il Fatto Quotidiano, 28 febbraio 2023
I cinque minuti di Vespa senza domande
Bruno Vespa aveva promesso che la sua nuova trasmissione, Cinque minuti, sarebbe stata “una voce moderata” nel palinsesto della Rai. Per lui – se ne deduce – la tv pubblica dev’essere piena di format radicali, quasi eversivi: serviva la sua striscia serale per bilanciarli. Dopo la prima puntata, già si può dire: missione compiuta. La “moderazione”, per Vespa, è l’equidistanza dal potere, nel senso che Bruno conserva da sempre la stessa distanza – pochissima – dal potente di turno. E chi altri avrebbe potuto ospitare per l’esordio, se non Giorgia Meloni? L’aveva anticipato in un’intervista all’Ansa, con apprezzabile candore: “Quando do il via a un nuovo programma invito sempre il presidente del Consiglio”. Questione d’etichetta.
Con questa premier poi c’è una relazione speciale, cementata nelle intemperie del “caso Zelensky”: Vespa fu il regista della sfortunata partecipazione del presidente ucraino a Sanremo. Doveva essere un omaggio alla neoatlantista Meloni, invece è andata malissimo, con Zelensky ridimensionato a un breve testo, letto a notte fonda. “Mandare il suo messaggio alle 2 e 15 mi è parso francamente eccessivo”, ha ruminato Bruno all’Ansa, con esibita amarezza. Ma orma è acqua passata.
Il presente è Cinque minuti, il trionfale ritorno in prima serata, nella fascia più ambita: un intermezzo tra il Tg1 e i soliti ignoti di Amadeus. Registrato nel pomeriggio in “un angolo dello studio di Porta a Porta”, il nuovo interregno vespiano si apre dunque col capo del governo in collegamento da Palazzo Chigi. Il saluto è già affettuoso: “Buonasera presidente e grazie per aver accettato di aprire questa nuova trasmissione”, “Direttore, buona sera a lei e in bocca al lupo”.
La moderazione dal conduttore è subito la cifra della trasmissione. Figurarsi se Vespa poteva lasciarsi scappare la possibilità di una domanda sul decreto Milleproroghe e sul pasticcio dei balneari, finito con la reprimenda del Quirinale; figurarsi poi se un giornalista così navigato poteva ignorare i conflitti nella maggioranza, il velenoso scambio a distanza tra Zelensky e Berlusconi, del quale Meloni è stata imbarazzata interprete. Poteva mica Vespa omettere questi due argomenti? Poteva.
I “cinque minuti” di Meloni infatti se ne vanno via agili come un esame di primina. Subito a ruota libera sul dramma dei migranti, ripetendo la cara lezione delle destre: “Tra le tante falsità sentite in queste ore c’è quella secondo la quale queste persone sarebbero naufragate a causa dei provvedimenti del governo sulle Ong. Solo che quella tratta non è coperta dalle organizzazioni non governative e questo dimostra, banalmente, che il punto è che più gente parte, più gente rischia di morire”. Sembrerebbe anche un modo curioso e un po’ contorto per dire che le Ong svolgono un ruolo cruciale per evitare queste tragedie: una notizia, persino. Ma il conduttore non approfondisce, d’altra parte ha solo cinque minuti.
La trasmissione si era aperta con l’immagine di Meloni in lacrime, durante una cerimonia in Ucraina e Vespa riparte da lì. La domanda è ostica: “L’abbiamo vista commossa di fronte ai peluche dei bambini ammazzati a Bucha”. Giorgia non può che confermare: “Mi sono commossa per i peluche sotto la pioggia, ricordo di alcuni bambini, perché mia figlia ne ha uno simile… Però ho pure pensato che gli italiani debbano essere molto fieri di noi”. Infatti non siamo “la solita Italietta spaghetti e mandolino che di fronte alle difficoltà si gira sempre dall’altra parte”, ma un alleato “autorevole e credibile”, la nostra voce “è ascoltata”. Vespa è in silenzio, forse annuisce. La premier intanto esonda: “È una bufala che spendiamo soldi per comprare armi che mandiamo agli ucraini. Noi abbiamo già delle armi che riteniamo oggi, fortunatamente, di non dover utilizzare, quindi non c’è niente che stiamo togliendo agli italiani”. Non andranno mica sostituite con altre armi, quelle che mandiamo in Ucraina? Vespa nel dubbio non lo chiede: ha solo cinque minuti.
Ne resta solo uno, per qualche considerazione sulla nuova rivale, Elly Schlein. Meloni è ecumenica e sicura di sé: “Mi aspetto un’opposizione durissima, io ho fatto un’opposizione durissima. Il confronto delle idee non mi ha spaventato mai”. Triplice fischio, saluti: “Grazie presidente, grazie e buon lavoro. Grazie anche a voi, buon Amadeus e a domani”.