Il Messaggero, 1 marzo 2023
Le dame nere della capitale
ROMA Belle, avide, altere. Sono le dark ladies che hanno vissuto nel mondo di mezzo e si sono ritagliate un ruolo di primo piano nelle pagine criminali della Capitale. C’è l’ereditiera ricchissima, cantante, animatrice dei salotti romani, che ha una seconda vita da boss in gonnella. Ma c’è anche l’aspirante avvocatessa che avrebbe talpe in Tribunale che le spifferano informazioni sulle intercettazioni e sui pedinamenti, da rivendere agli amici sotto inchiesta. E poi c’è la sua collega che si fa garante con i capiclan della pax mafiosa da mantenere sul litorale, per evitare di attirare l’attenzione degli investigatori.
L’ultimo capitolo giudiziario lo ha scritto Tamara Pisnoli tra amicizie vip e matrimoni da copertina – ex di Fabrizio Corona, è stata sposata con il calciatore Daniele De Rossi, è stata fidanzata con il milionario francese Arnaud Mimran e adesso è sposata con l’imprenditore Stefano Mezzaroma -, è stata condannata a 7 anni e 2 mesi per estorsione. Dietro il sorriso solare, secondo gli inquirenti, la 39enne nascondeva una natura pericolosa: «Fatelo pagare, poi uccidetelo» aveva ordinato ai suoi bodyguard in un torrido pomeriggio d’estate del 2013, nel suo attico super lusso all’Eur. A terra, picchiato e con un taglio in testa, c’era Antonello Ieffi, l’imprenditore con cui avrebbe dovuto concordare un affare sul fotovoltaico. Dalle pieghe del suo passato si affacciava già il mondo di sotto della mala romana: la bella Tamara era ancora la moglie di Capitan Futuro quando il padre pregiudicato era stato assassinato con un colpo di fucile alla schiena. Era il 2008 e, secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe pagato con la vita un debito non saldato.
Ricchissima e potenzialmente spietata, per i pm, era anche Lady Petrolio, Anna Bettozzi, in arte Ana Bettz, arrestata nell’aprile del 2021 con 74 persone e condannata in abbreviato a 13 anni e due mesi di carcere con accuse che vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio, il tutto con aggravante mafiosa. Imprenditrice, aspirante pop star e, soprattutto, ereditiera dell’impero economico del marito Sergio Di Cesare, per gli inquirenti si era reinventata nella malavita: guidava un’organizzazione specializzata al contrabbando di derivati petroliferi.
A guardarle da vicino, le vite delle dark ladies romane corrono spesso su un doppio binario. Come quella di Camilla Marianera, l’ultima reginetta oscura delle trame capitoline. La ventinovenne aspirante avvocatessa, entrata come praticante in uno studio legale prestigioso, è stata arrestata con l’accusa di avere venduto informazioni riservate su indagini in corso. Non dati qualunque: quelli più delicati, sull’esistenza di intercettazioni e pedinamenti. A rivelarli, per i magistrati, una rete di talpe all’interno degli uffici giudiziari romani. A trovare i clienti interessati alle informazioni più segrete sarebbe stato Jacopo De Vivo, fidanzato della Marianera, legato al tifo di estrema destra e al clan Casamonica. Il padre del giovane è Giuseppe “Peppone” De Vivo, ultrà della Sud romanista negli anni 90, amico storico di Fabrizio Piscitelli, il Diabolik capo degli Irriducibili laziali ucciso con un colpo di pistola alla testa al Parco degli Acquedotti nel 2019, secondo gli investigatori dopo essere diventato uno dei re dei narcos di Roma. Parlando dell’aspirante avvocatessa, il gip, disponendo i domiciliari, descrive una personalità «pericolosa», capace di fare breccia nel cuore della Procura, «nel sistema di controllo interno dell’ufficio intercettazioni», creando un «protocollo criminale» per vendere le informazioni più segrete. Ma c’è anche un’altra avvocatessa che è stata protagonista della cronaca giudiziaria romana, sedendosi dalla parte sbagliata del banco degli imputati: Lucia Gargano, pure lei amica di Diabolik, condannata in primo grado a 6 anni e 8 mesi di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Dialogava direttamente con i boss: avrebbe aiutato il clan Spada a siglare una pax mafiosa che avrebbe messo al sicuro la storica famiglia criminale del litorale romano dagli agguati organizzati da un gruppo rivale. Il summit avviene nel 2017 durante un pranzo nel ristorante “L’Uliveto” di Grottaferrata: ci sono Salvatore Casamonica, Piscitelli e la Gargano. L’obiettivo è proteggere gli Spada in un momento di crisi, con i vertici del clan finiti in carcere e diversi sodali sotto inchiesta. Il rischio è che si arrivi all’anarchia e che gli scontri tra bande attirino troppo l’attenzione delle forze dell’ordine. È Piscitelli a proporre l’incontro: «Risolviamo questa cosa, anche perché poi non conviene a nessuno». Per sancire la pax, però, manca un dettaglio: l’ok di Ottavio Spada, che si trova in carcere. Ed è la Gargano, suo legale, che prende carta e penna per riportargli i termini dell’accordo.
Le regine della malavita romana, però, sono anche interne ai clan. Un posto di primo piano è occupato da Gelsomina Di Silvio, detta Silvana, moglie di Ferruccio Casamonica, già condannata a 11 anni e un mese di carcere. Di lei ha parlato spesso Simona Zakova, ex moglie di Raffaele Casamonica: «È manesca, comanda, è una cosa fuori dal normale, è un diavolo in persona, deve sapere tutto, ordina tutto, tutto, tutto». Le vittime di usura da cui si presentava per riscuotere i crediti raccontano che era cattivissima, «si prendeva quello che voleva». Era stata lei a evitare una faida all’interno del clan: aveva risolto un contrasto tra Guerrino e Guido Casamonica, appartenenti a due rami diversi della famiglia. Erano entrambi pretendenti di Antonietta Casamonica, promessa in sposa al primo, ma che aveva scelto il secondo, provocando la reazione dei parenti di Giuseppe, culminata in uno scontro a fuoco. A Gelsomina Di Silvio, però, avevano dato tutti retta.
DALLA REALTÀ ALLE SERIE
E poi ci sono i personaggi che hanno ispirato addirittura film e fiction. Nella serie tv basata sul romanzo del giudice Giancarlo De Cataldo, lei è il personaggio di Donatella. Fabiola Moretti, la donna dei misteri ed ex primula rossa della Banda della Magliana, era incaricata di gestire lo spaccio di droga nel quadrante sud della Capitale. Legata prima a Danilo Abbruciati, uno dei boss, poi a Francesco Mazza, entrambi uccisi a revolverate, continua a scrivere nuove pagine del “Romanzo criminale” della Capitale. Entrando e uscendo dal carcere in una parabola discendente: a gennaio dello scorso anno, la principessa della mala, è finita di nuovo in manette nell’operazione “Fortino”. Sarebbe stata ancora lei a gestire lo spaccio di cocaina tra Pomezia e Santa Palomba.