La Lettura, 25 febbraio 2023
I Neanderthal cacciavano elefanti
«Ragazzi, siamo tutti affamati, lo so, ma sapete che vi dico? Ci sarebbe un elefante non lontano da qui, potremmo catturarlo e mangiarcelo; siamo troppo pochi, però, dobbiamo organizzarci, quell’elefante è enorme, da soli non ce la facciamo, bisogna trovare qualcuno che venga con noi». Pare di vederli, quei Neanderthal, che in un piccolo gruppo progettavano una battuta di caccia «grossa».
Siamo nella Germania centro-orientale, dove intorno a 125 mila anni fa i Neanderthal si riunivano per cacciare e macellare elefanti davvero enormi (raggiungevano 4 metri di altezza alla spalla e ormai non ce ne sono più, estinti, per via della caccia, appunto). Con strumenti di pietra affilatissimi quegli ominidi riuscivano a ottenere da ogni elefante fino a 4 tonnellate di carne. Quanto ci voleva per portare a termine questa operazione? E in quanti dovevano essere quei cacciatori per riuscire a farlo? Non ne abbiamo la minima idea.
Lo studio appena pubblicato su «Nature» però cambia completamente la prospettiva che archeologi e paleontologi avevano della socialità dei Neanderthal. Tutti pensavano che stessero sempre e solo in piccoli gruppi – normalmente era così – ma sapevano organizzarsi per lavorare in tanti, radunando molti individui attorno a un obiettivo comune, quello di uccidere e macellare un elefante, per esempio, e molto d’altro. Che potessero fare tutto questo lo si ricava da diverse evidenze: ossa di animali e strumenti di pietra trovati da minatori vicino a Neumark-Nord. Quei ritrovamenti, che comprendono ossa e zanne di oltre 70 elefanti maschi, quasi tutti adulti, erano stati abbandonati in grandi mucchi lungo le rive di un lago che c’era probabilmente da quelle parti. In tutto si trattava di più di tremila reperti cui Lutz Kindler e Sabine Gaudzinski-Windheuser, archeozoologi del Centro di ricerche archeologiche di Monrepos a Neuwied in Germania, hanno potuto avere accesso; cosa niente affatto semplice perché si trattava di ossa e zanne pesantissime e ci voleva un’attrezzatura speciale anche per sollevarle, pensate poi a cosa sarà servito per poterle trasportare. Ma a un’analisi attenta, effettuata con gli strumenti più moderni, gli scienziati si sono resi conto che quelle ossa mostravano segni di macellazione. Queste operazioni dovevano essere avvenute certamente prima che l’uomo moderno arrivasse in Europa occidentale, verosimilmente in un periodo interglaciale relativamente caldo.
Ma non era solo l’Homo Sapiens a saper cacciare? No, un lavoro di «Science» di qualche tempo fa aveva dimostrato, studiando un’enorme quantità di fossili, che tutti – Homo Erectus, Homo Heidelbergensis, Denisova – cacciavano. Anche i Neanderthal cacciavano, certo, con strumenti diversi a seconda delle epoche, e dove arrivavano gli ominidi i grandi mammiferi si riducevano progressivamente di dimensioni. I Neanderthal non solo sapevano cacciare, ma erano particolarmente esperti in questa attività. Qui però non si trattava di catturare qualche animale ogni tanto: uccidere e macellare un numero così grande di pachidermi – quanti ne hanno trovati a Neumark-Nord – fa pensare a una caccia ben organizzata, su larga scala insomma. E fra l’altro non c’è osso che non dimostrasse che chi macellava era attento, competente e scrupoloso, come se non volesse perdere nemmeno un brandello di carne; veniva conservato persino il grasso dell’elefante. Le ossa che gli archeologi hanno potuto analizzare erano state ripulite al punto che non si trovavano più i classici segni che lasciano i predatori (le iene per esempio) sui resti di animali morti: per loro non era rimasto più nulla.
Questi reperti ci aiutano a capire di più dell’organizzazione di questi nostri lontani cugini e a scoprire qualcosa che prima non sapevamo. Si pensava che i Neanderthal vivessero in piccoli gruppi, 5-10 persone, 20 al massimo, che si muovevano continuamente, ma la carne di un singolo elefante poteva sfamare 350 individui in una settimana, quindi quelli che andavano a caccia di elefanti dovevano essere tanti, sia per lavorare e macellare un intero elefante, ma anche per mangiarselo (sarebbe stato assurdo macellare un elefante intero con tutto quello che comporta di fatica e di lavoro, per poi buttare via una grande quantità di carne). Chissà, forse c’erano raduni stagionali – suggerisce «Nature» – che ha sentito un’altra archeologa, Annemieke Milks dell’Università di Reading. È probabile che i Neanderthal per cacciare scegliessero maschi adulti, quelli che vagavano da soli, senza essere protetti dal branco che normalmente invece era guidato dalle femmine. Quello che è certo però è che per fare tutto questo ci volevano competenze e una notevole capacità organizzativa, non solo per programmare la caccia ma anche per coordinare il lavoro di tutte queste persone.
Dei Neanderthal abbiamo sempre pensato in termini riduttivi. In realtà, non è che fossero esseri inferiori rispetto all’Homo Sapiens, erano una specie diversa, con un’intelligenza tutta loro, con capacità insospettate e con una vita sociale molto più articolata e dinamica di quanto non avessimo mai pensato. Insomma, i Neanderthal non erano quasi uomini. Il loro era, per dirla con Telmo Pievani, «un modo alternativo di essere uomini, con una propria capacità di adattarsi all’ambiente che li circondava».
Che l’Homo Sapiens avesse capacità di astrazione, immaginazione e creatività diverse dai Neanderthal è un fatto, ma questo non implica «una scala assoluta di superiorità»; non dimentichiamoci che loro sono vissuti qui sulla Terra per almeno 300 mila anni. Noi Sapiens a tanto non ci siamo ancora arrivati.