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 2023  marzo 02 Giovedì calendario

Biografia di Zenobia

Un dipinto del preraffaellita inglese Gustave Schmalz raffigura una donna dell’antichità, bella e fiera, dagli abiti e i gioielli sontuosi, una mano stretta a pugno e appoggiata su un bassorilievo, l’altra lungo il fianco, che fissa corrucciata una città ai suoi piedi. Il quadro si chiama La regina Zenobia guarda per l’ultima volta Palmira. E raffigura, appunto, la “regina guerriera”, a metà fra storia e leggenda. Che ha ispirato pittori, storici, scrittori e poeti, nonché film e cartoni animati. Basti pensare alla Zenobia di Topolino e la regina d’Africa, in un fumetto Disney di Romano Scarpa. E un accenno a una fantomatica Palmira – o Palmyra – viene fatto in Mai dire mai, con Sean Connery sempre magnifico 007.
LA FAMIGLIA
Poco si sa, però, della vera regina. Gli anni che la riguardano in modo particolare sono quelli fra il 258 e il 272 d.C. L’impero romano – soprattutto quello d’Occidente – è in crisi da decenni, pur con ultimi sussulti di vitalità. Il signore di Palmira – situata in Siria, al crocevia fra Oriente e Occidente – si chiama Settimio Odenato ed è di origine araba. Zenobia è la sua seconda moglie e lo ha sposato nel 260. C’è chi dice che sia ebrea, chi araba, mentre lei dichiara di discendere da Cleopatra ed essere di origine egiziana. Indubbiamente ne conosce bene la lingua e i luoghi. In latino il suo nome è Iulia Aurelia Zenobia – a cui aggiunge Settimia; in aramaico Bat Zabbai. Suo padre è Giulio Aurelio Zenobio, la famiglia ha avuto la cittadinanza romana da una generazione.
LA CITTÀ
Zenobia è bella, intelligente, astuta, ambiziosa, colta ed è un’ottima politica. Parla bene il greco e l’aramaico, oltre all’egizio, e conosce il latino. Il luogo su cui regna, Palmira ("la città delle palme"), si trova al centro della Siria ed è diventata parte dell’impero romano nel I secolo d.C. Si è sviluppata intorno a un’oasi e viene soprannominata “la regina del deserto”. Proprio il fatto di essere uno snodo fondamentale per viaggiatori e carovane, l’ha infatti resa il centro di commerci e incontri. Magnifici sono i palazzi che la adornano, fra cui il tempio di Bel e il teatro romano.
LA CONGIURA
Il suo sovrano, Settimio Odenato, ha approfittato della debolezza di Roma per espandersi. Nel 262 è stato nominato dall’imperatore Gallieno (figlio di Valeriano) dux romanorum e rector Orientis. Ha infatti sconfitto il re persiano Saporo (Shapur), che aveva invaso la Mesopotamia e rapito Valeriano. Nel 267, però, Odenato perde la vita in una congiura, alla quale si mormora che non sia estranea la consorte. A trarne vantaggio è infatti Zenobia, designata reggente in nome del figlio bambino (ci sarebbe stato anche un altro figlio di Odenato, fatto sopprimere).
La regina continua con le politiche espansionistiche del marito: ha già molte terre in Oriente, dal fiume Eufrate alla Bitinia, ma il suo obiettivo è edificare uno Stato indipendente, autonomo da Roma. Tesse importanti alleanze con i vicini – Armenia e Persia -, fa di Palmira un centro culturale, si avvale dei pareri del filosofo ateniese Cassio Longino per regnare. Arriva a dominare non solo la Siria ma anche l’Arabia, la Palestina, la Cappadocia. E si impadronisce dell’Egitto, grazie al generale Zabdas
Nel 272 d.C. si autoproclama Augusta e batte moneta in nome del figlio. È una sfida a Roma, all’imperatore Gallieno e al suo successore Claudio II, impegnati a respingere i barbari, e in particolare i Goti. Le cose cambiano con Lucio Domizio Aureliano, che diviene imperatore nel 270 d.C. Durissimo, impone una disciplina ferrea al proprio esercito, sconfigge i Goti e gli altri, riafferma il potere di Roma sulla Gallia. Dopodiché è costretto a regolare i conti con la ribelle, di cui ha compreso l’autorevolezza e la forza. Si mette alla testa delle truppe, riconquista i territori di Zenobia, attraversa il deserto e giunge alle porte di Palmira. Offre la resa alla regina, garantendole condizioni favorevoli, ma lei non accetta.
L’INCHINO
Si apre un lungo assedio: Zenobia si sente tranquilla, perché la città è fornita di acqua e cibo, ma l’imperatore la taglia fuori da tutto e fa riconquistare l’Egitto dal suo comandante Marco Aurelio Probo. La “regina guerriera” cerca allora di fuggire in groppa a un dromedario per chiedere aiuto al persiano Saporo, però viene catturata ed è costretta alla resa. Si narra che, inchinandosi di fronte ad Aureliano, abbia detto: «Riconosco come imperatore te, che mi hai vinto». Poi viene portata a Roma in catene, come si usava con i vinti, secondo alcune fonti. Forse quindi muore di malattia o viene condannata a morte. C’è invece chi sostiene che Aureliano, incantato dalla sua venustà, le abbia permesso di vivere a Tivoli in una villa – quella stessa Tivoli dove Adriano aveva edificato la propria dimora. E a Tivoli Zenobia sarebbe morta, dopo essersi risposata ed aver avuto varie figlie.
Nella Historia Augusta del IV secolo d.C. si commenta così il suo periodo di apogeo: “Siamo veramente al fondo della vergogna persino le donne governavano ottimamente Una straniera di nome Zenobia presasi sulle spalle il manto imperiale resse il potere”.