Corriere della Sera, 3 marzo 2023
Michele Ciociola, gip di Crotone, si difende
«Perché si stupisce? Io uso questo lessico, scrivo e parlo utilizzando una terminologia che per voi giornalisti può essere desueta, ma questo è un vostro problema». Michele Ciociola, gip di Crotone, è gentile al telefono, ma non comprende lo sconcerto davanti alle espressioni da lui usate nel provvedimento con cui ha convalidato l’arresto degli scafisti. «Gridare al sensazionalismo dopo aver letto parole come “aurighi” o “immarcescibili”, mi sembra davvero voler stigmatizzare il lavoro di un giudice che ha soltanto predisposto un provvedimento usando una terminologia in linea con il dramma». Che il gip Ciociola non si accontenta di descrivere come tale, ma accomuna la traversata dei profughi a «viaggi esotici alla volta di Crotone». Il gip del Tribunale di Croton definisce la disgrazia di Cutro «l’ultima mareggiata pitagorica». Un uso del linguaggio giuridico, a tratti provocatorio, considerato improprio anche dai colleghi di Ciociola della corrente Magistratura democratica che, in una nota hanno «bacchettato» la toga, sia pure senza mai farne il nome. Md ha sottolineato l’importanza delle parole nel linguaggio giuridico. È «necessario interrogarsi sulla tragedia delle morti in mare dei migranti, ma anche sul linguaggio, incluso quello dei provvedimenti giudiziari, con cui questi tragici avvenimenti vengono affrontati», scrivono. Poi c’è il rispetto verso le persone «che si esprime – per il direttivo di Md – anche attraverso l’uso misurato e pertinente delle parole».