La Stampa, 1 marzo 2023
Hamilton il Patriarca
Il momento magico è terminato il giorno in cui Verstappen gli ha soffiato l’ottavo titolo. Era fine 2021: svanito il sogno di superare Schumacher, Lewis Hamilton non ha più vinto. E difficilmente ci riuscirà quest’anno, se diamo retta non solo alle sensazioni di tre giorni di test, ma anche alle sue stesse parole: «Abbiamo una montagna da scalare». E lui a 38 anni, dopo le vacanze in Antartide a vedere balene, è pronto a mettersi in marcia: nuova stagione significa corse, duelli, battaglie politiche, moda.
Nel 2022 aveva ricevuto le scuse di Toto Wolff, il team principal della Mercedes: «Lewis, perdonaci se ti abbiamo dato una macchina di m.». Purtroppo per lui, sembra proprio che neanche la monoposto messa in pista negli ultimi tre giorni di test sia una meraviglia, tanto che gli sviluppi in programma da qui a metà stagione la renderanno più simile alla concorrenza, rinnegando di fatto una filosofia costruttiva diversa che non funziona. Le fiancate strettissime cresceranno di volume e la Mercedes dovrà inseguire le scelte progettuali di Red Bull e Ferrari con due anni di ritardo. Ciò lascia pensare che la prossima Mercedes competitiva non arriverà prima del 2026, all’inizio di una rivoluzione tecnica che riguarderà soprattutto i motori.
Lewis è fiducioso: «Non siamo dove vorremmo essere, però è una buona base dalla quale partire. Nelle prime due gare arriverà una nuova carrozzeria che sarà un’evoluzione della nostra e non imiterà quella della Red Bull», anche se Wolff sostiene il contrario. Il secondo miglior tempo dietro a Perez nei test non lascia illusioni, perché è stato ottenuto con le gomme più morbide e con temperatura ideale.
Nella scalata di Hamilton includiamo anche altre battaglie, in pista e fuori. Il sette volte campione del mondo ha gestito finora benissimo la rivalità con il compagno di squadra George Russell. Nel momento in cui lo ha indicato come erede di fatto ha ammesso che prima o poi andrà più veloce di lui. Più prima che poi: l’unica vittoria Mercedes 2022 porta la firma di Russell. Lewis cerca innanzitutto di sfatare una maledizione statistica: nessun pilota ha mai vinto dopo aver toccato quota 300 Gran premi. Lui è arrivato a 310, contro i 356 di Alonso. Più facile che ci riesca lo spagnolo, che guida una Aston Martin riuscita decisamente bene.
Le battaglie sociali di Hamilton avranno un nuovo avversario, la Federazione internazionale dell’automobile, che ha vietato ai piloti di rilasciare dichiarazioni politiche, personali o religiose senza previa autorizzazione. Replica di Hamilton: «Farò quello che voglio come sempre. La Formula 1 non metterà il bavaglio a nessuno». E a nessuno potrà vietare di portare a bordo qualche etto di gioielli, di nuovo in conflitto con la Fia (e con i progettisti Mercedes che tentano disperatamente di alleggerire la loro monoposto). Tanto per far capire che non cambierà idea, Lewis si è presentato in Bahrein con due nuovi piercing al naso. L’avessero fatto Ocon o Tsunoda sarebbero rimasti ai box, ma la Formula 1 non può privarsi del suo patriarca, dei suoi 38 anni e delle 103 vittorie che ha disseminato in tutto il mondo raggiunto dal circo dei motori.
C’è poi l’aspetto più leggero, quello del glamour, in cui eccelle e che si riassume nella capacità di indossare vestiti (pardon, outfit) che su di un altro sarebbero ridicoli, mentre in lui accrescono personalità e carisma. I fotografi lo aspettano in circuito il giovedì prima della gara per scoprire che cosa indossa. E la F1 lo attende con ansia, perché il giorno dell’addio inesorabilmente si avvicina. Per adesso siamo alle parole di Wolff: «Abbiamo rinnovato tante volte il suo contratto, si tratta soltanto di modificare qualche cifra e poche parole. Ci riusciremo anche questa volta».