Corriere della Sera, 7 marzo 2023
Intervista a Brunello Cuccinelli che ha vinto il Neiman Marcus per l’imprenditoria
«Cosa vorrei? Stare un po’ da solo. In silenzio, a casa davanti al mio grande camino, per dedicarmi ai bei pensieri. Una volta dissi al mio amico, padre Graziano, che volevo fare il monaco part-time, ma mi guardò male». Beh, certo. «Ma io scherzavo che poi è una delle cose che mi piace di più fare». Ecco perché, l’altra sera a Parigi, quando è salito sul «palchetto» a ricevere il Neiman Marcus per l’imprenditoria – una sorta di Oscar che il department store del lusso di Dallas conferisce alle figure che nel mondo hanno maggiormente influenzato la moda – ha preso la statuetta e poi con piglio l’ha «rifilata» al presidente Geoffroy van Raemdonck. «Prendilo tu, va», gli ha detto, cominciando poi lo speach. Cinque minuti condensati di storia, aneddoti e messaggi (dal giusto profitto agli stipendi equi) sino i ringraziamenti ai cari che non ci sono più, sepolti nel paese dove Cucinelli è nato, a Castel Rigone: «Lì c’è una chiesa del ‘500 dove facevo il chierichetto, poi un giorno caddi dall’altare e non ci andai più».
Per la figuraccia?
«Ma no, si andava al bar... a fare scherzi. Volevo studiare, ingegneria, ma dopo tre anni mi sono messo a fare a maglioni: erano 50, i primi. Ero quello che sono adesso. E sarei stato felice anche se mi fossi fermato li».
Ora?
«Sono un milione e mezzo».
Quel ragazzo immaginava che sarebbe diventato lei?
«No, però mi sono divertito sempre. Ogni giorno per me è un bel giorno. Quindi non dico di accontentarti, ma di goderti la quotidianità, si».
Però lei non si ferma mai. Dal G20 al re Carlo, alle collezioni, alla Borsa, a chissà quale impresa ha in testa ora.
«Oh, il G20 è stato incredibile. Quando Draghi mi chiese di andare, gli risposi che sarei andato a nuoto. Come sempre non preparai nessun discorso, mi chiusi in albergo a pane e acqua a riflettere».
Pane e acqua?
«Avevo paura che se mi fossi preso un’intossicazione non sarei arrivato. La mattina giunsi lì due ore prima. Le guardie mi dissero: “Cosa fa già qui?”. Poi vidi la Merkel mangiare due cornetti e mi rilassai. “È come me”, pensai. Poi Macron e Boris Johnson mi guardarono male perché non avevo i foglietti. Io non scrivo nulla. Mai».
Neanche qui a Parigi.
«Credo nell’istinto, nelle parole dette con la pancia e con il cuore».
Sentimentale?
«Io sono innamorato della vita, sì. Sono fortunato, non ho mai avuto grandi dolori. Ma la pandemia è stato un momento difficile: l’azienda, la paura di morire e i morti, le mascherine e le incertezze. Ho pianto, tante volte».
Piange spesso?
«Sì, e dico a tutti di emozionarsi. Un essere umano con gli occhi lucidi è bello».
Quest’anno saranno 70 anni, la spaventano?
«No, però come insegnano i benedettini devi mangiare poco. Io salto la cena, di regola, e ho una fame eterna».
C’è qualcosa di lei che non le piace?
«Da giovane forse, ero irruente. Troppo. Con le arti marziali sono riuscito a controllarmi. Non litigo più. E poi come suggerisce Socrate frequento solo le persone che mi piacciono».
Pentito di qualcosa, allora?
«Mai. Potessi dedicherei un 20 per cento in più agli scherzi, quelli amabili».
Orgoglioso «di»?
«Di non aver mai licenziato nessuno. Ho sempre sognato di lavorare per la dignità dell’uomo; gli occhi del mio babbo offeso al lavoro non li dimenticherò mai».
Eredità di Cucinelli?
«Capitalismo umanistico, giusto profitto, giusta crescita, giusto equilibrio e poi il grande tema della sostenibilità che non è solo quella economia ma anche culturale, spirituale, morale e tecnologica che è quella ci sta rubando un po’ l’anima».