Corriere della Sera, 27 febbraio 2023
La favola di Karius senza lieto fine
Ha atteso tanto, due anni, ma non c’è stato «il lieto fine della favola» come sperava Diletta Leotta nella lettera inviata al suo amore, Loris Karius. Il portiere tedesco è passato da una finale all’altra, da quella disgraziata di Champions del 2018 tra i pali del Liverpool – due papere colossali a regalare il titolo al Real Madrid – a quella di ieri col Newcastle in Coppa di Lega inglese, vinta 2-0 dal Manchester United che alza un trofeo dopo un’astinenza di sei anni che, per i Red Devils, sono un abisso. Confuso tra i novantamila di Wembley, sir Alex Ferguson si è goduto i gol di Casemiro al 33’ e di Rashford con deviazione di Botman al 39’.
Niente papere ma molta staticità per Karius, dimenticato per troppo tempo. Lui ha saputo aspettare: «Mi hai raccontato del tuo lungo percorso di rinascita e la forza con cui credi in ciò che sei mi ha fatto innamorare di te», ha scritto Diletta nella commovente missiva. Nemmeno un gettone di presenza nei Magpipes fino a ieri quando il tecnico Eddie Howe si è ritrovato con il titolare Pope squalificato e la riserva Dubravka fuori, per regolamento. Quindi dentro Karius, per forza. A Newcastle avevano addirittura escogitato un piano diabolico: cedere Pope in prestito a una squadra di sesta categoria, i Blyth Spartans, fargli scontare la squalifica alla prima gara e riprenderselo per l’ultimo atto di Efl Cup, che il Newcastle non vince dal 1955 (ultima finale nel 1976).
Il tedesco viene comunque applaudito dai tifosi bianconeri e in due occasioni ricorda di essere un portiere, deviando in angolo con un balzo prodigioso la conclusione di Weghorst, parando a terra un bolide di Rashford e respingendo un tiro ravvicinato di Bruno Fernandes. Non basta: ancora a digiuno il manager saudita Yasir Al-Rumayyan che il 7 ottobre 2021 aveva comprato il club sborsando 340 milioni di euro. Solo questione di tempo: finalista di Coppa di Lega, in lizza per un posto in Europa e ingaggi faraonici. Fino a pochi mesi fa tutti rispondevano lo stesso: Newcastle? No grazie. Troppo freddo in quella landa del nord-est inglese, così lontana dal calcio che conta: l’ultimo dei quattro titoli nazionali risale al 1927 e anche le immagini delle prodezze di Owen e Shearer (ieri a Wembley a scaldare l’ambiente) sono ingiallite. In molti hanno rifiutato quel bianconero, compresi i due tecnici italiani più pregiati, Carlo Ancelotti e Antonio Conte, passando da Neymar, Martial, Fabian Ruiz, Gabigol e Darwin Nunez per nulla convinti dal pubblico da favola e dalle prospettive del Newcastle formato Pif, il Public Investment Fund arabo che si è preso l’80% della società.
Ora le gazze hanno davanti un orizzonte maestoso e tutti strizzano l’occhio alla squadra acquistata con un piede in seconda serie. In fondo a Newcastle non fa così freddo.