La Stampa, 23 febbraio 2023
Intervista a Rosanna Banfi
Lucia Lagrasta-Zagaria era la forza di Lino Banfi, era il perno della famiglia, era il centro cui tutto girava attorno, silenziosa, sempre un passo indietro, risoluta, sicura di se stessa e dei valori saldi con i quali era stata cresciuta. È morta l’altra notte, a fianco marito e figli, e mentre Lino si sente «spaesato e confuso», Rosanna, la figlia, cerca di raccontarla per come le piacerebbe fosse ricordata, non come era negli ultimi tempi, «scordarella», colpita dal terribile morbo di Alzheimer. «Ora la penso di nuovo giovane».
Rosanna, chi era la sua mamma per la vostra famiglia?
«Era il perno e tutto girava attorno a lei. Piccolina, minuta ma con una forza incredibile. Quando è stata male ci siamo tutti sentiti mancare la terra sotto i piedi».
Una vita d’amore?
«Settant’anni di vita insieme. Per lui, per papà che all’epoca si chiamava ancora Pasquale Zagaria, aveva lasciato il lavoro, aveva un negozio che andava bene ma niente, contro il volere della famiglia che non voleva come genero un attore scapestrato, mamma si fidanzò con papà e fuggì con lui. Lei lo ripeteva sempre, fuggita senza essere incinta».
Come si erano conosciuti?
«Al paese, Canosa di Puglia. Mamma aveva 14 anni e papà 16. Lui la fermò per strada dicendole “Signorina, le posso parlare?”. Lei niente, testa bassa e passo veloce, erano gli Anni 50 non si usava dare confidenza. Le donne di una volta, vergognose, timidissime, al servizio della famiglia. Ci volle tanto prima che si fermasse».
E poi?
«E poi vennero a Roma a fare la fame tutti e due. Insieme si sono vissuti la gavetta di papà, tutto il periodo dell’avanspettacolo a due lire. Ma le posso assicurare una cosa: papà non avrebbe fatto la carriera che ha fatto senza mia madre. Sempre al suo fianco e sempre un passo indietro. Odiava le uscite mondane, mai a una cena, mai. Era dedita alla famiglia, aveva preso la patente tardi proprio per poterci accompagnare ovunque. Sempre presente nei momenti importanti della vita. Venne anche al matrimonio di mia figlia, purtroppo era già malata e non si è potuta godere la felicità della nipote».
Poi suo padre ha cominciato ad avere successo e a girare un’infilata di film diciamo un po’ scollacciati. Sua madre che ne pensava?
«Non è stata mai gelosa delle bellissime donne che hanno lavorato con mio padre, ha sempre avuto piena fiducia. Mai una lite per quel motivo. Il lavoro veniva innanzitutto e la serietà ne era la logica conseguenza. Mamma lo sapeva benissimo».
Quale è il film di suo padre che piaceva di più a sua madre?
«La vuole sapere una cosa buffa? Per assurdo a mia madre i film comici non piacevano. Non li andava a vedere. Solo quelli di papà, per affetto. Diciamo che negli anni Settanta non è che ha proprio girato pellicole da Oscar anche se la gente poi li gradiva. A mamma piacevano quelli che avevano un tocco melanconico, come Nuda proprietà, oppure Tutti i padri di Maria, Il padre delle spose dove lavoravo anche io o ancora Difetto di famiglia con Nino Manfredi».
Lei ha detto che sua madre vi è stata sempre accanto, anche durante la sua malattia?
«Ecco, in quell’occasione, meno. Era spaventatissima, impaurita da una malattia che aveva colpito me, sua figlia. Per un genitore è terribile, molto peggio che se capitasse a lui. Mi veniva a trovare in ospedale e si sedeva al pizzo del letto senza togliersi il cappotto, come volesse fuggire via».
Lei da concorrente a Ballando con le stelle ha dedicato una serata a sua madre «scordarella», facendo commuovere l’Italia per il modo con cui parlava dell’Alzheimer.
«Sì, mia madre era felicissima della mia partecipazione a Ballando, anche se stava già tanto male. Vederla così mi metteva una tristezza profonda, ero talmente dispiaciuta che ultimamente andavo di meno a trovarla: era terribile non poter più condividere tanti momenti brutti e belli della vita».
Per lei funerali nella chiesa del quartiere.
«Era molto amata da tutti i vicini. Essendo generosissima aveva aiutato tanta gente. Pensi che da Londra è arrivato per salutarla un uomo dello Sri Lanka che aveva lavorato trent’anni fa da noi. Mi diceva tra le lacrime che senza di lei non avrebbe fatto niente... E mamma ha anche salvato tanti animali abbandonati».
Che cosa mancherà di più a Lino di Lucia?
«La presenza, settant’anni di presenza. Le loro due poltrone una accanto all’altra in salotto. Una ora è vuota».