il Giornale, 25 febbraio 2023
Carrube al posto della carne. Succede a Cuba
San Paolo Tra risate, indignazione e stupore, i cubani vedono come ogni giorno sui media di regime compaiono «innovazioni» per mitigare la crisi alimentare nel Paese. Qualche tempo fa l’ex ministro delle Forze Armate Rivoluzionarie, l’oggi 81enne generale Leopoldo Cintra Frias, aveva consigliato ai suoi connazionali di mangiare jutía – un roditore simile alla nutria – per combattere la carenza di carne. «Contiene molte più proteine di tutti gli altri tipi di carne, compreso il filetto di manzo. E ha una pelle di altissima qualità», aveva detto in diretta sulla tv di stato con sguardo serioso, ottenendo come unico risultato di farsi sbertucciare online con una serie infinita di meme. Prima ancora erano stati introdotti i ceci tostati per fare il caffè con la nostra moka, il risultato sul turista italiano medio per anni è stato un imponente meteorismo. Poi sono arrivati i prosciutti con la farina di manioca dentro. Ma l’ultimo stratagemma di un regime che da decenni è alla costante ricerca di un’agognata sovranità alimentare, slogan che ripete da oltre 64 anni, è la carruba. La dittatura aveva lanciato di recente un appello agli imprenditori della nazione «a essere più creativi nella produzione alimentare» e il contadino Jesús Placencia di Camagüey, terza città cubana, nella zona centro-orientale, la più povera, è stato il più pronto a rispondere e oggi già commercializza «torroni, creme, gelati, sciroppi, vini, liquori, aceto, farina, condimenti in polvere, mangimi, tè, mojito e un’altra ventina di prodotti derivanti dai semi della carruba, che vengono portati nella nostra mini-industria e lavorati». Lo ha spiegato con orgoglio lui stesso l’altro ieri alla televisione di stato. Placencia assicura che la carruba è «un superfood che rigenera la memoria, stimola i vasi sanguigni, elimina il colesterolo e serve a ricostituire capelli, unghie e pelle. Lo mangiano in molte parti del mondo ed è necessario che la sua produzione sia divulgata poiché la salute umana ha percorso strade di nutrizione inadeguata e sarebbe bene riprendere la strada del cibo dei nostri antenati». Di certo, in mancanza di cibi più «normali» per i cubani, come ad esempio la carne di manzo, il latte e persino il pane fresco, all’Avana stanno lanciando la carruba come alternativa da dare da mangiare al «pueblo».
Le reazioni online a questa ennesima «rivoluzione» per la «sovranità alimentare» sono state quasi tutte all’insegna dell’ironia. «L’idea migliore a questo punto sarebbe dichiarare Cuba amica degli animali per non consumare più carne e amica delle piante per non consumare cereali e insalata, dichiarare le mucche sacre come in India per non bere più latte e proclamare che siamo la prima popolazione al mondo che vive solo di aria», dice un utente che si fa chiamare Carlos. «Presto mangeremo semi di carruba invece di riso e fagioli. Forse possiamo anche ingurgitare le formiche come proteine, è sopravvivenza cari miei», dice un altro. «Nessuna di queste invenzioni viene portata negli hotel per essere consumata dai turisti stranieri», polemizza Ana nel commentare la produzione dell’azienda agricola integrale Tínima del creativo Placencia. A fine gennaio, del resto, aveva già fatto molto rumore il lancio in pompa magna del gelato «catibía», fatto con pasta di manioca grattugiata, pressata e strizzata, presentato da un produttore durante un evento all’Avana per promuovere il consumo di questo cibo adorato secoli fa dagli indigeni.