Avvenire, 24 febbraio 2023
Biografia di Willa Cather
Willa Cather (1873-1947) è una scrittrice che ha narrato l’immensa provincia statunitense al tempo dei pionieri scrivendo libri indimenticabili, periodicamente riscoperti ma oggi molto dimenticati. In Italia era edita nella Medusa mondadoriana, ma fu riscoperta negli anni Settanta e Ottanta da Adelphi ( Una signora perduta, e quel Il mio mortale nemico in cui si scopriva che il nemico del titolo era infine il perfetto marito della protagonista, che con il suo amore le aveva in qualche modo tagliato le ali), dalla Tartaruga ( La mia Antonia, il suo romanzo più noto e più bello, per il quale scrissi una prefazione inadeguata), da Mondadori (per cura di Giovanni Raboni La morte viene per l’arcivescovo, una sorta di bellissimo western cattolico…), mentre fu trascurato, mi pare, un romanzo storico sulla fondazione del Quebec, Ombre sulla Rocca. Per Uno dei nostri aveva vinto il Pulitzer, e l’epoca che vi narrava era la Prima guerra mondiale. Ma è La mia Antonia, magnifica e calorosa ricostruzione della vita di una piccola comunità di immigrati cechi nel Nebraska, il suo libro più noto, il suo capolavoro. La figura di Antonia (l’accento va sulla A) è tra le più belle figure femminili della letteratura del Novecento, incontrata più volte nel romanzo da un narratore che ne apprezza il carattere, la forza e dolcezza di cui ella è capace. (Willa Cather amava le donne e spesso si è immaginata un narratore maschile per poterle cantare al meglio…) Forse solo John Ford avrebbe potuto trarne un film, per la condivisa passione per il mondo dei pionieri, immigrati in “terre promesse” – come qui le grandi praterie da loro dissodate e coltivate nel centro degli Usa. Antonia è un personaggio di virtù tradizionali, ma che unisce l’amore per la vita e la natura alla solidità di una formazione religiosa e contadina, e sostiene il confronto con i più personaggi femminili della letteratura tra Otto e Novecento. Ne fece un bel ritratto Truman Capote, che frequentando in gioventù la grande biblioteca di New York vi incrociava la vecchia e robusta signora senza sapere chi fosse, finché un giorno, prendendo insieme un caffè, la donna gli chiese quali fossero i suoi scrittori preferiti e lui, dopo un elenco un po’ ovvio: «C’è poi un grande romanzo dimenticato, La mia Antonia, lo conosce?». E Willa, ridendo: «L’ho scritto io»