il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2023
Einstein chiede, Freud spiega: Perché l’uomo fa la guerra?
Caro signor Freud, c’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?
Così si apre la lettera di Albert Einstein a Sigmund Freud che porta la data del 30 luglio 1932. Di seguito i passi salienti, le domande e le risposte, del famoso carteggio.
Einstein: La sete di potere della classe dominante è in ogni Stato contraria a qualsiasi limitazione della sovranità nazionale (…) Penso soprattutto a un piccolo ma deciso gruppo di coloro che vedono nella guerra, cioè nella fabbricazione e vendita di armi, soltanto un’occasione per promuovere i loro interessi personali e ampliare la loro personale autorità.
Freud: I conflitti d’interessi tra gli uomini sono decisi mediante l’uso della violenza. Ciò avviene in tutto il regno animale, di cui l’uomo fa inequivocabilmente parte (…) La violenza toglie di mezzo l’avversario definitivamente. (…) Il sistema ha due vantaggi: l’avversario non può riprendere le ostilità in altra occasione e il suo destino distoglie gli altri dal seguire il suo esempio. Inoltre l’uccisione del nemico soddisfa un’inclinazione pulsionale.
Einstein: Com’è possibile che la minoranza riesca ad asservire alle proprie cupidigie la massa del popolo, che da una guerra ha solo da soffrire e da perdere? (…) Una risposta a questa domanda sarebbe che la minoranza ha in mano la scuola e la stampa e perlopiù anche le organizzazioni religiose.
Freud: Lo strapotere di uno solo poteva essere bilanciato dall’unione di più deboli (…) L’unione dei più deve essere stabile, durevole. Se essa si costituisse solo allo scopo di combattere il prepotente e si dissolvesse dopo averlo sopraffatto, non si otterrebbe niente. Il prossimo personaggio che si ritenesse più forte ambirebbe di nuovo a dominare con la violenza.
Einstein: Com’è possibile che la massa si lasci ingannare fino al furore e all’olocausto di sé?
Freud: La comunità comprende elementi di forza ineguale: uomini e donne, genitori e figli, vincitori e vinti che si trasformano in padroni e schiavi. Il diritto della comunità diviene allora espressione dei rapporti di forza ineguali. Le leggi vengono fatte da e per quelli che comandano e concedono scarsi diritti a quelli che sono stati assoggettati (…) Gli elementi che tengono insieme una comunità sono due: la coercizione violenta e i legami emotivi tra i suoi membri (ossia, in termini tecnici, quelle che chiamiamo identificazioni). È un errore di calcolo non considerare il fatto che il diritto originariamente era violenza brutale e che esso ancor oggi non può fare a meno di ricorrere alla violenza.
Einstein: L’uomo ha dentro di sé il piacere di odiare e distruggere. In tempi normali la sua passione rimane latente, emerge solo in circostanze eccezionali.
Freud: Noi presumiamo che le pulsioni dell’uomo siano solo di due specie, quelle che tendono a conservare e a unire e quelle che tendono a distruggere e a uccidere. Lei vede che si tratta della contrapposizione tra amore e odio e che forse è originariamente connessa con la polarità di attrazione e repulsione che interviene anche nel Suo campo di studi (…) Tutte e due le pulsioni sono parimenti indispensabili, perché i fenomeni della vita dipendono dal loro concorso e dal loro contrasto.
Einstein: Vi è una possibilità di dirigere l’evoluzione psichica degli uomini in modo che diventino capaci di resistere alle psicosi dell’odio e della distruzione?
Freud: La condizione ideale sarebbe naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita pulsionale alla dittatura della ragione. Ma secondo ogni probabilità questa è una speranza utopistica.