La Stampa, 25 febbraio 2023
Il rinvio sui balneari non servirà a niente
Giuseppe SalvaggiuloTorino«Il problema dei balneari è annoso, ma per ragioni politiche. Dal punto di vista giuridico la questione è pacifica, cristallina e senza risvolti misteriosi», spiega Giancarlo Coraggio, già presidente sia del Consiglio di Stato sia della Corte Costituzionale.Come valuta la lettera del presidente della Repubblica?«Coerente con questa impostazione. Infatti a chiare lettere dice che la proroga al 2024 ha evidenti – parola non casuale – profili di incompatibilità con il diritto europeo e con le decisioni giurisdizionali. Il riferimento è alla nota sentenza dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato del 2021».Dunque era inevitabile?«Se l’espressione non fosse tutt’altro che presidenziale, si potrebbe dire che il presidente è stato tirato per i capelli. Sono anni che si ricorre a marchingegni di ogni tipo per rinviare, e di fatto disapplicare, la normativa europea».Il Consiglio di Stato aveva creato un problema al governo?«In realtà, manifestando una sensibilità alla giustizia sostanziale, aveva posticipato l’efficacia a fine 2023, dando quindi un po’ di tempo per mettere ordine».I balneari hanno altre strade giurisdizionali?«Hanno impugnato la sentenza in Cassazione, correndo il rischio di darsi una zappa sui piedi, ottenendo una pronuncia ancor più assertiva, senza quell’efficacia posticipata».Come sarà accolto il messaggio di Mattarella?«Spero con saggezza, leggendo bene la parte in cui invita il legislatore a intervenire tenendo conto degli interessi di tutti i soggetti coinvolti».Vasto programma.«Una strada l’ha offerta lo stesso Consiglio di Stato n una recente sentenza: il codice della navigazione prevede una procedura comparativa, al posto di una gara al massimo ribasso, tenendo conto dell’interesse pubblico alla migliore gestione del bene demaniale».Che cosa vuol dire?«Che una corretta gestione del concessionario può essere adeguatamente valorizzata».E se si va al muro contro muro?«Una volta che c’è un giudicato, peraltro sancito dal Consiglio di Stato al massimo livello dell’adunanza plenaria, sia i giudici sia le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo di disapplicare norme contrastanti».Quindi sindaci e tribunali non dovrebbero applicare la nuova proroga?«Dal 1° gennaio 2024».Il Consiglio di Stato potrebbe intervenire di nuovo?«A sua volta dovrebbe disapplicare la nuova norma in contrasto con la sua sentenza. Ma non può muoversi di sua iniziativa, deve essere attivato da un ricorso su un caso concreto».E l’Europa?«Il rischio di una procedura di infrazione è serio. E ci sono segnali forti di una pronuncia rapida, perché pende già una questione pregiudiziale davanti alla Corte di Giustizia Ue, che ha deciso la procedura accelerata. Il che prelude a una sentenza rapida e dall’esito facilmente prevedibile, visti i termini cristallini della questione. A proposito di zappe sui piedi».Si parla tanto di spazio giuridico europeo, ma poi si finisce a proroghe e deroghe.«Passano i decenni, ma la lezione di Carli sul vincolo esterno non è ancora metabolizzata».