La Stampa, 5 marzo 2023
Alessandro Haber tabagista accanito
È indefesso e accanito fumatore, Alessandro Haber. Non lo nega né rinnega. «Anche ora sto fumando», sbuffa nell’aria. Mantenere questo «adorato vizio» è diventato sempre più difficile, ma non se ne lamenta davvero. Semmai cerca qualche scorciatoia. In scena a Catania con «La signora del martedì» per la regia di Pierpaolo Sepe, è in compagnia con Giuliana De Sio, non fumatrice, e con Paolo Sassanelli, «svapatore». «Giuliana non fuma nella vita, ma deve fumare in scena: e apposta mi sbuffa in faccia il fumo. Una sofferenza. Non è la prima volta che mi accade che mi impediscano di interpretare un fumatore, facendolo invece fare ad altri. Secondo me fanno apposta. Come posso, però, mi rifugio in quinta e, dribblando i vigili del fuoco, una sigaretta l’accendo». Forse il piacere in questo caso vale il doppio.
La prima sigaretta?
«Circa a 13 anni. Per emulazione e per sentirmi più grande: la sigaretta faceva personaggio, dava l’impressione di avere bruciato le tappe ed essere un ometto. La prima piccola trasgressione. C’è da dire che, mentre mio padre a un certo punto aveva smesso, mia madre è sempre stata una fumatrice accanita».
Ha sempre fumato tanto?
«È comunque una dipendenza il fumo, e infatti è cresciuto nel tempo. Ora sono sceso a 15 sigarette e qualche fumata alle elettroniche dalle 25 di qualche anno fa. Una volta iniziato, è difficile smettere. Soprattutto se come me, non lo vuoi veramente. Ricordo una volta (forse l’unica che ho provato a smettere) che avevo partecipato a una di quelle sessioni motivazionali per smettere: molti ci riuscirono, a me l’effetto durò 24 ore. Ma d’altronde perché, privarti di un piccolo piacere se non ti fa male? È la droga (legalizzata) dei poveri. Poi - lo vuole sapere? - se non cerco di smettere è anche un po’ per scaramanzia: e se lo faccio, e mi ammalo?».
Quando ci furono i primi divieti, luoghi di spettacolo e ristoranti, treni ed aerei, come reagì?
«Un po’ ho sofferto, è ovvio, poi mi ci sono abituato. Confesso di essermi inventato qualche trucco: fingere di usare un’elettronica e avere una vera sigaretta sotto il tavolo. Approfittare della tarda ora (e della mia notorietà) per fumare al tavolo del ristorante dopo lo spettacolo. Ai tassisti spesso lo chiedo: se acconsentono, gli lascio una bella mancia; se no, niente. In hotel spalanco tutte le finestre anche se fuori è sottozero. Comunque, non sono mai arrivato a essere così disperato da usare quelle puzzolenti salette fumatori degli aeroporti».
Quando le piace fumare, quale la sigaretta migliore?
« Al mattino subito dopo colazione la prima della giornata. Ma anche la seconda dopo il secondo caffè. È compagnia indispensabile quando leggo o vedo un film: il divieto al cinema non a caso, forse, è stato per me il più difficile da accettare: vuoi mettere il piacere di una tirata di tabacco nel momento più emozionante di un film? Anche dopo mangiato mi piace: grazie ai divieti ho fatto conoscenze davvero interessanti quando ci si trova un po’ carbonari fuori dai ristoranti ».
Come fumatore si sente per caso un perseguitato?
«Ma no. Magari domani si formerà qualche rumoroso movimento pro fumo che invocherà le libertà costituzionali. Che poi ci sta: basta non recare danno ad alcuno. Ci accusano di attentare alla salute degli altri e vogliono salvare la nostra: ma salvino i migranti che arrivano dal mare, quelle sì che sono vite da preservare. E sarà mica il fumo delle nostre sigarette la causa dell’inquinamento dell’aria e del cambiamento climatico. Lasciateci le nostre piccole trasgressioni: mangiare un buon fritto, bere del buon vino, gustarci una sigaretta. Però... Però sa che, a furia di parlarne di sigarette e fumo, me ne è passata la voglia e quasi sento po’ di nausea?». Sarà la volta buona?