Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  febbraio 23 Giovedì calendario

Il Pizza Index fatto in Europa

Gli americani controllano il prezzo di un hamburger, nella versione più semplice, per scoprire quali siano le città più economiche e più care nel mondo, dalla Nuova Zelanda all’Islanda. Un indice, diciamo, nazionalista, perché l’hamburger ufficialmente riconosciuto è quello preparato nelle loro catene internazionali. Quelle locali sarebbero imitazioni. Gli americani sono sicuri che le polpette nel panino le abbiano inventate loro, mentre sono nate in Germania, ad Amburgo e anche altrove. Le chiamano pure Frikadellen, sempre polpette sono.


I tedeschi, invece, hanno appena condotto un’indagine per stabilire un Pizza-Index, pubblicato da Die Welt. Dove si gusta la più economica pizza Margherita in 43 capitali europee? Si sono limitati al Vecchio continente, pensando al costo di un’indagine mondiale. La più economica si gusta a Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, località storica e purtroppo poco turistica, dove ve la cavate con 3,44 euro. La più cara a Berna, con 17,70 euro. I controllori, ovviamente, non riferiscono sulla qualità degli ingredienti, né sull’abilità del pizzaiolo. Basta che sia rispettata la ricetta classica: formaggio e pomodoro. Non importa che la mozzarella sia di bufala. La pizza, secondo i tedeschi, è italiana, e non americana come credono sempre gli americani, ma è ormai una specialità amata in tutto il mondo.


Secondo le statistiche, il 25,3% dei tedeschi la consuma almeno una volta al mese, e la cerca anche in vacanza. La più amata è la pizza Margherita, seguita da varietà che farebbero inorridire i napoletani. Al secondo posto troviamo la pizza salami, scritto così. Sul podio sale la pizza Hawaii, con fette di ananas, che non ho mai provato. Viene servita anche ai bambini nelle mense scolastiche, nella convinzione che sia un piatto completo, carboidrati, proteine e vitamine.


Dato che sono egocentrico, parto dalle mie due case, Roma e Berlino sono quasi alla pari, entrambe a metà classifica: la prima si piazza in 22esima posizione con 9,33 euro, la seconda un posto dopo, con 9,11 euro. E devo contraddire subito un pregiudizio. Nella capitale prussiana, si trovano pizze dignitose, perfino ottime, e i pizzaioli non sono sempre italiani. A preparare una Margherita ci riescono perfino i tedeschi. A Trastevere, è sempre più difficile trovare una pizza decente, molte pizzerie pensano solo ai turisti, nella convinzione che non siano esperti, tanto se non tornano ne arrivano altri.


Nell’inchiesta sono state controllate circa 500 pizzerie, almeno cinque per ogni capitale, facendo poi una media del prezzo. Dopo Berna, che è in base ai miei ricordi una delle città più care dove sia stato durante i miei anni da inviato speciale, preceduta da Algeri, la pizza più costosa si trova a Vaduz, nel Liechtenstein, con 15,97 euro. Tra le più care, seguono capitali nordiche: in testa Reykjavik con 15,90 euro, ma non capisco perché si debba pretendere una Margherita in Islanda, invece di provare una specialità locale. Seguono Oslo, in Norvegia, con 15,68, e Helsinki, in Finlandia, con 13,90. Montecarlo arriva tra le più esose al sesto posto con 13,7 euro. Sorprende Atene, che giunge all’ottavo con 12,17.


Napoli sarà la capitale della pizza, ma è stata esclusa dall’indagine. Era la capitale del Regno delle due Sicilie, titolo ormai prescritto. Troviamo invece San Marino in 32esima posizione con 6,75 euro. La segue Varsavia con 6 euro, i polacchi fanno cifra tonda. A Kiev, al 36esimo posto, il conto arriva a 5,53. Non si sa se il controllo è avvenuto durante la guerra.


Nell’elenco non si trova Mosca, un’ennesima sanzione contro Putin. Durante i frenetici giorni del golpe contro Gorbaciov, gustai una Margherita nella prima pizzeria aperta nella capitale, obbligato dal ricatto della traduttrice, condivisa con un collega. Innanzi al locale trovammo una fila di almeno duecento clienti, ma la ragazza ci convinse a passare avanti, un privilegio perché avremmo pagato in dollari. Era un’inaccettabile variante americana, grondante formaggio sfuso e ketchup. Pizza Hut ci aveva battuti sul tempo. Io e il collega per tre pizze pagammo una cifra spropositata che non osammo mettere in nota spese.