Corriere della Sera, 1 marzo 2023
Paola Pitagora si racconta
«Prenditi un diploma e trovati un lavoro!», si raccomandava il padre ragioniere. Ma Paola Gargaloni, diventata famosa come Paola Pitagora, appena sedicenne comincia a frequentare un workshop per attori, danzatori, mimi.
Una ribelle? «Sì, ed è stata la mia fortuna», risponde decisa l’attrice che, proprio in questo periodo, sta portando in scena la storia di un’altra donna ribelle: Paola Menesini Brunelli, una nobile anticonformista che, agli agi e ai privilegi, ha preferito l’amore e la libertà. Lo spettacolo, Ho amato tutto, ha debuttato nei mesi scorsi a Roma, poi in tournée estiva da San Quirico D’Orcia al Salento. «Proprio nel Salento nacque per caso l’amicizia con Paola Menesini, scomparsa due anni fa – racconta Pitagora – Una donna, nata negli anni ‘30, che mi ha subito affascinato perché, pur appartenendo all’aristocrazia, se ne frega di tutto, si innamora di un giovane e lo sposa. Dal nobile castello dove abitava, va a vivere in un appartamento di 30 mq e scorrazza col marito in lambretta. Pur essendo laureata in chimica farmaceutica, preferisce dedicarsi alla famiglia e mette al mondo cinque figli. Sì, davvero una ribelle».
E lei, ora, si confronta in palcoscenico con sua figlia Evita Ciri, che firma il testo e la regia dello spettacolo: una convivenza pacifica?
Ride: «Evita è esigente e molto severa. Durante le prove, quando mi interrompeva categorica dicendo fai così, fai colà, non gliele ho mandate a dire, ma alla fine... lei è la regista, io l’attrice».
Un’attrice che nasce nei primi anni ‘60, frequentando gli artisti della scuola romana di Piazza del Popolo...
«Insieme a Schifano, Kounellis, Fioroni... passavamo il tempo seduti sugli scalini della Chiesa degli Artisti, davanti al bar Rosati, dove non potevamo permetterci nemmeno di consumare un caffè, troppo caro per le nostre tasche».
E lei si innamorò di Renato Mambor, pittore e attore che faceva parte del gruppo.
«Un grande amore. Fu lui che mi fece cambiare il cognome. In realtà sin da ragazzina, alle elementari, venivo presa in giro. Quando la maestra faceva l’appello e pronunciava Gargaloni, i compagni esclamavano: Gargarozzo!».
Perché Pitagora?
«All’inizio Renato mi aveva ribattezzato Pitagorica, perché diceva: sei senza tette, piatta come la tavola pitagorica. Poi, mentre facevo un provino per il produttore Cristaldi nel suo studio a piazza Pitagora, decisi di accorciare».
Fuga da Godard
«Dovevo recitare nuda in un armadio per Godard: sono fuggita, non mi pento»
Dalla pop art ai «Promessi sposi» in tv...
«Feci il provino per il personaggio di Lucia Mondella, mentre ero in Ciao Rudy al Sistina, vicino al mitico Mastroianni e alla mitica Paola Borboni. Non ero convinta di impersonare la Mondella, mi sentivo un’anticonformista, non adatta a quel ruolo. Una sera chiedo consiglio a Paola che mi ordina: bacia la Madonna, hai una palla di fuoco tra le mani, giocatela bene».
E Marcello?
«Era riservato, niente a che vedere con il latin lover. Quando una sera venne a vedere il musical Sophia Loren, era talmente nervoso per quella presenza importante, che durante un monologo ruppe col pugno uno specchio».
Lei, un’anticonformista, che si addormenta al concerto di Bob Dylan nell’Isola di Wight. Com’è stato possibile?
«Eravamo un gruppo di italiani, riusciti a entrare senza pagare il biglietto e piazzati in prima fila. Vicino a me, Jane Fonda e Yoko Ono, ma giravano ovunque le canne! Faccio un tiro e mi addormento: mi sono svegliata agli applausi»
Una proposta che si pente di aver rifiutato?
«Godard mi voleva in un suo film: dovevo recitare nuda in un armadio. Sono scappata, ma non me ne pento.