Estratto dell’articolo di Carlo Macrì per il “Corriere della Sera”, 27 febbraio 2023
MORIRE NEL MEDITERRANEO COSTA COME UN VIAGGIO IN PRIMA CLASSE SU UN VOLO INTERCONTINENTALE – I MIGRANTI, PARTITI DA SMIRNE E NAUFRAGATI AL LARGO DELLE COSTE DI CROTONE, AVEVANO PAGATO AGLI SCAFISTI TRA I 5 E GLI 8MILA EURO A TESTA, PER PASSARE 13 ORE SU UN BARCONE - IL RACCONTO DI UNA SOPRAVVISSUTA: “DA MESI ERAVAMO IN LISTA D’ATTESA. PRIMA DI PARTIRE ABBIAMO CONSEGNATO 2.500 EURO, ALTRETTANTI PRIMA DI IMBARCARCI" -
Si esprime a fatica Alef, quanto basta, però, per capire il suo dramma e quello dei migranti naufragati sulla spiaggia di Steccato di Cutro (Crotone). Lei e suo marito Aziz si sono salvati, raggiungendo a nuoto la riva. «Non so dire da dove ci siamo imbarcati, ricordo soltanto il giorno: mercoledì scorso, veniamo da Mersin (città costiera che si affaccia sul Mediterraneo, ndr) e, da mesi, eravamo in lista d’attesa per questo viaggio verso le coste italiane».
[…] Una traversata da sempre piena di pericoli, quella del Mediterraneo. Anche se la rotta jonica potrebbe sembrare più vicina, per chi proviene dalla Turchia – e più sicura rispetto a quella che dalle coste dell’Africa taglia il Mediterraneo in direzione Nord, poiché per gran parte vicina alle coste – il viaggio dei profughi rappresenta sempre un’incognita […]
«Siamo partiti portandoci dietro solo qualche indumento. Ci hanno fatto prendere posto su un trattore e ci hanno portati in una spiaggia, lì abbiamo incontrato altri profughi. Prima di partire abbiamo consegnato 2.500 euro, altrettanti prima di imbarcarci. Non tutti, però – dice – abbiamo pagato la stessa somma. Alcuni hanno versato anche 8 mila euro».
[…] Sa quanti erano gli scafisti?, domandiamo. «Non lo so». Ha un sussulto. A quanto risulta è stato fermato un uomo con passaporto egiziano sospettato di essere uno scafista. Ma non sarebbe l’unico: gli investigatori sono in possesso dei documenti di un’altra persona che potrebbe aver fatto parte dell’equipaggio ma che è irrintracciabile al momento: potrebbe essere scappata oppure fra i dispersi.
«È stata dura. Il mare è stato quasi sempre mosso. Per tutto il tempo io sono rimasta abbracciata a mio marito. Il cuore mi si spezzava nel vedere i bambini, alcuni molto piccoli, piangere per il freddo. Nell’ultimo tratto, il mare si era ingrossato ancora di più. Le onde erano sempre più alte. Pensavamo di non farcela», conclude la donna.