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 2023  marzo 05 Domenica calendario

Intervista a Francesca Fagnani

Al trionfo, preferisce la soddisfazione. Più durevole, più faticosa. Alla durevolezza crede il giusto e all’eternità per niente: quando le hanno proposto il matrimonio (due volte), è sempre scappata. La fatica le piace: «Annienta la noia», dice.
Una cosa che sottolineano tutti, ora che tutti parlano di lei, è che Francesca Fagnani s’è fatta le ossa da sola, per anni, passo dopo passo, è miss gavetta.
Il suo programma di interviste (lei dice: «ritratti»), Belve, lo guardano pure in Vaticano. Fagnani ha fatto piangere Rocco Siffredi e Wanda Nara; dire «mi sento un’oca» ad Antonella Elia, «la mia qualità migliore è la spontaneità» a Pamela Prati, «sono dipendente solo da chi mi stira le camicie» a Morgan; ritirare l’intervista a Elettra Lamborghini. Poi, quest’anno, è andata a Sanremo.
Belve è diventato un cult in poco, la nuova edizione va in onda il martedì in prima serata, il giorno dopo qualcosa di quello che hanno detto i suoi ospiti diventa un caso. È successo con Ignazio La Russa due settimane fa e con Rocco Casalino martedì scorso. Il primo ha inanellato gustose enormità(«Una giornata particolare è un brutto film», «Se mio figlio mi dicesse di essere gay, lo accetterei con dispiacere, come se mi dicesse di essere milanista», «le donne di destra sono diventate meno belle ma più capaci»). Il secondo ha fatto sparire il finale e lei non ne sapeva niente, se n’è accorta quando ha visto la puntata, e ha scritto su Twitter: «Scomparso il finale di Belve. Bah, così. Mi spiace».
Che è successo con Casalino?
«Mi pare tutto evidente».
Quindi riceve pressioni.
«Eccome. E spesso da parte dei più insospettabili».
Casalino non è un insospettabile.
«La Russa, che è un sospettabile, invece, non un fiato. Né lui, né il suo staff mi hanno chiesto di tagliare o sono intervenuti sui temi, sulle domande, sulle risposte. Niente».
Lei cede?
«Mai. Anche perché nuocerebbe soprattutto all’intervistato».
Deduco, quindi, che Casalino ha fatto pressioni su di lei e, non essendoci riuscito, le ha fatte su altri.
«È un costume che usa».
La censura?
«Il controllo. Guardi i talk show: ci vanno sempre le stesse persone, quelle che mandano i partiti. E dicono sempre le stesse cose, talvolta concordate. Ecco perché la differenza la fa sempre il conduttore: la sua personalità, il suo modo di fare le domande».
Anche come si muove. Lei recita?
«Mai. Sorrido. Nel modo che ho di sorridere».
Seduce?
«La seduzione fa parte del gioco, da entrambe le parti. Poi io e l’ospite possiamo anche non piacerci, ma non per questo il risultato ne risente in peggio».
Quando ne risente in peggio?
«Quando si litiga. A me è successo raramente, e tutte le volte ho pensato che fosse un fallimento».
Però il litigio funziona.
«Invece credo che la gente sia stufa. E comunque, non è un genere che mi interessa».
Cosa le interessa?
«Innanzitutto, far capire al pubblico perché ho scelto quelle persone».
E poi metterle al muro.
«No. Io voglio trovare la domanda che non ti fa fuggire dalla risposta. Naturalmente, anche fuggire è una risposta».
Mi dica del suo taccuino.
«È un feticcio. Ed è sempre lo stesso. Poi cambio le pagine, ci metto dei fogli con le graffette. L’ho portato anche a Sanremo».
E ci scrive tutto?
«No. Ho altre decine di agende uguali, prendo appunti su ognuna, e naturalmente poi non riesco più a trovarli, quindi perdo tutto, è inutile».
Soffre d’ansia?
«No».
Di manie di controllo?
«No. Forse. Un pochino. Va bene, diciamo che mi piace che le cose siano fatte al meglio possibile».
E le fa sempre al meglio possibile?
«La domanda migliore mi viene in mente quando mi rivedo. Però non c’è una volta che non mi riconosca».
Se sa riconoscersi, sa anche descriversi. Si descriva.
«Tenace. A lavoro ho meno debolezze che nella vita privata».
Quali debolezze?
«Ho molti timori e qualche senso di colpa. Mi chiedo se sono sulla strada giusta, se ho soddisfatto le mie aspettative».
Lavora molto?
«Quando registro il programma non dormo. Quasi».
Lei è una donna libera?
«Sì».
La libertà si paga?
«Sì, ma non quanto ripaga».
Se la prende o gliela danno?
«Quando te la prendi, gli altri te la riconoscono».
I complimenti la imbarazzano?
«Mi fanno piacere».
Enrico Mentana, il suo compagno, gliene fa?
«Certo. Invece che per partito preso, per affetto preso. A prescindere. Per una vicinanza affettiva».
Ricorda la prima volta che le hanno detto «sei bella»?
«No. Però ricordo la prima cosa bella che ha fatto un ragazzino per conquistarmi: facevamo le scuole medie, e lui rubò caramelle e snack e me li diede tutti insieme, sull’autobus».
Ha mai picchiato qualcuno?
«Solo mia sorella. Lei era più forte, ma io avevo più tecnica».
Parla spesso di sua madre.
