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 2023  febbraio 22 Mercoledì calendario

Intervista a Luce Caponegro, già Selen. Dice che non farebbe più la pornostar

«N on parleremo solo del passato, me lo promette? Perché io sono Selen ma sono anche Luce». E da 24 anni, quando ha lasciato il porno dov’è stata una regina accanto a Moana Pozzi, Selen non c’è più. Premi e film li tiene nel suo garage. Luce è una donna complessa che ha intrecciato gli opposti, la carnalità e la ricerca spirituale. Due mondi che hanno in comune l’energia. «A 15 anni ero una seguace di Sai Baba, il guru indiano, nessuno sapeva chi fosse».
Partiamo dal suo vero cognome. Lei all’anagrafe è Luce Caponegro, ed è un po’ sconveniente chiamarsi così nell’era del politically correct.
«Il mio cognome non mi piace. Poi ci ho fatto pace. Ma avrei voluto chiamarmi Luce d’Amore. Così si chiamava un amico pittore di mio padre. Quando mi sono riconciliata con papà (vengo da un contesto borghese e i miei erano molto ostili sulla mia scelta dell’hard), mi diede un quadro che il suo amico pittore aveva regalato a me da bambina. Era il ritratto di Artemide, la dea della luna crescente. Mi somigliava. Guardavo quel dipinto e mi dicevo, come vorrei essere lei. Selene in greco è la personificazione della luna piena; rappresenta la parte più oscura che dovevo cercare dentro di me. Io sono Luce e luna. Penso che bisogna perdersi per ritrovarsi, quando accetti di poterti perdere è lì che ti ritrovi. Quando scelsi Selen come nome d’arte non sapevo di Artemide. Mi sono detta, lo vedi che il destino esiste?».
In quale fase è della sua vita?
«Sono in una fase di equilibrio. Dopo quindici anni di castità, in cui ho fatto unicamente la mamma di mio figlio Gabriele che considero il dono più grande ricevuto nella vita, mi sento libera di tornare a fare l’amore, anche se può non nascere dal sentimento ma da un’intesa di simpatia e di intelletto. C’era una componente di esibizionismo nel fare sesso davanti a una cinepresa? Sì, certo, ma ho vissuto di estremi. In realtà sono timida, da quando ho smesso mi concedo pochissimo, non è facile venire a letto con me, ho uomini che mi hanno corteggiata per anni. Ma sono orgogliosa di quello che mi ha detto di recente una donna, e cioè che emano sensualità anche se porto un maglione a collo alto. Quando mi sono riallineata con me stessa, ho deciso che dovevo entrare in una nuova fase della mia vita».
Dunque?
«Mi stanno arrivando tante proposte. Tornerò a lavorare nello spettacolo, penso a un programma di estetica e benessere dove mi piacerebbe diventare una moderna Rosanna Lambertucci; penso a un talk in cui faccio delle interviste a tavola, si potrebbe intitolare A cena con Luce; penso anche a un programma di eros e cucina. Poi ho due desideri».
Quali?
«Mi piacerebbe che il cinema mi chiamasse per una parte non sexy, non mi sentirei più a mio agio. E vorrei partecipare a Ballando con le stelle. Ci sono percorsi, nella vita di una persona, obbligatori e necessari. Io mi sono sempre sentita una esploratrice della vita, una ricercatrice, e la mia prima ricerca è stata nei confronti della sessualità».
Cosa cercava dietro il piacere fisico?
«Volevo sentirmi più libera attraverso il sesso ma avevo anche una profonda curiosità del potere dell’erotismo; volevo superare i miei limiti. Come dice Oscar Wilde, per superare una tentazione bisogna abbandonarsi. Sto scrivendo per Cairo editore la mia autobiografia, sono a due terzi, mancano i capitoli che la gente si aspetta, quelli sull’hard, li voglio scrivere però ho delle reticenze nel mettermi a nudo, faccio fatica, avevo chiuso con quel mondo, devo ripensare cose a cui non vorrei più pensare».
Che madre è?
«Molto presente. Gabriele non è geloso di me, anche perché sa di essere il numero uno, anzi mi spinge a fidanzarmi. Ha saputo del mio passato dagli amichetti delle elementari. Tornato a casa mi chiese, mamma, hai mai commesso errori? Gli ho risposto che fumavo e mi ha guardato con un po’ di delusione per la bugia. C’era rimasto male ma poi mi disse, bambino com’era, che da giovani si commettono degli errori, aggiunse che mi voleva bene come sono e ci abbracciammo forte».
Perché ha smesso con l’hard?
«Perché era cambiato il mio modo di vivere la sessualità, mi era diventato impossibile fare sesso con uno sconosciuto, dovevo rispettare me stessa come donna. Se avessi continuato sarebbe stata solo una gratificazione economica e una scelta auto referenziale. Mi sono resa conto che stava diventando una gabbia che non mi rappresentava più. Sarei diventata la macchietta di me stessa. Dovevo andare oltre. Tutto il mondo dell’hard, produttori, registi, agenti, hanno cercato di trattenermi. Era scappata la gallina dalle uova d’oro. Così hanno assemblato i miei venti film, ne hanno fatto un collage in modo tale che sembra ne abbia girati molti ma molti di più. Quando ho smesso, nel 1999, fu una scelta scomoda, mi sono rimessa in gioco non sapendo se avrei trovato un altro lavoro».
