Corriere della Sera, 24 febbraio 2023
La statua di Maradona
NAPOLI La statua di Diego Armando Maradona non avrà mai posto davanti ai cancelli dello stadio che oggi porta il nome del grande calciatore argentino morto il 25 novembre del 2020, a sessant’anni appena compiuti. Anzi, non avrà mai posto a Napoli perché il Comune, dopo averne accettato la donazione da parte dello scultore Domenico Sepe, che la realizzò all’indomani della scomparsa del Pibe, ha cambiato idea e ha deciso di restituirla all’artista. Ne rimarrà il ricordo di una cerimonia di inaugurazione in grande stile – con il sindaco Manfredi, gli assessori, il presidente De Laurentiis e gli ex compagni di squadra di Maradona – qualche polemica per l’eresia del pallone poggiato sul piede destro di Diego e non sul suo magico sinistro, e un epilogo a sorpresa, perché a quindici mesi dall’inaugurazione (che fu fatta il 25 novembre 2021, nel primo anniversario della morte del calciatore) nessuno poteva immaginare che la statua firmata da Sepe rappresentasse per l’amministrazione comunale una questione ancora da definire.
E invece adesso arriva la notizia, anticipata ieri sulle pagine del Mattino, di una delibera di giunta, approvata su proposta del sindaco Gaetano Manfredi e dell’assessore allo Sport Emanuela Ferrante, che sancisce la nullità dell’atto di donazione e restituisce l’opera allo scultore. Che tra l’altro già la custodiva nel suo studio, perché dopo la cerimonia del novembre di due anni fa, gli fu affidata in attesa che si completasse l’iter burocratico per la sistemazione definitiva davanti allo stadio.
Nel frattempo, però, gli uffici dell’avvocatura si sono resi conto che il valore della statua non poteva essere di trentamila euro, come sostenuto da Sepe, perché la stima dei soli materiali utilizzati sforava decisamente quella cifra. E poiché il codice civile stabilisce che l’ente può accettare soltanto donazioni di valore commisurato alle disponibilità economiche del donatore, e al Comune non risulta che l’artista navighi nell’oro, si è deciso di azzerare tutto.
Insomma, all’origine della decisione non ci sarebbe una questione di disamore di un sindaco juventino verso colui che rimarrà sempre il più amato dai tifosi napoletani, anche se tra due o tre mesi potrebbe non essere più l’unico ad aver portato la squadra allo scudetto.
Probabilmente al Comune si sono resi conto che le cose all’epoca, sull’onda dell’emozione per la scomparsa di Maradona, furono fatte con troppa precipitazione e superficialità. E senza il passo indietro deciso dalla giunta si sarebbero rischiate conseguenze peggiori di una figura non proprio bellissima. L’assessore Ferrante parla di una indagine della magistratura intorno alla storia della donazione della statua, e la delibera sottolinea che «l’installazione dell’opera presso lo stadio pare in grado di restituire al donante una utilità non irrilevante in termini di prestigio e di visibilità». E questo potrebbe «risultare appetibile e contendibile da parte di altri artisti, e di conseguenza impone il principio di imparzialità e di conseguenza il ricorso a procedure di evidenza pubblica».
Un modo per dire che magari un giorno una statua di Maradona allo stadio potrà anche esserci, ma non quella di Sepe. Che certo non l’ha presa bene. «Sono molto amareggiato e anche offeso. Supporre che io possa ricevere fama dall’opera è come dire che sono l’ultimo arrivato. E invece non è così».
Sepe è scettico anche sull’esistenza di una indagine della magistratura: «Non ne so niente, ma se c’è, non credo proprio che possa riguardare me perché non sono mai stato ascoltato né convocato in Procura».