il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2023
Luca Calvani debutta alla regia
“Se sente il rumore del traffico, la avverto, è perché sono in monopattino. In pratica, se avessi un incidente, lei potrebbe dire di aver raccolto le mie ultime parole… Fammi toccare i gioielli, intanto”. Luca Calvani non aspetta nemmeno di sentire dall’altra parte del telefono le consuete forme di politesse che varano un’intervista e inizia a parlare tra un clacson e l’altro. Classe 1974, attore di lungo corso “ma in disparte” precisa lui – e anche giudice del noto programma Cortesie per gli ospiti –, debutta in questi giorni alla regia con il film Il Cacio con le pere, una commedia brillante che descrive da un lato di “ispirazione americana” e insieme “made in Tuscany”. È la storia di Fred (Calvani), un attore spiantato e vanesio che torna nel suo paese d’origine nel pratese. Qui dovrà fare i conti con il mondo da cui decenni prima è scappato, soprattutto con suo fratello maggiore Fosco (Francesco Ciampi, anche co-sceneggiatore) che non lo accoglie bene. La tensione tra i due che più diversi non potrebbero essere – il primo passa le giornate a farsi selfie e il secondo lavora in un supermercato – sale quando dovranno gestire l’eredità di una campagna. “Volevo creare una storia semplice ma corale – spiega Calvani – che avesse al centro i sentimenti e i caratteri dei personaggi, e che pure ironizzasse con levità sul dramma dell’uomo moderno che se la canta e se la sona da solo”.
Si sente un uomo moderno?
Nel senso se me la canto e me la suono da solo? Se penso a tutte le cose anche molto diverse tra loro che ho fatto – l’imprenditore agricolo, l’interior designer e ora pure il regista –, devo dire di sì.
Quindi è un film in qualche modo autobiografico?
Le dico: c’è una scena in cui Fosco accusa il mio personaggio di essere inaffidabile, traditore, narcisista, piacione da tre euro. Quando Geppi Cucciari (che nel film è l’ironica badante rumena Anca, ndr.) lesse il copione mi fece: “Come sei stato bravo a prenderti in giro. Fred è proprio la tua caricatura!”
È un “piacione da tre euro”?
Beh, è stato per molto il mio personaggio. Agli inizi, quando avevo tra i venti e i trent’anni, mi sono dovuto semplificare: in Italia per gli attori funziona per archetipi: il buono, il cattivo, il bellissimo, il dannato, proprio come dentro una tavola degli elementi. Se rientri nei canoni, bene, altrimenti…
Non si può certo dire che lei non fosse bello.
Eppure, ho lavorato pochissimo in Italia. La mia agente dell’epoca, Gioia Levi, si divertiva a dirmi che avrei dovuto aspettare di avere cinquant’anni, quando gli altri sarebbero caduti a pezzi e io sarei stato ancora bello. Frustrante, come idea. Così, nel 2006, dopo due anni che non riuscivo a battere chiodo e dopo l’ennesima fiction soffiatami dall’ennesimo vincitore di reality, abbiamo tentato la carta dell’Isola dei famosi, che alla fine mi ha ghettizzato ancora di più.
Eppure lei è diplomato all’Actor’s Studio.
I miei ruoli più importanti li ho avuti in America. Per esempio devo molto a Guy Ritchie che nel 2015 mi ha voluto per fare un cattivone in Operazione U.N.C.L.E.. Dopo l’ultimo provino, il mio agente mi dice “deve scegliere tra te e Andy Garcia”. Mi davo per spacciato, e invece… Guy è un matto vero, uno di quei pigmalioni che in Italia non ho mai incontrato. Un uomo dalla creatività tentacolare. Dopo le riprese del film si è appassionato alle stufe in ghisa, ha iniziato a produrle e ho lavorato per due anni con lui. In pratica, me ne stavo nell’ex estate di Madonna, l’Ashcombe House nel Wiltshire in Inghilterra, a disegnare modelli di stufe e barbecue. Come a lui, a me piace fare tante cose diverse.
Per esempio?
Tra un po’ lancerò un amaro. Ho una certa età e mi butto sugli alcolici (ride). Scherzi a parte, forse non sarò stato l’attore di punta delle fiction italiane, ma mi piace essere libero di fare ciò che voglio. Sul lavoro e nella vita privata. Come quando si è parlato tanto del mio coming-out, che in realtà non dovrebbe essere una notizia perché non ho indetto una conferenza stampa e con il mio compagno da quando stiamo insieme non ci siamo mai nascosti. Viviamo il nostro amore alla luce del sole. Volevo solo dire questo: amate!
Abbiamo parlato poco de Il cacio con le pere, e restano poche battute. Cosa vuole aggiungere?
Che ne sono così orgoglioso, che mi spiace non possano vederlo il mio babbo e la mia mamma. Li ho persi presto, ma ho imparato a sentire una connessione con loro in tutto ciò che faccio. Però l’ha visto mia sorella maggiore, con cui non è che vada d’accordissimo, e tra le lacrime mi ha detto che sulla pellicola ha ritrovato me, noi, un po’ della nostra storia.
Torna la biografia.
No, questa è la vita