«È il mio buco nel cuore. L’ho persa qualche anno fa. Parlo di lei anche per risarcirla: so di non averle dato la centralità che meritava».
E suo padre?
«Siamo molto simili. Soprattutto d’aspetto, e questo ci avvicina ancora di più. Fra persone che si assomigliano fisicamente si crea sempre una relazione speciale. Ma lui è migliore di me. Credo sia fra le persone più perbene che conosca, ed è questo che mi ha sempre insegnato: quanto è importante e prioritario essere persone perbene».
Qual è stato l’incontro che le ha cambiato la vita?
«Enrico».
Vita sentimentale a parte?
«Michele Santoro. Mi ha insegnato a pensare. Quando tutti dicevano una cosa, chiedeva lo sforzo di ribaltarla: diceva sempre "oppure?", "e noi, invece, che pensiamo?". Quanto sono stati importanti quei suoi oppure. Facevamo il 30 per cento con Annozero: i giornali chiudevano più tardi, quando la trasmissione finiva, perché qualcosa da noi succedeva sempre. Si immagini la tensione».
Qualcuno dice che lei ha tra i suoi scopi essere ripresa dai giornali.
«Non ci vedo niente di male, né dal mio punto di vista, né da quello dei giornali».
Mi parli ancora di Santoro.
«Si sedeva accanto a me quando scrivevo i pezzi e mi correggeva la punteggiatura per evitare il birignao. Per lui erano fondamentali la lettura, il tono, il colore, così come i dettagli delle luci in studio, la disposizione delle telecamere. L’ho visto disegnare e ridisegnare la collocazione di ogni singolo elemento dello studio».
Vi sentite ancora?
«Certo. È stato il mio maestro. Non ha mai mancato di dimostrarmi il suo sostegno».
La fermano per strada?
«Sì. E mi piace quando mi dicono: quella domanda gliela volevo fare da un sacco di tempo. Mi conferma che è giusto sforzarmi di chiedere cose che per pudore non chiederei».
Lei non è mai in imbarazzo. Sembra sempre un’habitué. Voi romani siete così: per voi sembra sempre la centesima volta anche quando è la prima, state a casa vostra pure sulle scale di Sanremo.
«A Sanremo non ero tranquilla: ero felice. Sono stata agitata con punte di terrore per una settimana prima che cominciasse, ma poi quando sono arrivata lì, mi è sembrato tutto incredibilmente bello, e me lo sono goduto. Le emozioni intense diventano sempre più rare, crescendo, e quando le provi annullano il resto».
La sua peggiore figuraccia?
«Al primo appuntamento con un ragazzo che mi piaceva tantissimo: avevo appena cominciato l’università, lui era bellissimo, molto quotato. Passammo una serata magnifica, mi riaccompagnò a casa, ci salutammo con una certa passione, io uscii dalla macchina e caddi. Lui mi soccorse, io sperai di non vederlo mai più».
E invece?
«Ci fidanzammo. Durò due anni».
A Sanremo, Ornella Vanoni ha detto che L’appuntamento la perseguita.
«Mi piace essere una persecutrice».
Perché la usa come sigla di "Belve"?
«Perché esprime attesa, e per me l’attesa è sexy».
Ma racconta di una buca.
«Sexy pure la buca».
Le capita di mentire?
«Talvolta».
È una parola che dice spesso, talvolta.
«Dico spesso anche "ah sì?"».
Le bugie sono utili?
«Le mie quasi sempre».
Mi dica la migliore.
«Non se ne parla».
Si fa scoprire?
«Mai. Al massimo, alla fine, ottenuto il mio scopo, confesso».
Il fine giustifica i mezzi?
«Se i mezzi sono sbagliati, ti perdi anche il fine».
Perché le hanno tolto lo sgabello scomodo in studio?
«Lasci stare, sono arrabbiata. Era un elemento di racconto fondamentale: teneva gli ospiti in allerta, e vederli scivolare era bellissimo. Adesso le sedute sono comode, loro si sentono al sicuro ed è un peccato».
Il comico Luca Bizzarri ha detto che lei è così brava che i suoi ospiti la ringraziano anche quando gli dice che sono stronzi.
«Bello. Utile, anche».
Che fa quando non lavora?
«Divano, tv».
Tik-Tok?
«Mi diverto molto, lo guardo spesso, anzi lo consulto: le Eterobasiche, che impreziosiscono la nuova edizione di Belve, le ho pescate lì».
La tv è per vecchi?
«La tv è il mezzo migliore per arrivare a tutti, quando sa andare da tutti. Chiara Ferragni a Sanremo lo ha dimostrato».
Di Fedez cosa pensa?
«Ha un pregio pericoloso: la spontaneità».
A cosa non rinuncia?
«Allo yoga e alle mie amiche, che sono il mio ossigeno».
Sono sempre le stesse?
«Alcune. Altre vanno e vengono. L’amicizia per me è come l’innamoramento».
Che se ne fa del suo dottorato in filologia dantesca?
«Povero Dante, lasciamolo in pace, ché in questo periodo è già abbastanza strapazzato».
Com’è il futuro?
«Meno impegnativo del presente».
Il suo, intendo.
«Non lo so. Sto scrivendo due libri. E mi piacerebbe tornare a fare documentari e occuparmi di criminalità organizzata, come ho fatto a lungo».
Una cosa buona di questo governo?
«Lo guida una donna più capace dei suoi uomini».
Perché detesta andare al mare?
«Dalla spiaggia, l’orizzonte è sempre uguale».