La Stampa, 28 febbraio 2023
Laura Pausini, 30 anni di solitudine
New York, Madrid, Milano. Tre concerti in 24 ore. Così Laura Pausini ha festeggiato i trent’anni anni di carriera, una non-stop tra America ed Europa. Partita alla mezzanotte italiana di domenica dall’Harlem’s World-Famous Apollo Theater di New York dove ha cantato davanti a millecinquecento fan, la seconda tappa è stata al Warner Music Station di Madrid: quando mette il faccino fuori dal sipario ai lati del palco c’è la giacca che indossava quando vinse tra le nuove proposte il Festival di Sanremo 1993. Oggi n ne indossa una simile, ma rivisitata per l’occasione da Giorgio Armani. In serata è già su un altro volo per Milano per l’ultimo concerto (ogni live un decennio di musica) al Teatro Carcano.
«Dopo aver vinto il Golden Globe ed essere stata felice di non aver vinto l’Oscar – confessa in aereo tra un concerto e l’altro – mi sono detta: meglio così, perché se avessi “preso” anche quello, cosa avrei fatto dopo? Per questo al di là delle celebrazioni guardo sempre al futuro e alle tante canzoni che mi hanno proposto. Alla fine di ogni show ho scelto di far ascoltare un inedito: si intitola Un buon inizio di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari e ho voluto che lui, penna finissima, intelligente, in linea con il presente che viviamo, mi desse un pass-partout per il futuro. Il titolo del singolo dice tutto, ma non era voluto. L’album nuovo poi uscirà a ottobre e sarà una sorpresa per coloro che mi hanno amato e sostenuto fino a oggi. Non mi dimenticherò della Laura che sono stata, ma farò un passo avanti».
La star che all’Apollo di NYC dopo La solitudine ha messo in fila Non c’è, Strani amori, Incancellabile, Tra te e il mare e altre hit ama il suo nuovo corso e la nuova canzone dice molto. La strofa più forte di Un buon inizio recita: «Ci son parole come bombe che bruciano dentro ma non le ascolterò/Non lascio vincere la rabbia e cresce come una foresta il mio cambiamento/scambio quello che temevo per ciò che sento». Nel suo prossimo disco ci saranno altri brani di Riccardo? «Troppo presto per dirlo e ora devo pensare ai cinque concerti evento a giugno e luglio. Per Venezia 30 giungo e 1 e 2 luglio, Siviglia il 21 e 22 luglio, voglio collaborare con uno stilista, artisti che mi disegnino un palco, vestiti e scenografie che non ho mai avuto prima. Io devo sorprendermi sempre, è il mio lavoro, e in realtà chi mi chiede sorprese è la mia ansia: lo urla». Ansia che allo scorso Eurovision le procurò una tachicardia parossistica sopraventricolare e per una buona mezz’ora ci fece pensar male. «La stessa ansia che mi tiene distante dalla gara di Sanremo – ammette quando le chiediamo come le è sembrato il Festival di quest’anno –. Con tutto il rispetto per chi ci è andato/a, non metterei mai in gioco la mia carriera per andare a una gara che mi fa paura. Sono scelte personali e ognuno decide per sé ma, chiedo, chi arrivato a un certo punto del suo percorso musicale con tante soddisfazioni vorrebbe ritrovarsi su un palco che può decidere una carriera? Io no».
Atterrando a Milano Pausini dice che per lei «tutto ha avuto un senso. L’America mi ha permesso, grazie agli spettacoli e le tante permanenze a New York, di cantare nelle lingue che ho imparato durante i mille viaggi di lavoro e i programmi tv che ho frequentato come giudice. A Manhattan da sempre incontro un pubblico multi etnico che mi permette idealmente di salutare gli Stati americani del Nord e del Sud; è come aprire il cuore anche a chi non mi ha mai vissuta». I cinque concerti-evento che si terranno in estate saranno una pietra angolare per la carriera di Pausini e se Resta in ascolto, Vivimi, Come se non fosse stato mai amore, Io canto, Invece no, portano a New York, Madrid e Milano l’aria nuova di Un buon inizio che in spagnolo diventa Un buen inicio, possiamo star certi che per la star il vento è cambiato. Nel 2023 oltre al nuovo lavoro ci sarà un altro, ennesimo viaggio intorno al mondo ma questa volta a spingere Laura oltre le colonne d’Ercole sarà la voglia di trasformare #LauraPausini30 non più nell’hashtag di una storia finita bene, ma nel primo capitolo di un libro che deve ancora essere scritto. «Sono stata troppi anni a piangere su me stessa, con il vecchio management della casa discografica che mi frenava quando volevo evolvermi. La mia vita, il mio matrimonio, il mio lavoro non devono essere sempre la stessa cosa: se non ho più paura ho finito di vivere, solo così mi sento viva»