Come fu accolta nel mondo dello spettacolo?
«C’è voluto coraggio perché ero circondata dai pregiudizi. Era come il peccato originale. Si sentivano tutti autorizzati a provarci. Sembrava un pedaggio obbligato. Per anni ho pensato che fosse una pratica rivolta a me, poi è scoppiato lo scandalo Weinstein e il Me Too ha scoperchiato il vaso di Pandora. Quando dieci anni fa (dopo tanti corsi e formazioni) ho aperto il mio centro estetico, alcune donne dicevano, chissà cosa succederà lì dentro. È anche lo scotto della provincia. Ma con tante altre donne ho creato una sorellanza, mi chiamano dottoressa, dopo essermi presa cura degli uomini ho riversato le mie energie sulle donne. Concepisco il lavoro come una missione. Per riuscire ho dovuto sgobbare dieci volte più delle altre donne».
La scelta della pornografia è una macchia indelebile anche per quanto riguarda l’amore vero, i sentimenti?
«Ti lascia un segno come lo può lasciare la velina di Striscia la notizia che quando lascia quel programma verrà sempre chiamata l’ex velina. E così di me dicono l’ex pornostar. Ma io negli ultimi 24 anni ho fatto tante altre cose a teatro e in tv. Tanti uomini in cui credevo mi hanno truffata, ho avuto uomini sbagliati, la mia risposta è che l’universo non mi vuole fidanzata o sposata. Mi vedo come una sacerdotessa che deve dispensare benefici e far star bene gli altri».
L’attrice Euridice Axen porta a teatro uno spettacolo su Moana Pozzi di Ruggero Cappuccio.
«Moana era la mia rivale. Euridice sostiene che la vera donna oggetto è la casalinga? Non sono d’accordo, la casalinga può essere stanca, esausta... Le donne oggetto sono quelle col velo in Iran e quelle che non possono studiare in Afghanistan».
I suoi primi passi?
«Appena maggiorenne ho lasciato tutto ciò che avevo, compresi i vestiti. Ho viaggiato, India, Pakistan. Autostop e sacchi a pelo. Ho cominciato a lavorare giovanissima nel mondo dello spettacolo. Tutto è cominciato in un lido di Ravenna, la mia città. In una spiaggia naturista un talent scout mi propose di fare un servizio per Playboy. Mi sono vista bellissima quando non pensavo di esserlo».
Rocco Siffredi non è il suo migliore amico: dice che lei gli ha chiesto di fare l’amore in tre, insieme col suo ex marito, che ha rinnegato il porno sputando sul piatto in cui ha mangiato, che però continua a farsi chiamare Selen…
«La storia dell’amore a tre l’ha inventata per screditarmi. Io mi faccio chiamare come mi piace, sono Luce e sono Selen, che è il mio nome più noto, non tutti mi conoscono col nome di battesimo. Siccome parliamo di spettacolo e di comunicazione, per essere più incisiva devo raggiungere il numero più ampio di persone. Luce e Selen, lo ripeto, sono la stessa persona».
Rocco ama le donne?
«Non le ama e non le odia: le utilizza. Con lui ho fatto il mio secondo film. La sera prima di girare, dato che eravamo giovani e con gli ormoni a mille, abbiamo fatto l’amore. Non è andata bene, lui dopo aveva delle scene e non voleva stancarsi. La sera a cena, davanti alla troupe ho detto, speriamo che domani andrai meglio. In quel film ero una ricca signora che andava a cavallo, lui era il mio maggiordomo. Gli chiedevo di preparare il bagno al rientro della mia cavalcata, Rocco prese il frustino con cui doveva accarezzarmi e mi diede una frustata così forte che dovettero fermare la scena. Quell’episodio mi traumatizzò. Non ho più voluto lavorare con lui».
Il porno è alimentato da tante ragazze dell’Est Europa.
«Mentre io ho fatto una scelta non dettata dagli aspetti economici, loro erano trattate male, venivano da povertà e miseria, arrivavano come se fossero su tanti furgoni, sul set io avevo l’adrenalina a mille e loro invece prima di fare sesso avevano un atteggiamento menefreghista, masticavano il chewing-gum, si ritoccavano il rossetto, si limavano le unghie. C’era chi con quei soldi si pagava l’università. Ma era come se il loro corpo fosse scollegato dalla mente».
Cos’è la trasgressione oggi per lei?
«È andare al ristorante e ordinare tutto quello che mi piace e non fa niente se mi fa male, oppure ricavarmi del tempo per me stessa».
Luce, se potesse tornare indietro...
«Non lo rifarei, che non è rinnegare ma una raggiunta consapevolezza di poter arrivare a quella stessa libertà in modo più leggero, ma sempre nella sfera sessuale. Avrei fatto calendari, cose così, come fanno qualsiasi show girl o influencer».