Il Messaggero, 28 febbraio 2023
I segreti dei grandi leader
Una miriade di protagonisti: dalla A di Alessandro Magno e di Aung San Suu Kyi alla Z di Zapatero e di Zelensky. E in mezzo (senza gli italiani a parte Mattarella) tutti gli altri. Ogni leader fornisce a Gianluca Giansante, sapido e sapiente esperto di comunicazione ma non solo, docente alla Luiss e socio di Comin&Partners (ovvero relazioni istituzionali, politiche, aziendali), curiosità e spunti per illustrare qual è il modello di Leadership (questo il titolo del volume edito da Carocci) più adatto ai nostri giorni.IL PERCORSOE alla fine di questo straordinario e densissimo viaggio nel tempo – in cui si spazia tra storia ma anche preistoria e geografia, psicologia e organizzazione d’impresa, danza e neurologia, video amatoriali e serie tivvù come Black Mirror, retorica e semiotica, casi di cronaca e grandiosi pezzi di letteratura: perché Dante ha fatto bruciare nell’Inferno alcuni bravi politici? E quella poesia di Brecht in cui si dice che il leader non vince mai da solo? – Giansante traccia un identikit di come va interpretata la funzione di guida politica e di Stato ma anche di qualsiasi gruppo associato. Chi è ancora inchiodato nella concezione carismatica o titanica del leader, finirà per deporre le proprie vecchie armi concettuali perché i ragionamenti condotti dall’autore non lasciano scampo a proposito dell’approccio innovativo alla leadership di cui c’è estremo bisogno. Sei un leader che crede solo in se stesso, e magari si riferisce al proprio Ego usando la terza persona? Allora vuol dire che ha perso il treno della modernità. Quella, per esempio, che già incarnavano uno come Marco Aurelio e uno come Nelson Mandela: grande coppia questa scoperta da Giansante! Il quale passeggiando sulla piazza michelangiolesca del Campidoglio si è più volte chiesto perché proprio quell’imperatore e non altre star troneggiano lassù. Forse perché Marco Aurelio, più di altri, trasmette la forza gentile della leadership, la capacità di un leader – e Mandela nella sua prigione sudafricana lesse attentamente le pagine dell’imperatore filosofo – di non essere vendicativo e di sforzarsi di comprendere le motivazioni e i linguaggi degli avversari e di saper diffondere emozioni positive. Non certo intese come buonismo ma come chiave politicissima per la costruzione del futuro. IL MOTTOIl nuovo segreto della leadership non sta nell’idea di potenza, ma nel motto di Martin Luther King: «Un vero leader non cerca il consenso, lo crea». Ma per fare questo occorre anche essere ben dotati di serotonina e di ossitocina: le due sostanze che favoriscono la collaborazione e la socializzazione. Che cosa c’è di più socializzante di uno statista che prende la pioggia come i comuni mortali? Quando il 12 luglio 1831 il re francese Luigi Filippo capì che poteva rinunciare al mantello passando in rassegna le truppe ormai fradice durante un diluvio, lo fece e trasmise così un messaggio fondamentale: «Io sono come voi, e se voi vi bagnate mi bagno anch’io». A Churchill, che non riusciva come tanti altri capi (massimo esempio patologico: l’imperatore Commodo, non a caso morto avvelenato) a stare con i piedi per terra, l’adorata moglie Clemmie fece capire che «al potere immenso devi abbinare la calma. Non otterrai i risultati migliori con l’ira e la maleducazione». Armi deleterie, che producono rigetto nei collaboratori del leader i quali «coltiveranno o repulsione o un atteggiamento da schiavo».IL GIOCOIl bello di questo libro – dopo aver imparato tanto dalle pagine su Malala o da quelle su Greta o da quelle sui cerchi magici ambientate nell’Anticamera del capo – è che ci si può anche giocare tra amici: tu sei un leader vecchio o un leader adatto ai tempi nuovi? L’autore e noi con lui tifa spassionatamente per il secondo dei due. Il vecchio si basa sul comando, il nuovo sulla cooperazione. Il vecchio usa la forza, il nuovo cerca il consenso. Il vecchio concepisce la leadership come auto-riferita ed egoistica, per il nuovo l’agire del leader è altruistico. Per il vecchio il gruppo è al suo servizio, per il nuovo è il leader che è al servizio del gruppo. E via così. Poi Giansante propone dieci regole per i leader efficaci, ma a leggerle risultano spesso inevase da chi – ai vertici di un ufficio o di un Palazzo – dovrebbe applicarle a se stesso. «Dare è più bello che ricevere, tienilo a mente», recita la regola numero 3. E la 6: «Controlla le tue emozioni, non sfogare le tue ansie sui collaboratori, promuovi un ambiente sereno». E la 5: «Circondati di persone migliori di te». Questa è la più complicata perché, prima di leggere il libro di Giansante, ogni leader si crede un Dio. E ovviamente sbaglia.