la Repubblica, 5 marzo 2023
I diari di Messina Denaro per la figlia Lorenza
«Ad oggi i van Gogh sono due, l’altro fu il 29 novembre 2021 – scriveva Matteo Messina Denaro – Ne allego uno per Fragolone, vi prego fateglielo avere». Fra i tanti pizzini ritrovati nel covo del superlatitante, questo incuriosì subito i carabinieri del Ros e i magistrati. Cos’erano i due van Gogh? La perquisizione dell’appartamento di vicolo San Vito, a Campobello, ha svelato il giallo: il boss annotava i suoi pensieri su un quaderno che ha per copertina un quadro del celebre pittore olandese. E non era un diario personale, era destinato alla figlia Lorenza. Altri due “libricini”, come li chiama luiin un pizzino, erano stati già inviati alle sorelle. Li conservava Rosalia Messina Denaro (nome in codice Fragolone), nascosti nel sottotetto della casa di campagna. Uno ha in copertina un Van Gogh; un altro, un disegno di Leonardo da Vinci.
Pensieri su pensieri, un modo per raccontarsi alla figlia oggi 26enne che non ha mai riconosciuto e incontrato. «Arrivato ad un certo punto della mia vita – scriveva – ho pensato che il mondo fosse da qualche altra parte, e che da quell’altra parte ormai non ci fossero più strade che conducessero fino a me». Messina Denaro, il boss delle stragi, in veste di filosofo. «Un essere umano muore veramente – proseguiva – quando viene dimenticato. Ed io credo che non lo sarò mai». Più che i pensieri di un padre che vuole essere perdonato, sono i deliri di un mafioso irriducibile. Proseguiva: «Le persone che ho amato, i miei affetti, non si dimenticheranno mai di me». Parole, a dire il vero, un po’ azzardate. Proprio mentre la madre di Lorenza era incinta e stava già a casa dei Messina Denaro, lui faceva la bella vita con l’amante Maria Mesi.
Ma il boss continua nella sua narrazione nostalgica: «Ogni mondo ha i suoi demoni diversi da quelli degli altri. Stai lontana dai mondi che non conosci. Io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego. È il solo augurio che oggi posso farti». A margine c’è una data, 17 dicembre 2013, il giorno del diciassettesimo compleanno di Lorenza. Ma non erano le parole di un uomo che faceva bilanci sulla sua vita. Poco dopo, trascriveva il manifesto politico che gli stava a cuore: «Essere incriminati di mafiosità lo ritengo un onore».
Sono davvero i deliri di un boss. «Ho sempre pensato che sarebbe bene sapere quando è la mia ultima notte sulla terra, piuttosto che venire investito da un’auto o qualcosa del genere». Un altro pensiero: «La mia vita è più complessa di una promessa». E di seguito un’accorata riflessione sul padre padrino: «Non ci sono persone come lui. Quel genere è sparito per sempre».
Il pensiero più vecchio risale al 2010. Gli investigatori di Crimor (“Criminalità organizzata”), la prima sezione del primo reparto del Ros che ha arrestato Messina Denaro, sono al lavoro per analizzare ogni pagina. Fra i diari e i pizzini, quasi mille fogli, c’è «materiale di eccezionale rilevanza», hanno scritto il procuratore Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido. Ma qui in ballo non c’è solo un’indagine. Quel rapporto conflittuale tra padre e figlia racconta comunque il travaglio di un uomo. Anche se poi lui non ammette mai di avere sbagliato, Nella vita privata, come nella vita pubblica. Ha scritto sui suoi diari: «Dateli a Lorenza quando sarà pronta a leggere, quando sarà avulsa dal condizionamento di terze persone». Anche con la figlia resta un irriducibile.