il Giornale, 27 febbraio 2023
Schlein, una Meloni in salsa gauche
Alla fine ribaltando ogni pronostico ha vinto lei: Elly Schlein, radicale e radical chic. Fluida, internazionale – è cittadina italiana, americana e svizzera – ultrafemminista, talebana dell’ecologismo, anti capitalista, pacifista e soprattutto ossessionata dall’antifascismo in assenza di fascismo. Non a caso quando ha annunciato la sua candidatura lo ha fatto sulle note di Bella ciao. Insomma, facce nuove per idee vecchie. Praticamente una rifondazione comunista, aiutata anche delle truppe cammellate grilline che pare si siano recate in massa ai gazebo per «contizzare» le primarie, lanciando di fatto un’opa sul Pd.
La Schlein, figlia di docenti universitari, nipote di un senatore e sorella di una diplomatica, piace alla gente che piace. Non a caso aveva già vinto nei circoli di Milano, città-incubatrice per i nuovi effimeri idoli della sinistra champagne & caviale. E questa vittoria cambia anche geograficamente il Pd. Con la sconfitta di Bonaccini l’ombelico del mondo dem si sposta dalla storica Emilia Romagna e dalle province e si rintana nelle ztl. Trasloco che era già avvenuto dal punto di vista elettorale, ma che non aveva ancora trovato una sua rappresentazione nella leadership che, quasi per pudore, dissimulava questo spirito molto urbano e poco popolare. La nuova segretaria invece è il triplo concentrato di questa sinistra salottiera, ne incarna i tic intellettuali, le manie e il sesquipedale complesso di superiorità culturale e antropologica. Da questo punto di vista Elly è perfetta: sembra sfornata da un algoritmo iper politicamente corretto di una di quelle piattaforme che producono film e serie tv cucinate con il manuale Cencelli del buonismo. Ha esattamente tutto quello che dovrebbe avere, è un cyborg del radicalchicchismo.
Perfetta per chi?, verrebbe da chiedersi. E verrebbe anche da rispondersi: per la destra. Il Pd, cercando al suo interno una Meloni in salsa gauche (senza il precedente di Fdi una donna avrebbe scalato così velocemente i vertici dei dem?) alla fine è riuscito a fare un regalo alla premier stessa. Il nuovo partito schleiniano sarà necessariamente più estremo, più divisivo, più arroccato sulle proprie posizioni e dunque molto più di sinistra. Non sappiamo se sia un bene per il Nazareno, ma abbiamo il sospetto che sia un’assicurazione sulla vita per la maggioranza di centrodestra.