Il Messaggero, 26 febbraio 2023
Intervista a Salvo Sottile
Con il giornalista e conduttore tv Salvo Sottile, 50 anni appena compiuti – l’uomo che in meno di tre stagioni ha resuscitato I Fatti vostri su Rai2, raddoppiando gli ascolti – share da 5,5 a 11, per un milione e 100 mila spettatori circa – partiamo da una delle due voci che più circolano sul suo conto.
In giro c’è chi la definisce fumantino: conferma?
«Ho questa nomea, ma è una cattiveria gratuita. Se ho motivo di farmi sentire, ovviamente lo faccio, ma sono un buono. Chi mi conosce lo sa».
Com’è che da cronista e conduttore di programmi di approfondimento giornalistico è passato all’infotainment come “I fatti vostri”?
«La molla è scattata da una sventura. Il vecchio direttore di Rai3, Franco Di Mare, nel 2020 mi ha cacciato dalla rete togliendomi la conduzione di
Mi manda Rai3, che adesso va malissimo».
E lei che cosa ha fatto?
«Niente. Sono rimasto a spasso. Con Di Mare che mandava mail agli altri direttori invitandoli a non farmi lavorare».
Addirittura? E perché?
«Anche il mio agente, Caschetto, non se lo spiega».
Uno navigato come lui?
«Anche lui. Zero. Così il telefono si è ammutolito, e quasi tutti mi hanno voltato le spalle: nessuno voleva mettersi contro un direttore che all’epoca era espressione del Movimento 5Stelle, il partito più potente del Paese. Mi hanno aiutato solo Michele Guardì e la sua autrice storica, Giovanna Flora, che mi hanno offerto una rubrica d’attualità per il loro programma condotto da Magalli, che l’anno dopo è andato via perché voleva fare altro».
Con Di Mare vi siete mai chiariti?
«No. E neanche mi interessa farlo. In Rai ogni tanto lo incrocio ma finge di non vedermi e si gira dall’altra parte. Resta che ha fatto una cosa ignobile: giocare con il pane dei miei figli. Accetto che un direttore voglia fare le sue scelte, contesto il metodo: poteva avvisarmi prima e non mi avrebbe creato problemi».
Come si passa dalle vicende di mafia e cronaca nera ai giochi in studio con i porcellini salvadanaio e al Comitato?
«Sia Guardì che Flora mi hanno detto: “Il giornalismo è una malattia da cui si può guarire"».
È d’accordo con loro?
«In parte. Anche se avevo già fatto Ballando con le stelle, mi hanno aiutato a tirare fuori la mia anima più cazzeggiona, ma so bene che senza il mio essere giornalista non sarei quello che sono oggi».
È vero che non voleva fare questo lavoro?
«Sì, lo detestavo perché era ciò che si metteva fra me e mio padre, che a casa non c’era mai. Lui a Palermo è stato un grande cronista di nera, prima per
L’ora e poi per Il giornale di Sicilia. Ricordo che nel 1980, io avevo solo 7 anni, quando ammazzarono Piersanti Mattarella, mi mollò in mezzo alla strada per arrivare prima sul luogo del delitto. Con lui avevo un rapporto conflittuale, poi ho capito che siamo uguali».
Sa bene che un giornalista se fa certe scelte difficilmente può tornare indietro: nessuna paura?
«Sì. Però mi piacciono le sfide e sto imparando tantissimo. Il mio riferimento è Alberto Castagna, che proprio con
I fatti vostri è nato. E poi mi diverto».
Certo, al suo fianco c’è Anna Falchi: se li ricorda a memoria i suoi calendari?
«Così bene che pensavo a lei come a una donna un po’ irraggiungibile. Invece è semplice, diretta, simpatica. Insieme funzioniamo».
I suoi amici le hanno fatto qualche domanda?
«Tutti. Di ogni tipo».
E lei che cosa ha detto?
