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 2023  marzo 05 Domenica calendario

BUM BUM CAMILA! LA MORTE DELLA SORELLA MAGGIORE, GLI OCCHI SPENTI, IL RAPPORTO CON IL PADRE (CHE DICE: “A ME POSSONO DIRE TUTTO, MA LEI NON SI TOCCA”) E CON IL TENNIS: TUTTI I SEGRETI DI CAMILA GIORGI, DAGLI INIZI FINO ALL’ULTIMO SUCCESSO IN MESSICO  - LA PASSIONE PER IL PUGILATO E LO STUPORE DELLE COMPAGNE: “E’ SIMPATICA, NON  CE L’ASPETTAVAMO” - -   -



(...) La (vera) storia. Camila Giorgi nasce a Macerata, da papà Sergio e mamma Claudia (entrambi argentini), il 30 dicembre del 1991. A 6 anni vede i fratelli più grandi impugnare la racchetta e insiste per provare. Vuole diventare una tennista. «Sei sicura ‘flaca’? - chiede Sergio - perché se è così devi fare tutto quello che ti dico io». La risposta è immediata: «Si, papà». Sin da piccola Camila si allena duramente. «Mia moglie voleva uccidermi», spiega Sergio.

L’idea è costruire una professionista d’alto livello. Gioca poco a livello giovanile, a 14 anni fa già l’esordio nel tennis dei grandi. Due anni dopo gioca le qualificazioni del Foro Italico, con il pubblico in visibilio. Camila cresce, vince, si ferma per problemi fisici e poi vince ancora. Così in loop, per anni. Il suo è un tennis ‘bum bum’. Cambierà però parecchio, a dispetto di quanto si dica, nel corso degli anni: dal servizio più regolare sino al dritto più solido e sicuro. Sempre provando ad attaccare, perché la mentalità non cambia. Quando ha voglia di vincere gioca in maniera più ‘giusta’ tatticamente, se si innervosisce la palla vola via. 

Il lutto. Un dramma sconvolge la vita dei Giorgi: nel 2011, quando Camila non ha ancora compiuto 20 anni, la sorella maggiore Antonela muore in un incidente a Parigi. Le mani di Sergio, da quel giorno, iniziano a tremare; Camila fa fatica a riprendersi, continua a giocare ma “con gli occhi spenti”, come racconta il papà. Negli anni arrivano 4 titoli WTA, tra cui la grande vittoria nel 1000 di Montreal, e alcuni ottimi risultati Slam, tra cui i quarti a Wimbledon nel 2018. Sono quasi 6 i milioni di dollari guadagnati in carriera. 

Priorità e gioco. Ai giornalisti non parla, è timidissima, risponde a monosillabi. È Sergio a parlare e, a volte, straparlare; lo fa per difendere la figlia. «A me possono dire tutto, ma Camila non si tocca», ripete più volte. Si parla tanto di padre padrone e degli errori di Sergio, che ne commette diversi, ma durante i match basta stare accanto al box dei Giorgi per capire che Camila fa come le pare e non ascolta indicazioni. A volte si chiude la vena e le partite scappano via. La verità è che per Camila il tennis è un lavoro. Non sarà mai continua, anche all’interno della stessa partita. Può rifilare un 6-0 6-0 a una vincitrice Slam come Stephens, e poi perdere con una giocatrice inferiore. Camila non cambierà.

E papà Sergio, a cui ha dedicato il successo di Mèrida, sarà per sempre il suo allenatore. È stato lui a fare un passo indietro, proponendole altri coach. Ma lei disse no: «Solo con te, papà». Potrebbe giocare altri 5 anni, così come smettere domani ed entrare nel mondo della moda o scrivere libri per bambini. Camila è così, prendere o lasciare.

Il carattere. Parlare di tennis con Camila Giorgi è quasi impossibile. Se invece le si chiede della passione per il pugilato, magari, può chiacchierare per 10 minuti sembrando un’altra. La persona, al di là del personaggio, è diversa, come hanno spiegato le compagne di BJK Cup: «Camila è stata una sorpresa, è davvero simpatica, non ce lo aspettavamo», spiegano le varie Paolini, Trevisan e Cocciaretto. Riservata, ma con un carattere forte e deciso, tornata al numero 46 WTA grazie alla vittoria in Yucatán, Giorgi non difende punti in classifica sino al Roland Garros. Se avrà voglia, un ritorno almeno in Top-30 è alla portata.