6 marzo 2023
BRUTTE NOTIZIE DAL FRONTE ORIENTALE: PECHINO SI RIARMA! - LA CINA AUMENTA LE SPESE MILITARI DEL 7,2% (IL RIALZO PIÙ CONSISTENTE DEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI) PARI A 230 MILIARDI DI DOLLARI - IL PREMIER LI KEQIANG AVVERTE CHE IL DRAGONE "ADOTTERÀ MISURE RISOLUTE PER OPPORSI ALL'INDIPENDENZA DI TAIWAN E PER PROMUOVERE LA RIUNIFICAZIONE" - LA FRECCIATA ALLE POLITICHE AMERICANE NEL PACIFICO: “I TENTATIVI ESTERNI DI SOPPRIMERE E CONTENERE LA CINA SI STANNO INTENSIFICANDO…" -
(di Antonio Fatiguso) (ANSA) - PECHINO, 06 MAR - I tentativi esterni "di sopprimere e contenere la Cina si stanno intensificando", ha scandito il premier Li Keqiang nel silenzio della Grande sala del popolo, in una congiuntura in cui "aumentano le incertezze del contesto esterno, l'inflazione globale rimane elevata e la crescita economica e commerciale globale sta perdendo slancio". La leadership comunista, consapevole di scenari complessi tra la guerra russa all'Ucraina e le tensioni montanti con Usa e Occidente, ha varato un budget della spesa militare per il 2023 in aumento del 7,2% (il più alto degli ultimi quattro anni) contro il 7,1% del 2022, pari a 1.560 miliardi (circa 230 miliardi di dollari) contro 1.450 miliardi di yuan. Ma non è solo la difesa in cima alle preoccupazioni di Pechino, perché ci sono altre voci indicative delle nuove esigenze nella bozza di bilancio statale a cui il premier uscente ha fatto riferimento, aprendo per l'ultima volta la sessione parlamentare del Congresso nazionale del popolo.
L'attività diplomatica, vale a dire la presenza della Cina nel mondo, vede le risorse a disposizione crescere (+12,2% contro +2,4% nel 2022), così come la pubblica sicurezza (+6,4% contro +4,7%). Mentre il capitolo dell'autosufficienza in scienza e tecnologia segna un balzo del 50%, come per i due miliardi di dollari a favore del settore vitale dei semiconduttori, al centro della guerra dei microchip con gli Usa.
Il budget della difesa, pur sviluppato sulla base del Pil nominale, ha indicato un crescente divario tra lo sviluppo militare ed economico della Cina, invertendo una tendenza vecchia di oltre due decenni in cui l'espansione delle capacità militari era passata in secondo piano rispetto alla crescita dell'economia. Rientrato "il caos" a Hong Kong, il dossier al centro delle preoccupazioni del Pcc, nonché linea rossa delle relazioni con gli Stati Uniti, è Taiwan.
La Cina deve attuare la politica del Partito comunista "sulla risoluzione della questione, aderendo al principio della 'Unica Cina' e al Consenso del 1992", ha aggiunto Li davanti ai circa 3.000 delegati e ai vertici di partito e istituzioni, a partire dal presidente Xi Jinping. Il Paese "adotterà misure risolute per opporsi all'indipendenza di Taiwan e per promuovere la riunificazione", rilanciando però "lo sviluppo pacifico delle relazioni nello Stretto di Taiwan" e "il processo di riunificazione pacifica", ha detto il premier.
Immediata la risposta di Taipei: "Invitiamo ancora la Cina ad affrontare il fatto che le due sponde dello Stretto di Taiwan non sono affiliate l'una all'altra e a rispettare l'adesione del popolo di Taiwan a libertà e democrazia", ha replicato in una nota il Mainland Affairs Council, che si occupa dei rapporti con Pechino.
Quanto alle previsioni di crescita, il Pil per il 2023 è stimato "intorno al 5%" (tra i più bassi degli ultimi decenni), meno di "circa il 5,5%" del 2022, tradottosi poi nel +3% finale a causa della politica draconiana della tolleranza zero al Covid. L'obiettivo di inflazione è invariato al 3% circa, quello di deficit sale al 3% (dal 2,8%), mentre sui nuovi posti di lavoro urbani l'asticella è a 12 milioni (da 11 milioni) su una disoccupazione intorno al 5,5% (da "inferiore" al 5,5%).
Li ha dedicato più della metà del suo discorso di un'ora agli obiettivi centrati negli ultimi 5 anni e alla vittoria sulla pandemia piuttosto che alle cose da fare nel 2023. Ha sollecitato però "lo sviluppo dell'economia privata e delle imprese private con un'enfasi su Pmi, microimprese e imprenditori autonomi", rimarcando la priorità da dare "a ripresa ed espansione dei consumi". La guida del governo passerà sabato 11 marzo all'ex boss del Pcc di Shanghai Li Qiang, stretto alleato del presidente Xi. Che, a sua volta, dovrebbe ricevere venerdì 10 marzo il terzo mandato alla guida della Repubblica popolare.