«È ancora una bellissima donna ma, a parte il fatto che Anna ha la sua vita e non mi permetterei mai, io ho una regola ferrea: mai relazioni sul luogo di lavoro».
A questa è difficile credere.
«Lo so. Ovviamente lo dico perché in passato l’ho fatto e ho visto che poi quando le storie finiscono è un casino».
Il primo grazie a chi lo deve?
«A Enrico Mentana. Senza di lui forse a quest’ora sarei un fotografo di matrimoni, visto che da ragazzo facevo l’assistente per racimolare un po’ di soldi. Solo un fuoriclasse come lui poteva dare fiducia a un 19enne come me e affidargli la copertura delle stragi di Falcone e Borsellino. Ero terrorizzato, mi sentivo inadeguato».
Le incute ancora soggezione?
«Certo. Mi ricordo certi suoi cazziatoni con la giugulare così. Devo tutto a lui. E anche a Lamberto Sposini».
In questi ultimi anni ha mai percepito un tono di sufficienza di qualche vecchio collega?
«Sì, come se non fossi più un professionista serio che dà il cento per cento. Per fortuna ho imparato a contare sempre fino a dieci».
A 50 anni adesso dove vuole arrivare?
«Vorrei sperimentare una prima serata d’intrattenimento su Rai2. L’ho già fatta con Mediaset, conducendo
Quarto grado, non sarebbe un debutto totale. Mi sento pronto. Mi piacerebbe fare un quiz o raccontare storie positive. Ho un progetto».
Alberto Matano ha già detto la stessa cosa: se dovesse ottenerla, non andrebbe al suo posto per condurre su Rai1 “La vita in diretta”?
«Mai. Lui è un amico carissimo e La vita in diretta è impossibile da migliorare. E poi lui ha appena detto che ora in giro ci sono tanti “Wannabe Matano”, io “Wannabe Someone”. Voglio essere e fare qualcosa di nuovo».
Nel 2019 si è separato da sua moglie, Sarah Varetto, 51 anni, dal 2011 al 2018 direttrice di SkyTg24 e madre dei suoi due figli Giuseppe e Maya, 18 e 13: è stato difficile gestire una moglie così ingombrante?
«No. Professionalmente non siamo mai stati in competizione: fra noi è finita perché i rapporti cambiano e bisogna rendersene conto».
I suoi figli, per caso, vogliono fare i giornalisti?
«No. Il maschio ama gli animali e sogna di fare il documentarista, la femmina il medico oncologo».
Lei negli ultimi anni è dimagrito, si è messo a fare la palestra, si veste meglio: cos’è la crisi di mezz’età? Fra un po’ la vedremo con cabriolet e ventenne?
«Noooo... Sono stato molto male. Cinque anni fa ho fatto una rampa di scale e sono svenuto: ho avuto un mezzo infarto. Fumavo tre pacchetti di sigarette al giorno, mangiavo a tutte le ore, ero stressatissimo. Il medico mi ha detto che sarei morto se non avessi cambiato vita. Mi sono messo a dieta e ho iniziato a fare sport, io che non l’avevo mai fatto. Da 108 chili sono passato a 81. È cambiato il mio fisico ma anche la mia vita».
I tatuaggi – una carpa giapponese, un lupo che ulula alla luna, San Michele arcangelo... li ha fatti in quel periodo?
«No. Sono cinque in tutto e li avevo fatti da ragazzo, quando ero in carne. Adesso che sono magro hanno un po’ cambiato forma».
L’errore più grande che ha fatto finora?
«Andar via nel 2013 da Mediaset sbattendo la porta. Poi ho recuperato».
La seconda voce che gira con insistenza sul suo conto è che abbia una storia con il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, 46 anni, leghista: è vero?
«Nooo... È una persona che conosco e alla quale voglio molto bene. Punto».
Quindi, è ancora signorino?
«Sì. Non sono gay, mi piace la materia e vivo i miei cinquant’anni come posso».