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 2023  marzo 04 Sabato calendario

L’aviaria stermina le aquile calve

Grazie a decenni di sforzi federali e locali, l’aquila calva era tornata a volare nei cieli d’America dopo aver rischiato l’estinzione. Ma il sollievo è durato poco. Già vittima della caccia, dei diserbanti e fertilizzanti chimici, nonché dell’intrusione umana nei suoi habitat, questo uccello straordinario ha un nuovo nemico: l’influenza aviaria. Quando la nascente nazione americana scelse l’aquila calva come "American National Bird" le coppie e i nidi erano centinaia di migliaia. Oggi ne sopravvivono 70 mila, e il numero sta riducendosi velocemente, come testimonia uno studio dell’Università della Georgia pubblicato su Nature’s Scientific Reports. Il rapporto testimonia di nidi dove mamma e papà e gli stessi aquilotti sono stati trovati tutti morti. L’US Fish & Wildlife Service, l’ente che controlla il benessere degli animali selvatici, conferma che nidi devastati dall’aviaria si trovano in tutti gli Stati Uniti, e anche in Canada.
L’EMERGENZA
È facile immaginare quanto queste rivelazioni preoccupino gli americani. L’aquila calva è davvero amata da tutti, equiparata alla bandiera quanto a simbolismo patriottico. Basti sapere che centinaia di nidi sono videoregistrati via telecamere nascoste, e il pubblico ne segue la vita appassionandosi alle coppie, che si uniscono per la vita, e agli aquilotti. Quando nel 1978 l’aquila venne inclusa nella lista degli animali in via d’estinzione, ne rimanevano solo 450 coppie. Essere arrivati a 70 mila è uno dei grandi successi ambientali che gli americani hanno ottenuto in uno slancio bipartisan. Bellissimi e maestosi, questi uccelli in realtà non sono affatto calvi. Ma siccome hanno una testa bianca, in contrapposizione al piumaggio scuro del resto del corpo, inizialmente da lontano era sembrato che lo fossero. Hanno un’apertura alare fino a 2 metri e mezzo, e un becco con una forza cinque volte quella del pugno di un uomo muscoloso. Vivono vicino a corsi d’cqua o a laghi o al mare, perché si nutrono soprattutto di pesci. Le coppie si uniscono per la vita e annualmente covano due o tre uova. Ma su questo panorama idillico, dal gennaio dell’anno scorso, è calato un ceppo di influenza aviaria, l’H5N1, che si è diffuso a macchia d’olio. Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura, nel corso di un anno negli Usa sono stati uccisi 58 milioni di polli e tacchini.
L’EPIDEMIA
Il virus dilaga anche fra gli uccelli selvatici e gli altri animali selvatici. Fra gli uccelli colpiti anche le bellissime oche delle nevi, caratteristiche del Nord-America come le aquile calve. Le bianche oche delle nevi sono uccelli migratori, che volano in grandi stormi organizzati in una gigantesca V. Il fatto che migrino contribuirà purtroppo ad allargare ulteriormente il virus dell’aviaria lungo il loro percorso: «Non possiamo contenere il virus e non possiamo vaccinare gli uccelli selvatici - spiegano i ricercatori dell’Università della Georgia - . Ma possiamo documentare le perdite e cercare di aiutare a conservare le specie colpite il meglio che possiamo». Quanto agli umani, per ora i Cdc confermano che negli Stati Uniti l’aviaria è stata rilevata solo in quattro persone.