La Stampa, 5 marzo 2023
Le giornate in carcere di Cospito
Stanco, tirato in volto e dimagrito in corpo (ora pesa 70 chilogrammi), fiaccato dallo sciopero della fame (ha sospeso anche gli integratori e si alimenta tre volte al giorno con un cucchiaino di zucchero e poco sale), Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto nel reparto assistenza intensiva del penitenziario di Opera a Milano, apre il fronte dell’umanità nel colloquio avuto ieri mattina con la sua legale Maria Teresa Pintus: «Tra le cose che mi mancano di più c’è il contatto coi miei familiari. Vorrei poter fare loro una carezza, ma anche questo non mi è concesso ed è inspiegabile, inaccettabile» ha raccontato dopo aver visto nei giorni scorsi i due fratelli. «Non vedo orizzonti, non un prato verde, ma solo un quadrato di cielo azzurro che si staglia oltre i muri: un cielo con le grate».
L’ideologo della Fai (Federazione anarchica informale), che sta già scontando la pena per strage politica in relazione all’attentato alla ex scuola allievi carabinieri di Fossano, decretata nel merito dalla Cassazione e sulla quale pende un appello ma solo per rideterminarne l’entità (rischia da 24 anni all’ergastolo), vive giorni tutti uguali nella sezione speciale del carcere milanese insieme a 11 altri “ospiti”. Quelli con cui ha diritto a trascorrere l’ora d’aria sono tre, due dei quali considerati affiliati alla ’Ndrangheta e a Cosa Nostra con ruoli di vertici delle organizzazioni: entrambi sono sulla sedia a rotelle e non escono mai per vivere quei 60 minuti di socialità. Un altro è allettato: «Mi stanno togliendo tutto, anche il contatto umano con i detenuti».
La recente sentenza della Corte Suprema che ha confermato il regime penitenziario più duro per lui non lo ha sorpreso: «Non mi ero fatto illusioni sulla Cassazione – ha detto alla legale che lo ha seguito in tutta la trafila nel carcere Bancali di Sassari dove è stato detenuto prima di essere trasferito a Milano per motivi di salute –, ma speravo che almeno ci potesse essere un’altra occasione (un eventuale rinvio al Tribunale di Sorveglianza avrebbe riaperto la questione ndr) per poter ridiscutere di questo regime disumano che toglie dignità ai detenuti e sfida qualsiasi rispetto della persona pur ristretta». La pronuncia dell’Alto Commissariato per i diritti umani – che in attesa di esprimersi nel merito ha ricordato al governo di rispettare gli standard internazionali e gli articoli 7 e 10 del Patto Internazionale in relazione alle condizioni detentive dell’anarchico – non ha scalfito in misura rilevante il suo attendismo: «Resto prudente, – ha confidato al suo avvocato – mi aspetto che lo Stato, sulla scorta di questa pronuncia, agisca di conseguenza con provvedimenti concreti».
Una cosa è certa: «Non smetterò di fare lo sciopero della fame. Andrò avanti fino alle estreme conseguenze». Motivo: «Vivo male tutte queste limitazioni, non posso nemmeno leggere quello che voglio per far trascorrere la giornata, nemmeno i fumetti. Non posso scrivere».
Nei giorni scorsi i giudici, accogliendo le numerose istanze dell’avvocatessa Pintus in attesa di essere discusse ormai da settimane, ha “sbloccato” tutta una serie di corrispondenza destinata all’anarchico che era stata stoppata dalla censura del carcere: «Non è materiale pericoloso» scrivono i giudici, E Cospito: «Questi messaggi mi incoraggeranno ad andare avanti in questa battaglia. Prendo atto almeno di questo, spero che me li recapitino presto». «Si tratta perlopiù – racconta l’avvocatessa – di lettera e telegrammi inviati da suoi conoscenti che inspiegabilmente sono stati trattenuti a lungo». Il 24 febbraio scorso, fatto raro, Cospito non ha partecipato a queste udienze perché essendo ricoverato al San Paolo avrebbe dovuto essere portato al carcere: «Il tragitto era lungo. E anche per i colloqui con voi (coi legali e coi familiari, ndr) devo sempre percorrere un tragitto in furgone e anche questo inizia a pesarmi». Un segno di un ulteriore decadimento fisico? Di certo c’è ciò che rileva il suo medico personale che lo ha visitato poche ore fa decretando che «la situazione si sta deteriorando rapidamente, anche se il fatto che abbia ripreso a prendere almeno un po’ di zucchero la rende un po’ meno drammatica. Per la prima volta l’ho visto molto stanco e affaticato»: è «arrivato alla visita camminando sulle sue gambe ma si è subito seduto sul lettino».