrandi, Angelo Tasca... Areddu propose un caffè, ma gli astanti temettero fosse un modo per lasciar intendere che la lezione non sarebbe stata breve, così declinaronol’offerta con gentile fermezza. «In primo luogo le fonti, commissario. Ho trascorso mesi alla sede dell’Archivio di stato e nel suo ufficio distaccato che cura le carte riguardanti il Lazio e Roma.» Areddu afferrò un librone rilegato in cui erano raccolti centinaia di fogli fotocopiati. Sulla copertinauna mano, con calligrafia d’antan, aveva scritto: «Coppola Alberto, fu Adolfo, giustiziato il 31-5-44.» Sembrava l’intestazione della cartella dell’archivio, non un appunto vergato oggi da Areddu. «Ecco...» disse il professore, cominciando a sfogliare. «Coppola abitava con la famiglia in via Alpi al numero 11, nel quartiere Trieste. A quattordici anni, nell’immediato dopoguerra del primo conflitto mondiale, aderisce al movimento futurista romano, un gruppo di studenti seguaci di Marinetti che coltiva idee anomale per quei tempi: voleva statizzare ogni cosa, reclamava la fine del capitalismo, premeva per sostituire la repubblica al re e si spingeva persino a predicare il libero amore. Il fascismo, al quale Coppolaaderì subito dopo, li avrebbecertamente fatti arrestare tutti. «Quando il gruppo si scioglie, nel 1920, Coppola si unisce a un movimento antibolscevico, una forma di squadrismo, e poi direttamente al fascismo. Ma qui iniziano i misteri, commissario. Coppola, nel Chi è?pubblicato da Formiggini nel 1931, risulta essere collaboratore dell’autorevoleInternational Year Book.Ho però consultato tutte le pubblicazioni della rivista, e Coppola non compare mai. Secondo mistero: Coppola sosteneva di essersi laureato in chimica farmaceutica presso la Federico II di Napoli. Ma sono stato nel loro archivio, e a suo nome non compaiono né esami sostenuti né lauree ottenute. Nel 1924, chiamato alla leva, si fa riformare per insufficienza toracica dopo aver dichiarato come professione quella di giornalista. In effetti dal giugno del ’24 al giugno del ’26 risulta redattore della rivista Roma fascista. Per darle un’idea di che roba fosse, la rivista, dopo l’omicidio Matteotti titolò: “Matteotti riposa finalmente in pace: parliamo d’altro. Smatteottizarsi.” «Quello che è divertente, si fa per dire, è che a Coppola vengono ascritti, sempre dal Formiggini, tre articoli che, avendo io esaminato le raccolte del giornale, non ho mai trovato. Di altri tre su Machiavelli, su Francesco Trombadori e sulla questione danubiana che gli furono attribuiti, il terzo non risulta pubblicato. I primi due sì. Ma con una firma diversa. Sa quale? Forse la sua età le consentirà di sobbalzare, come ho fatto io. Quegli articoli furono firmati da Ruggero Orlando.» Buonvino in effetti sobbalzò: «Ruggero Orlando chi? Quello della notte della luna? Ma davvero? Vada avanti, professore, questa storia mi piace sempre di più...»Chi diavolo era questo Alberto Coppola, e soprattutto la ragione per la quale lo fucilarono, e perché mai proprio a piazza di Siena?