la Repubblica, 25 febbraio 2023
Intervista a Gaetano Azzariti
ROMA – Si aspettava quest’esito infausto? Il costituzionalista della Sapienza Gaetano Azzariti dice subito: «La strada scelta è di chiusura totale. I giudici hanno disatteso la pur ragionevole richiesta del Pg Gaeta di rinviare la decisione ai giudici di sorveglianza. Personalmente mi aspettavo un esito diverso. Ma stavolta è proprio necessario leggere le motivazioni per pronunciarsi nel merito».
Di chi sarà la responsabilità se Cospito muore?
«Se continua a vivere è possibile ricorrere di nuovo al tribunale di sorveglianza e alla Corte europea di giustizia. C’è un precedente del 2018, il caso di Provenzano, in cui i giudici hanno condannato l’Italia per un’applicazione del 41 bis troppo estensiva».
Alla fine Nordio ha avuto ragione.
«Io non la metterei così. La sua decisione era politica, i giudici autonomi e indipendenti potevano adottarne una diversa, se non opposta».
Cospito però è l’unico anarchico al 41 bis.
«La sua è certamente un’applicazione estesa di una norma creata nel 1986 contro il terrorismo, usata dal 1992 come misura eccezionale dopo le drammatiche stragi di Capaci e viaD’Amelio. Ma il caso di Cospito è diverso. Perché lui non mi pare in grado di dirigere un’organizzazione criminale ordinando dal carcere specifiche azioni criminali».
Però le violenze ci sono state.
«Certo, e sono da punire con rigore, ma si tratta di episodi eversivi fatti “nel nome” di Cospito, e non diretti da lui. L’effetto perverso del 41 bis è aver trasformato un detenuto condannato per gravi reati in un simbolico leader anarchico».
L’assedio alla Cassazione degli anarchici ha condizionato i giudici?
«Hanno deciso certamente nella peggiore situazione possibile perché è difficile ragionare con freddezza tenendo conto solo dello stato di diritto e di fatto, com’è necessario che facciano i giudici. Mentre qui i giudici sono stati bombardati da pressioni drammatiche, dalle violenze dipiazza in Italia e all’estero, dallo stesso sciopero della fame di Cospito, e non da ultimo dalle forti tensioni politiche».
Parla di Nordio?
«Sì, ma non solo. Penso anche alleimprovvide uscite del duo Delmastro-Donzelli, una grave sgrammaticatura sia politica che istituzionale e di scarso rispetto dei rapporti tra i partiti».
E se Nordio si fosse accollato la responsabilità politica di
sospendere il 41 bis?
«Per garantire la serenità dei giudici si sarebbero dovuti evitare tutti i commenti che hanno dimostrato – ma non mi riferisco solo a Nordio – la fortissima incertezza giuridica della situazione. Nordio ritiene sussistenti i presupposti del 4 1bis, la stessa certezza non ce l’ha il Pg della Cassazione Gaeta, e i vari giudici coinvolti nel caso che hanno espresso valutazioni tra loro difformi».
Il 41bis viene applicato con troppo automatismo?
«Bisogna che la politica rifletta subito su uno strumento che richiede di essere rivisto alla luce dei principi costituzionali, della giurisprudenza della Consulta e delle Corti europee. Sì al carcere duro solo come assoluta eccezione nei gravissimi casi in cui è effettivamente in pericolo la sicurezza pubblica ed è accertata, oltre ogni ragionevole dubbio, la pericolosità effettiva del condannato».
Va abolito?
«Mi attengo a quello che ha scritto la Consulta che ha provato a limitare gli effetti della sua applicazione, confermandone la costituzionalità, ma preservando il senso di umanità che deve garantire la detenzione di chiunque».