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 2023  marzo 03 Venerdì calendario

Gianni Morandi non si ferma

A fermarsi non ci pensa nemmeno. Né fisicamente, né musicalmente. A 78 anni Gianni Morandi infila ancora scarpe e tuta. «Tengo un ritmo più basso rispetto a una volta ma continuo. Una volta che metti la coperta sulle ginocchia non torni più indietro». E anche con le canzoni la pensione è lontana e la carriera si riempie di punti esclamativi. Ecco un disco nuovo, «Evviva!», che esce oggi, e un tour, «Go Gianni Go!», 9 date nei palazzetti a partire dal 10 marzo a Rimini. «Non sono un grande autore, le mie canzoni più belle le hanno scritte gli altri. Sono un interprete e più che andare in studio a registrare, amo cantare in mezzo alla gente», racconta tenendo a fianco una scopa che ormai è il suo simbolo dopo la scenetta dei petali spazzati via dal palco di Sanremo a seguito della sbroccata di Blanco.
È l’ennessima ripartenza di un monumento che si è montato e smontato più volte. Il successo da ragazzino, il dimenticatoio degli anni 70 quando andavano di moda i cantautori e lui si rifugiò in Conservatorio, il ritorno negli anni 80 con Mogol e Dalla, il conduttore televisivo da prima serata del sabato su Rai1 negli anni Zero. Quando tutto sembrava andare in una direzione stanca, con le piattaforme streaming che hanno cambiato il panorama discografico, ecco la tragedia sfiorata con la caduta nel fuoco. «In realtà questo disco nasce proprio nel giorno dell’incidente alla mano, l’11 marzo 2021. Ero in ospedale a Cesena quando Jovanotti mi chiamò dicendomi, tra l’altro, che mi avrebbe mandato una canzone per ridarmi allegria e che se mi fosse piaciuta avrei potuto cantarla». La collaborazione con Jova è andata avanti. Lorenzo gli ha scritto anche la canzone in gara a Sanremo 2022 («Apri tutte le porte»), l’ha voluto come ospite fisso del Jova Beach Party e nel nuovo disco firma altri brani, a partire dalla title track che è un inno alla positività. Dice Jova nelle note che accompagnano l’album: «Se dovessi sintetizzare in una parola Morandi, quella parola è Evviva con il punto esclamativo. Quando lui entra in una stanza l’atmosfera si ossigena e ci si dispone al sorriso. Lo hanno notato tutti a Sanremo come fosse una novità sebbene si verifichi da più di 60 anni».
Del Festival è stato il protagonista: la capacità di entrare al momento giusto senza sgomitare ma prendendosi la scena, nazionalpopolare e di classe, ironico e istituzionale. Bilancio positivo. Esclude un ritorno alla conduzione. «Ripetersi è difficile e Amadeus ha sempre in mente idee nuove. Bisogna saper fare un passo indietro. Tornerei in gara anche se qualcuno potrebbe dire “che due maroni, ancora lui...”». Il tour in trio con Ranieri e Al Bano, battezzato proprio all’Ariston, è ancora soltanto un’ipotesi: «Al Bano mi ha chiamato l’altro giorno dicendomi che aveva già contatti con il Canada, Kansas City e la Turchia ma che lo “scugnizzo” è impegnato fino a ottobre. Vabbè c’è tempo, siamo giovani...».
La ballad «Un milione di piccole tempeste» è una lettera a un figlio che sta crescendo. È il 25enne Pietro, che fa il rapper con il nome d’arte Tredici Pietro? «Con lui parlo pochissimo, non si fa trovare, ogni tanto chiama per sapere della mia salute vista l’età... Ha un suo percorso e cerca di staccarsi dall’essere figlio di Morandi, ma è difficile perché tutti lo sanno».
Se si toccano i temi della politica sa essere diplomatico. «Sono contento che con la vittoria di Elly Schlein ci siano due donne a guidare i due partiti più importanti del Paese. Con Schlein ci eravamo conosciuti a un concerto a favore dell’Ucraina e abbiamo cantato insieme “C’era un ragazzo”». Quel brano sarà fra le imprenscindibili nella scaletta del tour: «Era una canzone contro la guerra in Vietnam e ai tempi venne premiata in Russia con un grande distintivo. Le cose si sono rivoltate e oggi quel testo è contro di loro che sono il Paese aggressore».
Un pensiero va a Dalla e Battisti, che avrebbero compiuto 80 anni in questi giorni: «Con Dalla ho avuto un rapporto straordinario. Battisti una volta mi mandò una canzone che però scartai. Mi meraviglia che due con lo stesso nome, quasi gemelli, abbiano inciso così tanto sulla musica italiana».