la Repubblica, 2 marzo 2023
Tamberi sceglie Ciotti. Basta litigi con papà
Per volare bisogna essere leggeri. Liberarsi dalle tensioni, dai lacci di essere figli, anche perché ora si è mariti. «Papà coach fatti più in là», lo sapevamo. Anche le ditte di famiglia divorziano. «Vi dico chi sostituisce papà», è notizia attesa. Il campione olimpico Gianmarco Tamberi, via Zoom, alla vigilia degli Europei indoor di atletica (oggi s’inizia con 16 azzurri), svela il nome del suo nuovo coach: Giulio Ciotti, 46 anni, ex saltatore in alto, gemello di Nicola che arrivò quinto ai Mondiali di Helsinki 2005 (2.29). Tamberi agli Europei non c’è e nel suo futuro sportivo non ci sarà più, come tecnico, il padre.
«Nella mia vita sono sempre stato istintivo e irrazionale, ma a 30 anni non me lo posso più permettere, devo ragionare. Negli ultimi anni ho chiesto molto al mio fisico, ora ho bisogno di tempo per risettare il mio corpo. A Zurigo a settembre nel 2.36 sono scivolato in gara e mi è venuto un problema al ginocchio che sembrava avesse bisogno di operazione, poi scongiurata a dicembre. Già ai Mondiali di Eugene ho saltato con antinfiammatori e con dolori importanti ovunque. Dal 2016 al 2021 non mi sono mai dato una tregua, ora dovevo fermarmi».
Tamberi è il capitano della Nazionale, convocare una conferenza virtuale a poche ore dall’esordio degli azzurri non è una tempistica sbagliata? «Non era mia intenzione oscurare nessuno, ho pensato di mandare ai miei compagni anche un video di incoraggiamento, ma poi ho desistito perché non volevo essere protagonista. La maglia azzurra mi accende sempre e sono contento che l’Italia a Istanbul sia numerosa. Se mi sono fatto avanti con la stampa è perché volevo essere io a dare la notizia del nuovo coach, visto che ormai i mormorii c’erano e preferivo che nessuno venisse a saperloprima di altri. Se volete, mettetevi d’accordo e pubblicate la notizia lunedì, a Europei finiti, per me è uguale».
Cambiare guida a 30 anni non è rischioso? «No, perché Ciotti mi conosce molto bene e nei mesi di allenamento insieme ha dimostrato di avere le mie stesse idee. Abbiamo affinità tecniche, Giulio ha sempre cercato di sperimentare un salto che è molto simile al mio. La parte fisica sarà curata invece dal preparatore Michele Palloni. Non devo rivoluzionare niente, io ho sempre avuto un salto diverso, molto veloce, con poca palestra e pochi pesi, alla mia età quello che conta sono le sensazioni fisiche, saperle ascoltare, avrei anche potuto autoallenarmi, come Barshim, che da solo ha vinto due Mondiali e un titolo olimpico, ma a me serve qualcuno che mi dia un input esterno, che mi aiuti ad analizzare. L’altro coach che avevo preso in considerazione è Stefano Giardi, molto competente, che allena una top come Elena Vallortigara, ma fatalmente il circuito maschile e femminile hanno tempi diversi e qualcuno ne avrebbe sofferto. Nel mio staff, oltre al nuovo preparatore Palloni, due fisioterapisti, un rieducatore, un ortopedico e un mental coach».
Ma chi non reggeva più l’altro tra padre e figlio? «Tutti e due. Abbiamo sempre avuto difficoltà che negli anni si sono amplificate. Ci siamo messi a testa bassa per Tokyo e con l’oro al collo e il lieto fine ci abbiamo riprovato, ma nel 2022 le relazioni si sono di nuovo complicate. E quando manca serenità in campo anche il fatto tecnico ne risente. Ora voglio godermi questi due anni pieni di grandi possibilità. Ad agosto, a Budapest, ho i Mondiali che non ho mai vinto e poi nel 2024 gli Europei a Roma, dove – per la prima volta – gareggio in casa, e i Giochi di Parigi. Tre appuntamenti per fare qualcosa di pazzesco». Con un Tamberi solo.