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 2023  febbraio 27 Lunedì calendario

Intervista a Giorgia

Giorgia oggi quasi tutti fanno musica «black».
«Tanti anni fa quando presentavo ai discografici le mie nuove canzoni mi prendevano per matta».
Si chiama «urban».
«Ora se lo possono permettere in tanti».
Lei è arrivata prima.
«Ora penso: che bello, qualcosa mi torna indietro. E dire che avevo pure pensato di aver detto tutto quello che avevo da dire».
All’ultimo Festival di Sanremo si è vista la nuova Giorgia che è l’evoluzione della splendida artista che l’ha vinto 28 anni fa diventando un termine di paragone per tutti. «Certo, non è Giorgia», è uno dei commenti più frequenti quando si parla di nuove interpreti. Ora ha un disco nuovo, che si intitola Blu con l’aggiunta di «1» perché magari ci sarà un seguito. In ogni caso, il messaggio è chiaro: anche nelle nuove canzoni Giorgia è Giorgia, ha solo adattato il guardaroba. Non è cambiata, non è nuova, è la Giorgia del 2023.
A Sanremo con Parole dette male è arrivata sesta, la prima delle donne dopo un podio di soli uomini.
«Che sul podio non ci fossero donne per me è stato un caso, non certo una preferenza sessuale. Nella musica le donne sono comunque sempre presenti. Di certo la figura della donna che fa musica è in piena evoluzione».
Ossia?
«Se pensiamo a Madame o a Levante, siamo già in un altro contesto rispetto a quando ho iniziato io negli anni Novanta. È innegabile che, a parità di condizioni, le donne debbano sempre fare un po’ più di fatica rispetto agli uomini. Ma credo che Sanremo sia l’espressione di un caso e non di un fatto culturale».
Sulla copertina di Blu 1 c’è Giorgia raffigurata come l’uomo vitruviano di Leonardo.
«Sono al centro del blu».
Il blu ha tanti significati.
«Per me il blu è il cielo di notte. E in ogni canzone del disco c’è una parola che ti porta verso il cielo».
Il disco è prodotto da Big Fish e Rhade e ha la firma di Elisa, Francesca Michielin, Mahmood, Jake La Furia, Dardust, Ghemon e Gemitaiz. Praticamente l’olimpo.
«Avevo pensato a produttori giovani e informati delle nuove tendenze. Ma poi ho chiamato Big Fish. Ci eravamo sfiorati a X Factor e secondo me era la persona giusta per fare un disco in purezza. E poi ci sono tutti i contributi dei miei amici, delle persone che rappresentano il mio universo musicale».
Come Elisa.
«Dopo la canzone che ho portato in gara a Sanremo, ossia Parole dette male, qualcuno ha obiettato che non mi aiutasse a mettere in mostra la mia estensione vocale. Ma dopo il duetto con Elisa nella serata delle cover si è capito che non mi sono assolutamente risparmiata, e neanche lei».
Difficile vedere due primedonne insieme.
«Vero. Un conto è dirlo, un altro è farlo. Abbiamo cantato due pezzi veramente difficili (Luce e Di sole e d’azzurro, ndr) e, posso dirlo?, siamo state fighissime».
Ora il tour. Da maggio nei teatri lirici. In autunno nei palasport.
«Nei teatri lirici porterò il mio pop con una atmosfera da club in un posto dove c’è già qualcosa di magico».
Sente sempre il bisogno di consacrarsi come autrice?
«No, ho superato quella fase nella quale volevo dimostrare di saper anche scrivere canzoni e sono diventata più cantante».
Ciascun artista attraversa molte fasi.
«Oggi però siamo sempre più in balìa del tempo».
Quale tempo?
«Quello che passa».
In che senso?
«Alcuni meccanismi discografici portano a pensare che ci sia spazio solo per i pischelli. Forse la discografia dovrebbe frenare un po’ questa cosa».
Idealmente siamo tutti «schiavi» dei filtri della fotocamera.
«Qualche tempo fa ho rivisto in tv Gigliola Cinquetti e, lì per lì, ho pensato quanto fosse invecchiata, ma subito dopo ho capito che era fighissima. In fondo basta usare la mente per andare oltre ogni filtro».