Corriere della Sera, 25 febbraio 2023
Milleproroghe, il richiamo di Mattarella
ROMA Cartellino giallo del Quirinale al governo sul decreto legge Milleproroghe. Motivo: la proroga delle concessioni balneari, ma non solo. Il presidente della Repubblica ha firmato il testo uscito dal Parlamento e sul quale l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni aveva chiesto il voto di fiducia, ma lo ha fatto accompagnando il via libera con una severa lettera indirizzata ai presidenti di Camera e Senato. In essa Sergio Mattarella elenca gravi rilievi, sufficienti di per sé a negare la promulgazione del decreto e a rinviare il testo al Parlamento: scelta che il presidente ha evitato solo per non determinare incertezza e confusione normativa, essendo il decreto in vigore dal 29 dicembre scorso, dopo l’ok in consiglio dei ministri.
La lettera di Mattarella va dunque oltre la questione dei balneari, dove la censura era attesa, visto il palese contrasto della proroga con le direttive europee e con le sentenze del Consiglio di Stato. Le critiche del Quirinale sono di metodo e di merito. Il testo del decreto arrivato alla firma, scrive Mattarella, «contiene, in seguito all’esame parlamentare, 205 commi aggiuntivi rispetto ai 149 originari». Il decreto Milleproroghe, divenuto una consuetudine di fine anno, dovrebbe contenere solo proroghe «di termini il cui decorso sarebbe dannoso». E invece ci sono interventi «del tutto estranei» che «trasformano» il provvedimento in un decreto «omnibus», in contrasto con sentenze della Corte Costituzionale e i ripetuti richiami dello stesso Mattarella.
Nel decreto, prosegue il presidente, ci sono norme che dispongono un «mero finanziamento ovvero un rifinanziamento», con «oneri per le finanze pubbliche». Passando ai contenuti, sulla questione dei balneari, il presidente, parla di «specifiche e rilevanti perplessità». La Corte di giustizia europea, ricorda Mattarella, «ha ritenuto incompatibile con il diritto europeo la proroga delle concessioni». E invece, con emendamenti parlamentari, è stata disposta la proroga di un anno, al 31 dicembre 2024 (allungabile, per «ragioni oggettive» fino a fine 2025). Norme, sottolinea il Colle, che, «oltre a contrastare con le definitive sentenze del Consiglio di Stato, sono difformi dal diritto dell’Ue, anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia» con Pnrr. Non solo. Poiché il Consiglio di stato ha ritenuto inapplicabili eventuali proroghe, c’è il rischio di un forte contenzioso, dice Mattarella.
La lettera
Mattarella ha elencato gravi rilievi, sufficienti di per sé a negare la promulgazione
Tutto questo, aggiunge, «potrebbe giustificare l’esercizio della facoltà attribuitami dall’articolo 74 della Costituzione», cioè il rinvio del testo alla Camere. Tuttavia, per evitare tra l’altro «incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme», «ho ritenuto di promulgare la legge». Ma, conclude il presidente, sulle concessioni demaniali sono «indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento. Sarà infatti necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza». Infine, Mattarella richiama al rispetto delle coperture finanziarie, che dovranno essere integrate «con il primo provvedimento legislativo utile».
«Quanto richiamato dal capo dello Stato – dicono a palazzo Chigi – meriterà attenzione e approfondimento da parte del governo nel confronto col Parlamento». Parole analoghe vengono da Forza Italia mentre il Pd chiede al governo di «scusarsi e tornare in Parlamento», i 5 Stelle parlano di «figuraccia epocale» e i Verdi hanno inviato un esposto alla Ue. «La sinistra smetta di vessare le imprese», replica Fratelli d’Italia.