La Stampa, 5 marzo 2023
Guerra totale al fumo
«Visto che è bel tempo prenoto fuori così posso anche fumare». L’escamotage dei fumatori incalliti per dare qualche boccata anche a tavola tra non molto sarà vietato per legge, perché il provvedimento già in bozza messo a punto dai tecnici della Salute, che siamo in grado di anticipare, prevede che non si possa più accendere né una bionda e nemmeno una e-cig nei tavoli all’aperto di bar e ristoranti, così come alle fermate sempre all’aperto di metro, bus, treni e traghetti. Per quanto riguarda tavoli e tavolini esterni l’unica possibilità di continuare a tirare qualche boccata sarà quella di accedere ad aree riservate ai fumatori, anche se non tutti i locali hanno così tanto spazio da poter fare una suddivisione del genere.
Semaforo rosso anche per le sigarette (tradizionali e non) nei parchi, dove non potranno più essere accese in presenza di bambini e donne incinte. In questo caso la distanza di sicurezza sarebbe quella di due metri, ma non è detto che alla fine, per semplificare le cose, si decida di imporre il divieto senza contare i passi. Per il resto è confermato quanto annunciato il mese scorso dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, con il divieto di fumo al chiuso esteso anche a prodotti da svapo, Iqos e consimili a tabacco surriscaldato. Le prime infatti non sono a oggi sottoposte ad alcuna limitazione, salvo che nelle scuole e negli spazi aperti adiacenti agli ospedali oltre che al loro interno, mentre le seconde essendo un prodotto nuovo non sono affatto regolamentate, pur producendo fumo vero e proprio che non si dissolve nell’aria come il vapore delle e-cig. Saranno inoltre smantellate quelle specie di camere a gas che sono le sale fumatori istituite negli aeroporti e in altri locali al chiuso. Stretta in arrivo infine anche per la pubblicità delle sigarette elettroniche di vario tipo, per le quali varranno i rigidi paletti già imposti ai prodotti da fumo tradizionali, per i quali è vietata qualsiasi forma pubblicitaria diretta e indiretta.
La multa per chi trasgredisce ai nuovi divieti è di 275 euro, ridotta del 50% se si paga entro 60 giorni. Stessa sanzione del resto prevista per chi infrange il divieto di fumo tradizionale al chiuso. E anche per e-cig e Iqos, così come per i tradizionali prodotti a base di tabacco fumati all’aperto, non saranno i gestori dei locali a poter comminare le sanzioni, ma vigili urbani o forze dell’ordine da questi chiamati in caso di mancato rispetto del divieto introdotto dalla «legge Sirchia» 20 anni fa e fino a oggi infranto da pochi. Almeno a guardare al basso numero di sanzioni comminate, affermano gli estensori del provvedimento, che potrebbe vedere la luce a breve. In un primo momento si è pensato persino a un blitz, con un emendamento da inserire nel decreto milleproroghe oramai in Gazzetta Ufficiale. Ora, dopo un confronto interno al governo, potrebbe comunque venire alla luce sotto forma di decreto legge, in modo da assicurarne l’immediata attuazione. Ma non è escluso si scelga invece la via di un più ampio confronto parlamentare utilizzando il veicolo più lento del disegno di legge governativo. Comunque sia appare certa l’opposizione di big tobacco, che in particolare con Iqos & C. sta facendo in questi ultimi anni affari d’oro, conquistando proseliti soprattutto tra i giovanissimi, che si avvicinano al fumo proprio attraverso i nuovi dispositivi, snobbando invece le sigarette tradizionali. Schillaci ha invece già incassato il plauso delle associazioni dei malati oncologici, tra le quali Salute Donna onlus. «A volte, come nel caso della lotta al fumo – commenta la presidente Annamaria Mancuso – è necessario scegliere la strada del divieto e della limitazione, per far capire ai ragazzi quanto il tabacco è pericoloso per la salute individuale e collettiva».
L’ultimo report pubblicato dall’Iss dice infatti che dal 2014 al 2018 gli habitué della sigaretta elettronica sono più che raddoppiati tra gli studenti tra i 12 e i 18 anni, passando dall’8,4 al 17,5%, Ma secondo i nuovi dati in via di elaborazione al ministero della Salute queste percentuali sarebbero ancora in forte ascesa. È proprio il proselitismo tra giovani e giovanissimi ad aver spinto Schillaci verso un’ulteriore stretta. Senza fare distinzioni tra fumo tradizionale e non. Anche perché un documento di 86 pagine elaborato nel 2018 da un pool di esperti dell’Iss, chiamato dalla stessa Philips Morris a esprimersi sulla minore nocività dell’Iqos, sentenziò che non c’erano elementi per definire quei prodotti a rischio ridotto, come sostenevano invece i produttori. Parere rimasto nei cassetti del ministero per quasi 5 anni ma ora rispolverato da Schillaci, che intende dare battaglia ai vecchi e nuovi prodotti da fumo, che nell’insieme, secondo le ultime stime, in Italia provocano 93 mila morti l’anno e costi diretti e indiretti, per giornate perse a causa delle malattie correlate e relative cure, di oltre 26 miliardi di euro. Il traguardo è già stato fissato dal ministro: «Ridurre a meno del 5% i tabagisti italiani da qui al 2040». Senza troppe distinzioni tra fumo tradizionale, tabacco riscaldato e svapate di nicotina.