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 2023  marzo 07 Martedì calendario

Chiude il ristorante del parlamento tedesco. Troppe regole

Dal prossimo primo gennaio, i deputati tedeschi dovranno portarsi il gavettino da casa, o un paio di panini, se vorranno pranzare. La Dussmann, la società che gestiva il ristorante, o meglio la mensa, al Bundestag ha disdetto il contratto. Ne ha abbastanza dei precetti imposti, sempre più severi, vegetariani e vegani. Dovrà restare in servizio fino al 31 dicembre, e poi che gli Abegrodnete, i deputati che nessuno chiama onorevoli, si arrangino. Nessuna altra società si fa avanti per prendere il suo posto. La Dussmann si occupa anche delle pulizie, della sicurezza, e dei problemi tecnici del Bundestag.






Naturalmente, è una battuta. Ma non è escluso che alcuni per risparmiare, virtù o vizio dei tedeschi, si porti il pranzo da casa. I deputati, come in parte fanno già adesso, se ne andranno in uno dei tanti ristoranti o Kneipe, le birrerie, aperti intorno al parlamento. Praticano prezzi modici. Anche al Bocca di Bacco del toscano Alessandro Mannozzi, tra i migliori ristoranti della capitale, e per alcuni il migliore, offre a mezzogiorno un menù sotto i venti euro, con scelta fra tre primi o tre secondi. Oppure, ci sono chioschi di wurstel, pizza al taglio, o di kebab, dove ci si sfama, anche bene, per pochi euro. Ma in piedi.


Currywurst addio ha scritto ironicamente la Berliner Zeitung. La salsiccia piccante al curry, con contorno di pommes, abbreviazione alla francese per le patatine fritte, compare ancora ogni giorno sulla carta, ed è la preferita dai rappresentanti del popolo, perfino dei verdi che per ideologia dovrebbero essere vegetariani. Il Wurst, che in realtà è femminile, è un tabù nazionale. Nei giorni scorsi i giornali hanno pubblicato la foto di Gerhard Schröder, ex cancelliere, 80 anni fra un mese, che appare ringiovanito di 15 anni. Merito della quinta moglie, So.yeon-kim, nata a Seoul, di 26 anni piú giovane, che lo ha messo a dieta. Una resa per Gerhard, che non rinuncia invece all’amicizia con Putin.




Non c’è paragone con il buffet dei colleghi italiani, che a Montecitorio gustano cibi prelibati a prezzi che sembrano rimasti al secolo scorso. La Berliner ha pubblicato il menu del primo marzo. Un Eintopf, cioè una zuppa in cui si trova un po’ di tutto, dai fagioli alle patate, e a volte un würstel, per 3 euro e 50, tagliatelle alla bolognese ma con ragù di soja, per 6 e 90, riso con zucchine, zucca e tofu affumicato, per 8 e 10. Il piatto più caro e il cordon bleu di maiale con crocchette di patate per 8 e 40. Non si offre alcuna specialità vegana, ma ogni giorno almeno un piatto vegetariano. Tra deputati e personale, circa 8mila sono i clienti potenziali, ma in media sono tra 900 e 1.600 al giorno.


Non ho mai gustato il menu di Montecitorio che, mi dicono varia dai supplì alla bistecche di manzo. Il buffet è riservato a pochi privilegiati, una questione di classe. Sono ammessi solo i giornalisti che abbiano un accredito permanente. Dovrebbe protestare l’Ordine dei giornalisti perché ciò viola la libertà di stampa, discriminando tra noi professionisti. Gli accrediti sono limitati per ogni testata, gli altri non avranno le confidenze dei politici mentre mangiano.


Era così quando lavoravo a Roma, spero che nel frattempo la regola sia cambiata. Ma ne dubito. Invece, un deputato mi invitò al ristorante del Bundestag. Ho provato il currywurst, niente male, ma l’ambiente ricorda quello di una mensa aziendale.


Alla Dussmann è stato richiesto di offrire ameno il 20% di ingredienti bio ogni giorno, e garantire che la preparazione delle pietanze non provochi un’emissione di anidride carbonica oltre un certo limite. Ignoro come si faccia a calcolarlo. Friggere patate o preparare il ragù inquina come una utilitaria? Bisogna tutelare l’ambiente, e salvare il mondo anche durante la pausa pranzo.


Inoltre, è obbligatorio mettere in menù almeno un piatto vegetariano e uno vegano. Il menù, ha precisato l’amministrazione del Bundestag, deve essere orientato politicamente e ecologicamente, e non trascurare la cucina regionale. Pretese che fanno lievitare i costi, e la Dussmann ha chiesto un aumento del 20%. L’amminstrazione del Bundestag ha risposto di no.