La Stampa, 2 marzo 2023
Il gender secondo Giorgia Meloni
«Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender». A una settimana dalla Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, “il” presidente del Consiglio Giorgia Meloni disvela la sua agenda femminista. In un’intervista al settimanale Grazia, Meloni parla di aborto, famiglia, utero in affitto. Il passaggio che fa più rumore e accende subito la discussione è quello sul gender: «Il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo andrà a discapito delle donne». Piovono critiche dal Pd e da numerose associazioni per i diritti: «Le donne soffrono il patriarcato, non il gender». D’accordo, invece, Arcilesbica: «Un uomo non può essere donna solo per autodichiarazione».
Maglia e giacca blu, orecchini azzurri, capelli raccolti in una coda, Meloni sorride dalla copertina di Grazia. «Ragazze, liberiamo il nostro potere» è il titolo dell’intervista. Parlando di identità di genere, la premier dice: «Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo. Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile. Tutto questo andrà a discapito delle donne: oggi per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender. La pensano così anche molte femministe». Arcilesbica, per esempio: «Sono d’accordo con Meloni – sostiene la presidente Cristina Gramolini – dare la possibilità ad un uomo di autodichiararsi donna, al di là di qualsiasi percorso, danneggerebbe le donne. Per esempio negli sport femminili o nelle politiche di pari opportunità».Fratelli d’Italia applaude e interpreta, Genesi alla mano. «Sulla teoria gender – spiega il vice capogruppo alla Camera Alfredo Antoniozzi – il presidente Meloni riflette la posizione della Chiesa: “E Dio li creò maschio e femmina”. Non siamo integralisti, difendiamo i valori naturali». Come contro Peppa Pig. Era settembre: «Un personaggio con due mamme è inaccettabile – saltò su Federico Mollicone – no all’indottrinamento gender». O Rosa Chemical a Sanremo: «Non si può trasformare il Festival nell’ennesimo spot in favore del gender e della sessualità fluida», s’era indignata Maddalena Morgante.
Di tutt’altro avviso il Pd. Meloni «alimenta la cultura dell’intolleranza», dice la deputata Rachele Scarpa. «Le donne non soffrono di un’inesistente ideologia gender – aggiunge Cecilia D’Elia, portavoce della Conferenza delle donne democratiche – ma di stereotipi, disuguaglianza, schemi patriarcali, contrattacchi e tentativi di ricacciarle nel ruolo secolare». Per le attiviste di Non una di meno «l’ideologia gender è un’invenzione strumentale e il discorso di Meloni è privo di senso». Mentre Antonella Veltri, presidente D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), osserva: «Simone de Beauvoir diceva che donne non si nasce ma si diventa. La libertà di scelta è alla base della pratica femminista. Più che essere vittime della non meglio definita teoria gender, le donne continuano a subire la violenza maschile». Concetto condiviso anche da Gaynet: «Il problema delle donne è il patriarcato, non il gender». Di «vergognoso attacco alla comunità transgender» parla lo storico circolo di cultura omosessuale Mario Mieli.Non è tutto qui. Nell’intervista, Meloni ricorda la madre che decise all’ultimo momento di non interrompere la sua gravidanza e alle donne che vogliono abortire promette che «lo Stato darà gli strumenti necessari per non negare a se stesse la gioia di crescere un figlio». Ribadisce che «l’utero in affitto è la schiavitù del terzo millennio e non mi rassegnerò mai all’idea che possa essere l’esito di secoli di lotte per i diritti delle donne». Parla di famiglia e sottolinea che «i bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà». Un pamphlet sui diritti che il Partito Gay di Fabrizio Marrazzo boccia come «discriminatorio a 30 gradi». —