Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  febbraio 22 Mercoledì calendario

Littizzetto accusata di copiare le battute

Ci risiamo: Luciana Littizzetto di nuovo nel mirino per aver snocciolato battute e argomenti molto simili ad altri già in rete. Domenica scorsa, seduta come sempre di fianco a Fabio Fazio durante Che tempo che fa su Raitre, ha deriso l’eleganza di Re Carlo, poi l’immancabile Berlusconi e il «Mattarella chi?» di Rosa Chemical per poi concentrarsi sul caro affitti a Milano. Era il piatto forte dell’intervento, il presunto contenuto inedito, il tema di attualità che ogni vero comico ha quasi il dovere di presentare per legittimare il proprio ruolo sociale e politicamente corretto. Bene brava bis: gli affitti e complessivamente i costi immobiliari a Milano sono improponibili e trasformano la metropoli in un luogo praticamente inaccessibile a chiunque arrivi da fuori e voglia studiare o lavorare a Milano. Peccato che i contenuti e persino le battute di questa parte del monologo siano subito suonate familiari a chi segue il format Case da incubo che Noemi Mariani, in arte MangiaPregaSbatty, presenta da un bel po’ sui propri canali social. «In pratica – ha detto lei a Fanpage.it – ha rifatto Case da incubo». E poi si è sfogata: «Finalmente il tema che porto avanti arriva in televisione, sulla Rai. E ti senti proprio come uno squalo piccolo divorato dagli squali grossi. Già avevano preso la mia stessa idea, ma ora anche le battute...». Sempre secondo Noemi Mariani, che su Instagram ha oltre 36mila follower ma è molto presente anche su TikTok, gli autori di Che tempo che fa non l’hanno mai contattata, «ma so che hanno contattato Un terrone a Milano, una pagina Instagram che sta facendo una serie di video su persone che vivono in case improbabili a Milano. Gli avevano chiesto anche dei video. Poi però non ne hanno più fatto niente. Certo, lui ha 180.000 follower e la spunta blu. Io sono più piccola ma non è che possono rubarmi i contenuti» (per chi non capisse questo dettaglio decisivo, la «spunta blu» è uno status symbol da vip sui social – ndr). Fin dai tempi di Totò, Peppino e la... malafemmina (1956) il caro prezzi è un must per chi voglia raccontare la vita a Milano e incontestabilmente in questi ultimi mesi tanti media hanno dedicato servizi su giornali, tv e web ai costi insopportabili che residenti, lavoratori e studenti sono condannati a sopportare nella Milano del sindaco Sala. Non c’è quindi l’esclusività dell’argomento. Ma c’è comunque la doverosa e decisiva formalità di citare le fonti. Per dirla tutta, è anche vero che le fonti si citano sempre meno, una moda che lo stesso web ha aiutato a propagare. Ma se la tv saccheggia i contenuti di una «creator» dei social, come minimo dovrebbe citare, anche di sfuggita, chi ha dato l’ispirazione. È una forma di correttezza che per esempio in passato Luciana Littizzetto (o i suoi autori) non ha rispettato. Dimostrando non solo poco rispetto per il «saccheggiato» di turno. Ma anche per i telespettatori che, detto per inciso, pagano il canone e garantiscono un goloso stipendio.