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 2023  febbraio 23 Giovedì calendario

Condannato l’uomo che creò “el Chapo”

Un patto tra Cartelli e governo messicano. Un patto scellerato in nome della “guerra alla droga” che ha provocato 170mila morti in dieci anni. È raro che la verità storica coincida con la verità giudiziaria. Quando questo accade non è solo un trionfo del Diritto ma della realtà che si impone sulla fantasia. I fili del passato tornano a riannodarsi nel presente e si sovrappongono. Completano un quadro offerto finora solo dalle leggende dei narcocorridos. Non siamo più davanti a un film, a una serie che Netflix (El Chapo) ha ricostruito in modo esemplare. Siamo in un tribunale di Brooklyn, a New York, lo stesso che ha inflitto un ergastolo a Joaquín “El Chapo” Guzmán.
Una sentenza storica
Quindici giurati popolari pronunciano una sentenza che segnerà per sempre la guerra al traffico di droga, le connessioni tra potere e narcos, le attività ambigue della Dea che in questa battaglia inconcludente ha speso in 15 anni 5 miliardi di dollari dei contribuenti americani. Viene condannato Genaro García Luna, 54 anni, per dieci capo della Polizia Federale messicana sotto la presidenza di Vicente Fox e poi addirittura segretario alla Sicurezza, che equivale a ministro degli Interni, con Felipe Calderón. Lo hanno riconosciuto colpevole dei cinque reati per i quali era stato arrestato in Texas nel dicembre del 2019, appena cinque mesi dopo la condanna del Chapo. Associazione a delinquere finalizzata allo spaccio internazionale di cocaina; cospirazione per distribuire e detenere cocaina; cospirazione per importare cocaina; criminalità organizzata e resa di false dichiarazioni sulla domanda di naturalizzazione sostenendo di non aver commesso alcun reato. Luna rischia una pena dai 20 anni all’ergastolo. L’ammontare sarà noto entro tre mesi.
La guerra ai Cartelli
È la prima volta nella storia dei due paesi confinanti che un funzionario dello Stato messicano viene giudicato e condannato dalla magistratura statunitense. E mai prima d’ora un pezzo da novanta, l’ex zar antidroga a cui Calderon (2006-2012) aveva affidato la strategia per condurre la sua assurda “guerra alla droga”. Fu questo esponente di punta del Pan a dichiarare appena eletto un’offensiva senza quartiere ai Cartelli per spegnere la violenza che stava insanguinando il Messico e inondando di cocaina gli Stati Uniti. Arrivato al potere trovò questo oscuro, ambizioso funzionario che grazie alle sue manovre basate su ricatti e colpi di scena era riuscito a risalire tutti i gradini e diventare direttore dell’Agenzia federale investigativa (Afi) nel governo di Vicente Fox (2000-2006). Calderón diffida di quel funzionario dall’aria innocente, troppo fedele ed efficiente. Ma per portare a termine la guerra ai Cartelli ha bisogno del suo aiuto e della sua passata esperienza.
Il patto scellerato
Si affida a lui e Genaro Luna gli propone il patto scellerato: puntare su un solo capo dei narcos piuttosto che trattare con tutti. La Dea è complice del piano. Le autorità americane premono per frenare il fiume di droga che invade i loro confini. La lotta alla droga prevede anche scelte azzardate, fuori dagli schemi e dalla legalità. Contano i risultati. E questi arrivano quando Luna sceglie il nome del Chapo. Guzmán ha un problema: controlla lo Stato di Sinaloa ma non ha accesso diretto alle frontiere con gli Usa. Deve pagare la tassa di passaggio agli altri Cartelli che gestiscono le porte di accessodi Juárez, Tijuana, Nuevo Laredo e Matamoros. Luna gli propone di emergere: gli fornirà informazioni per fare degli arresti da dare in pasto ai media e premiare così il governo Calderon lasciando al Chapo campo libero nel suo business. Una coppia decisa e scaltra. Il connubio funziona a dovere. Gli avversari del boss di Sinaloa vengono sbaragliati, il presidente è entusiasta dei risultati, la Dea gongola perché ha visto giusto.L’ambizione del boss di Sinaloa
Ma il Chapo è ambizioso, vuole diventare il re mondiale della cocaina. Ha bisogno sempre più di soldi, deve ungere, corrompere, pagare migliaia di poliziotti e funzionari. Deve elargire mazzette milionarie allo stesso Luna che non lavora solo per il potere. Diventa incontrollabile. La Dea si lamenta, lo piazza in cima alla lista nera dei nemici e ricercati. Il Chapo è già evaso una volta dal carcere grazie all’aiuto di Luna che gli annuncia la rottura del patto. Il boss di Sinaloa viene arrestato una seconda volta ma evaderà di nuovo nel tunnel che aveva fatto scavare sotto la prigione a bordo di una slitta motorizzata. Una fuga clamorosa. Mette in imbarazzo Calderón, fa infuriare la Dea. Luna è nei guai ma riesce a catturare il suo ex socio e lo fa estradare direttamente negli Usa senza passare per la giustizia messicana. Sappiamo che fine ha fatto il Chapo.
L’arresto dello zar
Cinque mesi dopo la sua condanna viene arrestato anche l’ex ministro degli Interni nel frattempo riparato in Texas dove si gode la montagna di denaro accumulato con le mazzette. Resta in carcere per tre anni, quindi arriva il processo e la condanna. È rimasto in silenzio durante il verdetto. Ha reagito invece l’ex presidente Calderón: «È una sentenza politica che punta a delegittimarmi. Si basa sulle testimonianze di ex trafficanti in carcere che puntano a sconti di pena. Non ho mai trattato con i criminali. Ho combattuto con determinazione e con la legge in mano. Con il mio governo ho ottenuto risultati che altri si sono sognati di avere. Rivendico il mio operato». Oggi vive e lavora in Spagna.
Il ruolo della Dea
Raggiante il presidente Andrés Manuel López Obrador che aveva puntato su questo processo per criticare le scelte della guerra alla droga del suo predecessore. Entusiaste le reazioni del Dipartimento della Giustizia: «Il verdetto è una luce splendente per lo Stato di diritto. L’ex segretario alla Sicurezza ha accettato avidamente milioni di dollari in tangenti macchiate dal sangue delle guerre dei Cartelli. È un traditore che ha sulla coscienza la morte di decine di migliaia di cittadini messicani e americani».
Soddisfatta anche la Dea che, tuttavia, non esce pulita da questa sentenza. Dovrebbe spiegare quale ruolo ha avuto nella storia di un patto che ha trasformato il Messico in un cimitero e aprire le dighe del fiume di droga verso gli Usa. Ma questo è un capitolo a parte.