Corriere della Sera, 23 febbraio 2023
Meloni difende Zelensky
KIEV Alle nove e mezzo del mattino, in terra polacca, Giorgia Meloni scende con le sneakers ai piedi dal vagone di testa dello stesso treno su cui ha viaggiato Joe Biden, sale sull’aereo di Stato diretto a Roma e finalmente si addormenta. «Ero stanchissima, eppure non ho chiuso occhio per tutta la notte», racconta. Non tanto per le parole che, a distanza e in favor di telecamere (italiane e ucraine), Volodymyr Zelensky ha rivolto a Silvio Berlusconi, quanto per l’importanza e la delicatezza della sua prima missione a Kiev. La distruzione che ha visto a Irpin, la commozione che ha provato sull’orlo della fossa comune di Bucha e i ringraziamenti che ha ascoltato dal capo della resistenza ucraina l’hanno ancor più convinta che la linea dell’Italia a sostegno del Paese aggredito da Mosca «è quella giusta». E che la guerra di Putin, con i peluche accanto alle foto e ai fiori sulle tombe dei bambini, «non ha senso».
Tornata a Palazzo Chigi e accolta dall’ennesima polemica politica, Meloni risponde «a quanti vogliono per forza attaccarci» ricordando che il nostro Paese, anche dopo il governo di Mario Draghi, ha avuto sull’aggressione del Cremlino all’Ucraina «una posizione chiarissima» da subito: «Grazie a Fratelli d’Italia, abbiamo dimostrato di essere un partner serio, affidabile, credibile. È quello che volevo, perché è il modo migliore di difendere gli interessi nazionali. Una nazione coraggiosa e affidabile, che non tentenna sulla politica estera». E questo, lei ne è convinta, il presidente Zelensky e il suo popolo lo riconoscono: «Lo dice l’accoglienza non solo delle istituzioni, ma dei cittadini comuni, lo hanno detto le persone che ci aspettavano con i cartelli sotto ai palazzi bombardati». Ad averla colpita, oltre alla fermezza di Zelensky e alla resistenza degli ucraini, è stata «l’attenzione delle persone normali, una cosa che mi ha molto commossa».
La visita
Mi ha molto commossa l’attenzione delle persone normali, ci aspettavano con i cartelli
Sulle prime la risposta di Zelensky alle domande su Berlusconi, il leader di un partito della sua maggioranza, sembrava averla spiazzata, persino gelata. E invece no. «Non sono irritata – assicura la presidente del Consiglio —. Trovo che alcune letture della conferenza stampa siano fuori dal mondo. Quando gli hanno chiesto di Berlusconi, Zelensky ha tentato di gettare acqua sul fuoco. Poteva dire cose ben più pesanti». Il presidente ucraino ha dichiarato davanti alla stampa, nella sede più ufficiale possibile, che l’ex premier italiano mai si è trovato i carrarmati russi nel giardino, mai ha avuto la casa bombardata, mai gli sono stati uccisi parenti, mai sua moglie è stata costretta a rischiare per procurare il cibo per la famiglia... Davvero poteva essere più pesante di così? «Non erano parole aggressive – continua la premier – Zelensky ha provato a spiegare alla gente comune che ti ci devi trovare per capire cosa stanno vivendo gli ucraini. Non voleva certo accendere una miccia». Insomma, per lei non è stato uno schiaffo? «No, tutt’altro. Il presidente ucraino ha premesso che lui rispetta le posizioni diverse, quindi anche quella del fondatore di Forza Italia. Ma poiché la domanda è stata reiterata più volte, da giornalisti italiani e ucraini, lui ha risposto e ha detto “ti ci devi trovare”. Poteva dire cose ben più pesanti e non lo ha fatto».
Insomma, a irritarla non sono le ruvidissime critiche di Berlusconi, pronunciate ormai diversi giorni fa, né la reazione di Zelensky che ha provocato molto clamore anche fuori dai confini, ma piuttosto sono alcuni commenti «surreali» che la conferenza stampa congiunta di Kiev ha suscitato in Italia, in Parlamento e sulla stampa. La premier, come ha confidato anche a esponenti del governo a lei molto vicini, è delusa dal tentativo di molti, non solo nei partiti di opposizione, di sminuire la portata della sua visita nella capitale ucraina. Una missione che, a suo giudizio, ha avuto e avrà «esiti molto concreti, su vari fronti». Dagli aiuti umanitari alle forniture militari, dall’impegno italiano per la ricostruzione all’offerta di «ragionare su come far lavorare insieme Roma e Odessa», entrambe candidate per Expo 2030.
Per Giorgia Meloni insomma la giornata di martedì a Kiev, nelle stesse ore dei discorsi al mondo di Putin e di Biden, è andata bene davvero. Anche e soprattutto sul piano della politica internazionale. Perché il governo è riuscito «a tenere la barra dritta in politica estera» nonostante il nostro Paese abbia, lo confermano i sondaggi, l’opinione pubblica più divisa dell’Occidente e con il sostegno più basso alla causa di Kiev. «E questo lo ha capito benissimo Zelensky, che ci ha pubblicamente ringraziati e ha mostrato grande apprezzamento. E lo hanno capito anche i cittadini ucraini». I quali forse non possono comprendere come e quanto i vertici di Fratelli d’Italia, a cominciare dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, siano «orgogliosi» di aver alzato un muro per fermare la «tentazione al disimpegno» nei confronti dell’Ucraina, che si avverte anche nella Lega.