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 2023  febbraio 25 Sabato calendario

Cresce il centrodestra: è al 48,2%. Il Pd al 17% incalza il M5S in calo

Il mese di febbraio è stato denso di avvenimenti importanti, a partire dalle Regionali in Lombardia e nel Lazio – vinte come previsto dal centrodestra – che hanno fatto registrare una sostanziale tenuta di Lega e Forza Italia senza modificare significativamente i rapporti di forza tra i partiti della maggioranza di governo, scongiurando così il rischio di aumentare le tensioni interne. Sul fronte opposto hanno tenuto banco soprattutto le primarie del Pd per l’elezione del nuovo segretario. E nel corso del mese non sono mancate vicende che hanno fatto discutere, radicalizzando talora le opinioni: lo sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito contro il regime di custodia previsto dall’articolo 41 bis (con annesso il caso Donzelli-Delmastro), l’assoluzione di Berlusconi al processo Ruby ter, gli interventi sul Superbonus. Sullo sfondo il quadro economico è risultato sostanzialmente migliore delle previsioni, con il rallentamento dell’inflazione, il contenimento del costo del gas e dei carburanti e, più in generale, il venir meno dell’ipotesi di entrare in recessione. Sul fronte internazionale aumentano la preoccupazione la guerra in Ucraina, sia per le conseguenze economiche, sia per il rischio di estensione del conflitto, nonché la contrarietà per l’invio delle armi, come abbiamo visto nel sondaggio pubblicato ieri su queste pagine.
Quale impatto ha avuto questo scenario articolato e complesso sulle opinioni dei cittadini? I giudizi sull’esecutivo e su Giorgia Meloni si mantengono esattamente sugli stessi livelli registrati a fine gennaio, con un indice di gradimento pari rispettivamente a 51 e 53. Si confermano quindi due elementi che stanno accompagnando l’esecutivo fin dal suo insediamento: l’apprezzamento viene espresso da una percentuale significativamente superiore rispetto al bacino elettorale dei partiti della maggioranza e la sostanziale polarizzazione delle valutazioni (il 45% si esprime positivamente contro il 43% di parere opposto). L’indice di gradimento della premier (53) è quasi plebiscitario tra gli elettori del suo partito (97), si mantiene su valori molto elevati tra gli alleati della Lega (86) e di FI (74), mentre tra i partiti dell’opposizione ottiene un indice più elevato tra gli elettori del Terzo polo (53) rispetto ai dem (24), ai 5 Stelle (24) e agli elettori dell’Alleanza Verdi-Sinistra (14). A differenza dal suo predecessore, la premier fatica ad avere consenso tra gli astensionisti (che rappresentano la maggioranza relativa degli elettori), infatti l’indice di gradimento si attesta a 37 (contro 55 di Draghi).
Gli orientamenti di voto fanno registrare un ulteriore aumento del centrodestra (+1,6%) che si attesta al 48,2%, il risultato più elevato dal gennaio dello scorso anno. Tutti i partiti della maggioranza fanno registrare un segno positivo, in particolare Forza Italia (+0,6%) che si riporta sopra il 7% e FdI (+0,5%) che tocca il 31%. Tra le forze politiche dell’opposizione il Pd con il 17% registra un aumento (+ 0,6%), mentre il M5S (17,5%), il Terzo polo (6%) e l’Alleanza Verdi-Sinistra (3,5%) arretrano rispetto ad un mese fa. Si mantiene molto elevata la quota di coloro che intendono astenersi o si mostrano indecisi (41,5%).
Gli alleati
FdI torna a quota 31%, in crescita anche
la Lega (+0,3%)
e Forza Italia (+0,6%)
Quanto alla popolarità dei leader, Conte (indice di gradimento pari a 30) pur mantenendosi in testa nella graduatoria, perde 2 punti e viene tallonato da Salvini, stabile a 28. La differenza tra il leader M5S e quello leghista si riduce da 7 a 2 punti in tre mesi. Da segnalare anche la flessione di due punti di Calenda (19) e Renzi (13) presumibilmente a causa del risultato elettorale inferiore alle aspettative.
Con ogni evidenza il risultato delle Regionali si riverbera sugli orientamenti di voto e sul gradimento dei leader, premiando i vincenti e penalizzando gli sconfitti. Il centrodestra si rafforza sull’onda della netta vittoria in Lombardia e nel Lazio e in presenza di un’opposizione mai così divisa. Il Pd, uscito indenne dalle Regionali, risale la china grazie al dibattito sulle primarie e riduce la distanza dal M5S, mentre il Terzo polo, che aveva puntato molto sulla candidatura di Letizia Moratti in Lombardia, fa segnare una battuta d’arresto.
Chi non vota
Cresce nuovamente
la porzione di chi si astiene o si mostra indeciso: è al 41,5%
Le vicende di febbraio non sembrano aver avuto effetti sul consenso per l’esecutivo e la premier, che si mantiene stabile grazie soprattutto alle scelte di fondo finora adottate, dalle alleanze internazionali al rapporto con l’Unione Europea, dall’attenzione ai conti pubblici all’implementazione del Pnrr. Sono scelte in continuità con il recente passato che rassicurano gran parte dei cittadini e attenuano quella forte connotazione politica evocata da molti ma che finora si è limitata ad alcune iniziative dal valore simbolico o alle dichiarazioni di alcuni ministri o parlamentari della maggioranza.