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 2023  marzo 01 Mercoledì calendario

L’album di famiglia di Valentina Cortese

Valentina Cortese diceva di sé «sono nata a Milano raggomitolata in un fiocco di neve, il primo gennaio, all’ora del tramonto». Era il suo modo poetico di dirsi venuta al mondo, cent’anni fa, anno 1923, senza madre né padre, all’anagrafe figlia di N.N., e affidata a una balia in campagna, nel Cremonese. E ora che dal 10 luglio 2019 se n’è andata, i volti della sua mamma e del suo papà spuntano per la prima volta dalle foto di famiglia mai mostrate, ma affidate con preghiera di «farne buon uso», all’amico attore e regista Antonio Zanoletti, assieme a lettere e documenti di carriera e d’amore.
La prima foto la ritrae in braccio alla madre Olga Cortese, che lei a lungo credette essere sua zia e che era una concertista, nubile, che l’aveva avuta a 22 anni e poi era partita per l’Argentina. Nella seconda foto, un giovane uomo dipinge un paesaggio di neve e abeti: «È suo padre Napoleone Rossi di Coenzo, conte, ingegnere, proprietario terriero di Brescello, vicino a Reggio Emilia, sposato», racconta Elisabetta Invernici, giornalista, storica della moda, vicinissima a Valentina negli ultimi anni, che ora, con Zanoletti, ha curato la mostra «Valentina Cortese – Album di famiglia. Immagini inedite di una diva», esposta a Milano dal 2 al 26 marzo nello spazio IsolaSET di Palazzo Lombardia. E foto dopo foto, immagini e didascalie tratte dai racconti e dall’archivio di Valentina narrano come si forgia un carattere, come si diventa una diva.
Prima di Luchino Visconti, Humphrey Bogart, Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica, Giorgio Strehler che la consacrò a teatro e François Truffaut che con lei e Effetto notte vinse un Oscar, c’è la sequenza di immagini ed episodi che la portano, a 17 anni, all’atto fondativo di una vita: lasciarsi alle spalle l’ipocrisia, scappare con un uomo sposato e, a differenza di sua madre, tenere insieme il talento e l’amore. Prima, ci sono un paio di visite in campagna di zia Olga. C’è Valentina, che a otto anni, si ritrova a Torino coi nonni Elena e Carmine Cortese, che finalmente sfidano i benpensanti accogliendola in casa. Un giorno, arriva zia Olga: «La sentii litigare col nonno, sbattere la porta e non la vidi più per anni», raccontò Valentina. E c’è, a nove anni, l’unico incontro col padre: «Andò nella villa della sorella della nonna, a Livorno, coi suoi figli, due bambine e un ragazzo. A Valentina dissero che era uno zio», ricorda Invernici.
Stacco. Siamo a Stresa, sul lago, nell’estate del 1940. Valentina ha 17 anni, un costume intero e pose che su quelle stesse rive si vedranno con Miss Italia, dal ‘46 in poi. Ha chiesto al sindaco il permesso di mettere in scena tre pièce teatrali. Al Grand Hotel Milano, propone i biglietti ai clienti. Uno è il direttore d’orchestra Victor de Sabata, che ha moglie e figli e trent’anni più di lei. A fine estate, Valentina scappa a Roma con lui. È così che mette alla prova la sua vocazione, frequenta l’Accademia di arte drammatica. I film arrivano uno dopo l’altro, con Rossano Brazzi, con Alberto Sordi, con Federico Fellini, con Marcello Mastroianni, con Vittorio De Sica, Vittorio Gassman…
Nel ‘49, incontra per l’ultima volta «zia Olga». Appuntamento all’Hotel Flora, a Roma. Ormai, Valentina sa chi è ed è ansiosa di mostrarle il suo successo. Va da Buccellati, compra il rubino più bello. Ma la madre alza la voce, la insulta: non tollera che stia con un uomo tanto più vecchio e sposato. Valentina le strappa il rubino dalle mani, lo butta nel Tevere e non si fa trovare mai più. Stesso anno: Valentina e de Sabata sono a Londra, posano al parco per un fotografo, incuranti di mostrarsi al mondo.
Non si diventa una diva se non si ha carattere, se non si è una donna libera. A Hollywood, quando il gran capo della Fox allungò le mani, Valentina gli rovesciò in faccia un bicchiere di whisky. Più tardi, scelse di divorziare dall’attore Richard Basehart, sebbene, in Italia, il divorzio non fosse ancora contemplato. Libera fu poi nel suo amore con Strehler. In mostra, si vedono biglietti in cui lui le scrive «ma cosa ho fatto per meritarti?». E c’è un ritratto di Strehler a otto anni: si erano conosciuti allora, giocando per strada. Valentina, che aveva il senso del destino, ricordava: «Ci parlammo in dialetto. Fu amore a prima vista».