la Repubblica, 2 marzo 2023
A Unicredit stipendi d’oro
Unicredit alza del 22% i compensi di 900 manager e prepara una retribuzione fino a 9,75 milioni di euro per l’ad Andrea Orcel nel 2023. Per il banchiere romano l’aumento sarebbe del 30% dai 7,5 milioni incassati l’anno scorso: anche se, per aggiudicarseli in toto, dovrà battere obiettivi finanziari e di sostenibilità molto più ambiziosi degli ultimi. Così ha deciso, unanime, il cda di Unicredit. Ma spetterà ai soci, il 31 marzo in assemblea, approvare la “politica di remunerazione”, il bilancio 2022, il buyback e i piani di incentivazione. Dopo mesi di interlocuzioni, con la dirigenza e al suo interno, il cda ha accolto le richieste sugli aumenti manageriali: lo ha però fatto adottando un sistema più generoso con le sovraperformance future, e più severo se i risultati fossero inferiori agli obiettivi.
Ecco come la novità si declina sul compenso di Orcel, già ora nel podio dei banchieri italiani più pagati. La parte fissa, per cassa, sale da 2,5 a 3,25 milioni. La variabile, finora legata ai vecchi obiettivi, era fino a 5 milioni, di cui uno in contanti. Dal 2023 l’incentivo sarà tutto in azioni, con attribuzione differita fino al 2030, e per 4,25 milioni, al raggiungimento di tutti i classici incentivi finanziari di reddito (80% del totale) e non finanziari (20%), legati alla sostenibilità. In aggiunta – sta qui la maggior correlazione tra creazione di valore per i soci e compenso manageriale – c’è un pacchetto di azioni da altri 2,25 milioni legato a “obiettivi aspirazionali”, ben più alti del piano strategico. Se Orcel li coglierà per intero, aggregherà i 9,75 del suo compenso 2023, se lo farà in parte il pacchetto si sgonfierà secondo una «curva più ripida che la precedente», per cui anche un raggiungimento del 90% degli obiettivi produrrebbe un compenso inferiore a quello attuale. Non c’è, invece, alcun cambiamento alle buonuscite, per cui Unicredit paga massimo due anni di fisso ai dirigenti.
Il tema compensi è spinoso per Orcel. Fin da quando, a inizio 2021, fu ingaggiato con un premio all’ingresso (“award”) di 5 milioni, per totali7,5 milioni annui, un multiplo rispetto al predecessore Jean Pierre Mustier, e che fece mugugnare qualche socio, tanto che in aprile 2021 i voti a favore del compenso furono solo del 54% del capitale. L’anno scorso il quorum assembleare sul punto salì al 78%, anche a fronte dei miglioramenti operativi della banca. Nel 2022, complice il brusco aumento dei tassi Bce, le performance di Unicredit sono cresciute molto: 5,2 miliardi di utile netto, il più alto da un decennio, 10,7% di rendimento, +40% di remunerazione ai soci, valore di Borsa raddoppiato. Ma il 10 febbraio c’è stato un altro incidente, con le dimissioni della presidentedel Comitato remunerazione del cda, Jayne-Anne Gadhia, tra malumori e fughe di notizie che avevano prodotto un’inchiesta dell’audit interno. IlFinancial Times ha scritto che Gadhia avrebbe lasciato per l’accusa di rivelazione di informazioni riservate alla stampa, poi caduta nel vuoto. «Il cda era preoccupato da alcune fughe di notizie che stavano danneggiando sia la banca che il duro lavoro dei suoi dipendenti – ha commentato Unicredit – L’audit non ha avuto sviluppi, ma il cda ha molto chiari i suoi doveri e obblighi fiduciari». Per Unicredit le ragioni dell’addio sono «chiaramente esposte» nella nota del 10 febbraio, che cita «l’assunzione di un nuovo incarico e il conseguente maggior impegno richiesto» a Gadhia, diventata frattanto presidente di Moneyfarm.
Tra un mese i soci Unicredit dovranno esprimersi ancora sui compensi. Il voto è vincolante: senza la maggioranza dei presenti restano le vecchie politiche di incentivo, con obiettivi più laschi. Per cui Orcel potrebbe guadagnare i “nuovi” 3,25 milioni di fisso e i “vecchi” 5 di variabile. Peseranno i pareri dei due proxy advisor – Iss e Glass Lewis – che non sarà facile convincere: nel 2021 si espressero “contro” i compensi di Unicredit, l’anno scorso si divisero.