Corriere della Sera, 25 febbraio 2023
I 12 punti di Pechino
«Rispettare sovranità e integrità territoriale di tutti i Paesi, grandi e piccoli, ricchi e poveri»; «cessate il fuoco»; «ripresa dei negoziati di pace». Ha messo questi obiettivi la Cina in testa al documento che il capo della politica internazionale del Partito aveva portato in giro per l’Europa (e a Mosca) negli ultimi dieci giorni propagandando l’iniziativa.
Il documento è in 12 punti, il numero che il suo messaggero Wang Yi aveva anticipato agli interlocutori europei per dargli il peso di un’iniziativa strutturata. Ed è stato finalmente pubblicato sul sito del Ministero degli Esteri di Pechino nel primo anniversario dell’invasione russa all’Ucraina, che Xi Jinping e compagni non hanno mai chiamato invasione. Titolo: «Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina».
La sovranità territoriale
Punto 1: «Rispetto della sovranità e integrità territoriale di tutti i Paesi». Poche ore prima, a New York, l’Assemblea generale dell’Onu aveva votato a stragrande maggioranza una risoluzione per una pace «complessiva, giusta e duratura». La Cina si è astenuta. Le Nazioni Unite vorrebbero il ritiro incondizionato delle forze russe dal territorio ucraino. Il documento elaborato dalla diplomazia cinese non lo chiede, né ricorda che c’è un’invasione in atto.
La risposta americana
Ha avuto gioco facile il Consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca nel commento del tutto negativo: «La proposta cinese si sarebbe dovuta fermare al primo punto: la richiesta di rispetto della sovranità di tutti i Paesi – ha detto Jake Sullivan – perché questa guerra potrebbe terminare domani, se la Russia smettesse di attaccare l’Ucraina e ritirasse le sue forze». Il segretario di Stato Antony Blinken ha dato il colpo finale da parte americana: al Consiglio di Sicurezza Onu ha chiesto di «non farsi ingannare da una richiesta di cessate il fuoco temporaneo e incondizionato», perché sarebbe «falsa equidistanza».
La nuova Guerra Fredda
Il punto 2 della posizione cinese invoca «l’abbandono della mentalità da Guerra Fredda», che Pechino attribuisce sempre agli americani e alla Nato. La frase chiave nel paragrafo è: «La sicurezza di una regione non deve essere perseguita rafforzando o allargando i blocchi militari». Secondo Xi la Russia ha reagito alla minaccia provocata dall’avvicinamento dell’Ucraina democratica all’Occidente.
Resta il fatto che, per la prima volta la Cina mette per iscritto il proprio pensiero su questa guerra che la allarma perché rischia di compromettere il suo rapporto (commerciale) con gli occidentali e l’accesso alle tecnologie avanzate sviluppate dai Paesi dell’Unione europea, dopo che gli Stati Uniti hanno già imposto fortissime restrizioni all’esportazione del know-how della loro industria.
Il cessate il fuoco
Anche la richiesta di «cessazione delle ostilità», messa al punto 3 del documento, ha sollevato il sospetto di una mossa a favore di Mosca. I cinesi spiegano che durante la tregua «tutte le parti dovrebbero sostenere Russia e Ucraina per la ripresa di un dialogo diretto, per disinnescare gradualmente la situazione e raggiungere la fine delle ostilità». La preoccupazione cinese è che il conflitto «vada fuori controllo e si estenda», ed è ragionevole. Americani ed europei osservano che un cessate il fuoco incondizionato «cristallizzerebbe» le posizioni raggiunte dalle forze di aggressione russe. E permetterebbe al Cremlino di riorganizzare la macchina bellica che non è riuscita a travolgere le difese di Kiev.
Lo stop alle sanzioni
Altro punto che gli occidentali non accettano, senza un ritiro russo, è quello espresso al numero 10: «Stop alle sanzioni unilaterali». Il punto 12, quello finale, già parla di impegno cinese per la ricostruzione postbellica.
Quello di Pechino «non è un piano di pace» e la Cina è con Mosca, dice la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Volodymyr Zelensky però vuole vedere le carte e annuncia: «Ho intenzione di incontrare Xi Jinping».
Il documento cinese almeno ricorda ai russi (e non è poco) che «le centrali nucleari civili» debbono rimanere al sicuro dalla guerra (punto 7); e che «le armi nucleari non vanno usate, né se ne deve minacciare l’impiego» (punto 8). Pechino si rende conto che la sua proposta di soluzione non ha possibilità di essere accettata, commenta Shi Yinhong, rispettato docente di relazioni internazionali all’Università Renmin di Pechino. «Ma il governo cinese ritiene necessario reiterare la propria neutralità nella guerra per preservare la propria influenza, non solo criticando la Nato ma anche distinguendosi dal comportamento della Russia».