la Repubblica, 22 febbraio 2023
Londra raziona frutta e verdura
Nei supermercati Asda, la terza catena del Regno Unito, ora ogni cliente può comprare solo tre pomodori, tre peperoni, tre cetrioli, tre cespi di insalata, tre broccoli, tre cavolfiori e tre lamponi. Nei supermercati Morrison, invece, da oggi ci sarà un limite di massimo due pomodori, due cetrioli, due peperoni e due cespi di insalata. Sempre che gli scaffali non siano già vuoti, come testimoniano numerose foto sui social scattate a Londra e altre città.
Già, perché diversi supermarket britannici hanno iniziato a razionare frutta e verdura per quella che gli esperti chiamano “la tempesta perfetta”. Le catene di distribuzione qui hanno fatto flop a causa soprattutto «dei cattivi raccolti in Spagna e Nord Africa, dove la recente ondata di freddo ha provocato grossi disagi», spiega al Telegraph Tim O’Malley di Nationwide Produce, importante azienda della distribuzione alimentare nel Regno Unito.
Ma non è l’unica ragione. Per esempio c’è l’alta inflazione scatenata dalla guerra in Ucraina, che in Gran Bretagna è ancora poco sotto il 9% mentre quella degli alimenti è al 13,3%. Inoltre, i supermercati proprio in questo periodo si riforniscono da Paesi come Marocco e Spagna, mentre la produzione locale oltremanica di frutta e verdura inizia in genere in marzo o aprile. Secondo Andrew Opie di British Retail Consortium, «i disagi continueranno per settimane». Non solo. Ci sono gli alti costi energetici – che hanno limitato l’uso di serre – e dei fertilizzanti, sempre a causa della guerra. Ciò ha anche un altro risvolto: visti i prezzi al rialzo dei produttori spagnoli, alcuni distributori inglesi preferiscono non comprare nulla a differenza dei colleghi europei, poiché il business non sarebbe sostenibile. Come spiega O’Malley, oltremanica «il costo di una cassetta di pomodori è balzato da 8 a 14 sterline. E una di peperoni da 9 a 22», ossia circa 25 euro.
Ovviamente, c’è chi dà la colpaalla Brexit, soprattutto online. Sinora gli esperti del settore non hanno evidenziato un legame diretto, puntando il dito perlopiù contro “Madre Natura”. Ma un impatto c’è, vedi i costi supplementari e i ritardi delle consegne provocati dall’uscita dal mercato unico europeo e dai controlli alle frontiere. Del resto, gli scaffali vuoti sono scene estremamente rare in Ue. Come ricorda Bloomberg, il settore agroalimentare in Gran Bretagna è severamente fiaccato dai posti di lavoro vacanti che non si riescono ad occupare dopo la Brexit e l’uscita dalla libera circolazione Ue, tanto che l’economia britannica ha bisogno di circa 1,2 milioni di introvabili lavoratori.
Inoltre, il Regno Unito post addio al mercato unico europeo ha intensificato l’import di frutta e verdura da Paesi come il Marocco, per circa il 40% dal 2021 al 2022: l’arrivo di zucchine dal Paese nordafricano è aumentato dell’822%, quello delle fragole del 459%. In totale, circa il 20-25% di frutta e verdura importata dall’estero nel Regno Unito oggi arriva dal Marocco. Appena però Rabat ha avuto problemi, Londra, già fiaccata dalla crisi delle uova a causa di una grave epidemia di influenza aviaria, ne ha subito sofferto le conseguenze.