il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2023
A De Masi piace Elly Schlein
Domenico De Masi, il pensatore più ascoltato dai Cinquestelle, si è messo in fila al gazebo del suo quartiere pur di votare Elly Schlein. Apriti cielo!
L’elezione della Schlein al vertice del Pd non riguardava solo gli iscritti a questo partito ma tutti i democratici di sinistra. E poiché il Pd ha consentito il voto a tutti i cittadini, tutti i cittadini di sinistra sarebbero dovuti andare a votare per almeno due motivi: perché, grazie al loro consenso, si poteva rendere più coesa e incisiva l’azione politica dell’intero popolo progressista e perché, grazie all’apertura mentale del Pd, votare alle primarie non comportava aderire al Pd.
Però dà ragione a quanti affermano che la contesa congressuale sia stata decisa da chi neanche vota quel partito.
Ma no. La grande manifestazione antifascista di Firenze è stato l’atto politico più significativo che la sinistra sia riuscita a organizzare unitariamente negli ultimi anni. Il pubblico dialogo tra Conte, Landini, Fratoianni e la Schlein sarebbero stati possibili se alla testa del Pd ci fossero stati Letta o Bonaccini?
Lei non teme un eccesso di fiducia nelle capacità della neo segretaria? Potrebbe rivelarsi – suo malgrado – un enorme effetto ottico e un’insidia considerevole perchè potrebbe procurare al Pd una torsione che il suo gruppo dirigente, non solo il vertice romano, non avrebbe voglia di assecondare.
Se Schlein saprà rendere efficace la sua leadership sul fronte dell’organizzazione e della formazione interna, allora la sfangherà e dominerà il trapasso verso il partito nuovo. Ma deve cambiare molto e molto presto e deve trovare gente all’altezza da insediare subito e contemporaneamente formare nuovi quadri dirigenti.
Lei è tra chi non pensa all’eventualità di uno scisma?
Anche di Bergoglio si diceva che avrebbe provocato lo scisma, e invece sembra che ce la stia facendo. Certo, i guai per lei non mancheranno.
Si dice che il Pd spostato a sinistra obbligherà Conte a trovare riparo a destra. Lei gli consiglierà questa nuova svolta?
Se fossi interpellato gli direi di stare tranquillissimo anzi di spostarsi ancora di più a sinistra. Numero uno: Elly è moderatamente laburista, appena appena di sinistra, lontana anni luce da ciò che diceva Berlinguer, per capirci. Sta solo chiedendo, e del tutto opportunamente, che l’Italia riconosca come proprie le conquiste sociali dei grandi Paesi europei, dal reddito di cittadinanza al salario minimo.
Schlein non è di sinistra?
Poco poco, così così. L’effetto ottico che la rende quasi una bolscevica è dato dal pregresso pantofolaio e neoliberista di quel partito. Aver avuto Enrico Letta a idolatrare l’agenda Draghi e schivato per un soffio il conservatore Bonaccini, fa ritenere la neosegretaria figlia adottiva di Gramsci. Effetto ottico, appunto.
Quindi Conte non ha da preoccuparsi.
Conte ha una prateria davanti a sé. Deve sempre ricordare che ci sono in Italia 10 milioni tra poveri assoluti e quasi poveri. La maggior parte di essi non vota, aspetta qualcuno che li rappresenti. Dopo la precarizzazione del lavoro manuale ci troveremo, a breve, con la consunzione del lavoro intellettuale per colpa dell’intelligenza artificiale. Il mio lavoro, il suo lavoro non esisteranno più nel modo in cui li abbiamo conosciuti e svolti. Sono grandi praterie che si aprono.
Il movimento ancora più a sinistra, dunque.
Il fatto è che non siamo abituati, non abbiamo parole e idee. E dire sinistra, dirsi progressisti, fa apparire estremista e sovversiva anche l’ape Maia.
Fratelli d’Italia sembra la nuova Dc. E fino a poco tempo fa pareva che l’ambizione del Pd fosse quella di rappresentare l’omnibus scudocrociato.
Vero, il partito più interclassista oggi è Fratelli d’Italia. I proletari e i sottoproletari sono rappresentati maggiormente nell’elettorato dei 5 Stelle. La piccola e media borghesia soprattutto dal Pd. Perciò l’ultima occasione preziosa è stata la contesa tra Bonaccini e Schlein. Era evidente che con questa, molto più che con quello, si sarebbero moltiplicate alcune possibilità decisamente “di sinistra”: emarginazione dei neoliberisti e dei governisti che ammorbano il Pd; centralità delle politiche mirate al welfare; progressivo distacco dalla demenziale agenda Draghi e dalla sciagurata gregarietà dell’Europa agli interessi americani. Man mano che il Pd si libera dal neoliberismo, dal draghismo e dall’atlantismo, sarà più probabile che riprenda il necessario dialogo con Conte e con i 5 Stelle. Andare ai gazebo, votare la Schlein e dare così una sterzata al Pd, a vantaggio di tutta la sinistra, era dunque, un’opportunità imperdibile se non un dovere.