Il Messaggero, 25 febbraio 2023
Biografia di Karl Lagerfeld
IL PERSONAGGIOA quattro anni, per il suo compleanno, Karl Lagerfeld chiese in regalo a sua madre un valletto: «Volevo qualcuno che mi preparasse i vestiti per cambiarli più volte durante la giornata». Aveva le idee chiare già da bambino, il designer tedesco che ha rivoluzionato i marchi più prestigiosi della moda, trasformando il mondo delle passerelle in uno spettacolo sgargiante senza fine. Nessun creativo era più prolifico di lui. «Sono un calvinista attratto dalle cose superficiali», diceva e quando gli chiedevano se fosse frivolo, rispondeva: «Potrei non esserlo? Vendo vento e per ora va tutto nella mia direzione».LE ORIGINIIl 28 febbraio per Harper esce negli Usa Paradise Now: The Extraordinary Life of Karl Lagerfeld di William Middleton (non ha ancora un editore italiano), biografia di un uomo che fino alla sua morte nel 2019 ha vissuto come un altezzoso aristocratico del 700. Leggendo, si scopre che dietro l’aspetto pubblico intimidatorio e imperioso coda di cavallo, colletti rigidi, guanti di pelle, occhiali scuri e ventaglio Lagerfeld nascondeva un cuore sensibile. «Meglio questo che il contrario, no?», era la sua risposta, quando glielo facevano notare. Se nel libro Middleton intervista gli amici più cari dello stilista, nessuno è all’altezza della sua arguzia sprezzante e dei suoi commenti lapidari.Era nato ad Amburgo nel 1933, anche se in seguito falsificò la cifra finale sui documenti. Diventò così 1938 ma non era solo vanità, voleva cancellare l’anno che ricordava l’ascesa di Hitler al potere. I genitori benestanti abbandonavano a se stesso il giovane Karl e lui disegnava ossessivamente. Il rapporto con la madre non era facile. «Quando mi vestivo alla tirolese lei mi diceva: sembri una vecchia lesbica. Sono cose da dire a un bambino?». Tuttavia, la donna sapeva essere – a modo suo – rassicurante: «Quando le chiesi cosa fosse l’omosessualità, lei rispose: è come il colore dei capelli, non è un problema». All’età di 16 anni, a una sfilata di Dior, Karl intuì che quello sarebbe stato il suo mestiere.I CONTRATTITrasferitosi a Parigi nel 1952 firmò contratti importanti con le grandi maison, ma mai con Chanel. «La vecchia signora è troppo stupida per assumermi», scrisse alla madre, riferendosi a Coco. Lasciò presto l’ambiente troppo formale dell’Alta Moda e inventò il concetto di prêt-à-porter di lusso con il brand Chloe, iniziando allo stesso tempo una collaborazione con le sorelle Fendi. Sarebbero diventate per 60 anni la sua famiglia romana. «Il logo con la doppia F è una mia idea – puntualizzò Karl – quelle iniziali sono state l’inizio della loro fortuna».«Aveva sempre una borsetta infilata sotto il braccio. Conoscevo “checche” esagerate nella mia vita, ma non avevo mai visto niente del genere – dichiara il modello Corey Tippin – Se ne fregava di cosa pensassero gli altri». L’unica storia d’amore di Lagerfeld fu con il dandy Jacques de Bascher, che durante la relazione ebbe un flirt con Yves Saint Laurent. Con gli amici Karl prendeva in giro il rivale, che si atteggiava a genio tormentato: «Ha sofferto per fare un abito di taffetà? Nessuna cliente vuole ascoltare i piagnistei di un alcolizzato». Quando tornarono insieme, Jacques organizzò per Lagerfeld il famoso Black Moraturium party, radunando il meglio dell’élite francese con un obbligatorio outfit in nero “dall’aria tragica”. La sorpresa furono le performance di sesso sadomaso. «La serata divenne ingestibile, la gente iniziò a far sesso dappertutto», ricorda l’autore. Karl amava essere anche un gran provocatore. Quando le sue modelle si lamentarono dei comportamenti poco gentili di alcuni uomini, lui rispose: «Se non volete che vi mettano le mani sul fondoschiena, non fate questo mestiere».La svolta della carriera fu nel 1983, con la sfida di riportare ai fasti di un tempo la maison Chanel, ormai moribonda. Lagerfeld voleva rivolgersi a un pubblico che non fossero solo le signore con lo chignon. In breve creò un brand globale multimilionario insieme alle sue muse, Inès de la Fressange e Claudia Schiffer. Per giustificare le sue spese folli diceva: «Odio le persone ricche che vivono al di sotto delle loro possibilità». Arrivò a chiedere al suo fiorista di portare un cactus al funerale di un rivale detestato. Quando incontrò Cicciolina e l’allora marito, l’artista Jeff Koons, commentò: «Dei due, indovinate chi è la vera prostituta?». In Rai ancora ricordano i suoi giudizi salaci sulle attrici che avrebbero interpretato Coco nell’omonima miniserie: la MacLaine era troppo grassa e la Boboluva «col suo nasino rifatto sembra Michael Jackson».I RIFIUTILe sue stravaganze diventarono leggendarie. Il fotografo Giovanni Gastel raccontò di essere stato convocato per una riunione a Parigi, ma Karl era chiuso in stanza e non intendeva aprire: i disegni gli dovevano essere passati sotto la porta. Anche la sua gatta Choupette diventò una celebrità su Instagram. Lo chiamavano Kaiser Karl ma – da studioso del secolo dei lumi – lui avrebbe preferito Re Sole. Nel 2015 la diagnosi di tumore. Restò un lavoratore maniacale e fino alla fine rifiutò l’idea di retrospettive del suo lavoro: «Non mi interessa la posterità. Non servirà a nulla per me. È l’oggi che conta: il paradiso adesso».